Capitan America, gli anni ’60. Parte I
Il ritorno dell’eroe

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Riparte in grande stile la serie di articoli cronologici che il nostro Marco “Baltorr” Corbetta aveva iniziato a dedicare a uno dei suoi superoeroi preferiti, Capitan America! Dopo gli esordi negli anni ’40 e le interpretazioni degli anni ’50, Marco si occuperà – in vari articoli che pubblicheremo ogni 15 giorni circa – dei mitici anni ’60. Buona lettura!

Nel 1961 Martin Goodman, all’epoca direttore della Atlas Comics (la casa editrice che in precedenza aveva avuto il nome di Timely e che sarebbe di lì a poco divenuta la Marvel), apprese che il fumetto della Justice League of America, una squadra formata dai più potenti eroi della “concorrente” DC National Comics, stava avendo un grande successo.
Goodman diede allora al suo redattore Stan Lee il compito di creare un nuovo gruppo di supereroi: e così nacquero, alla fine del 1961, i Fantastici Quattro.
Al fantastico quartetto si aggiunsero presto altri personaggi che entrarono a far parte di un unico mondo condiviso, molto simile al nostro. L’Universo Marvel iniziò così a prendere forma e la casa editrice assunse immediatamente un ruolo di spicco nella storia del fumetto statunitense.
A distanza di un paio di anni, nel settembre del 1963, la Marvel fece esordire due nuovi gruppi di supereroi, entrambi frutto delle fatiche di Stan Lee ai testi e di Jack Kirby ai disegni: gli X-Men e i Vendicatori. Se i primi erano personaggi completamente nuovi, i secondi erano formati – come la Justice League – da tutti gli eroi Marvel apparsi fino ad allora, ad eccezione dell’Uomo Ragno: Thor, Iron Man, Hulk, Ant-Man e Wasp divennero così “Gli eroi più potenti della Terra”, uniti contro una minaccia comune rappresentata, nel numero d’esordio, da Loki (fratellastro del Dio del Tuono).
Ma Steve Rogers/Capitan America, l’uomo che successivamente diventerà il leader (nonché coscienza critica e modello di riferimento) dei Vendicatori, non faceva ancora parte della squadra… anche perché, da quasi un decennio, di lui si erano perse le tracce (cfr. l’articolo dedicato alle pubblicazioni del Capitan America degli anni ’50).
Per assistere alla prima apparizione di Cap nell’Universo Marvel i lettori dovettero attendere il novembre del 1963, quando la Sentinella della Libertà comparve sul n. 114 della collana Strange Tales, in una storia con protagonista la Torcia Umana dei Fantastici Quattro. Quel Capitano, però (descritto come il leggendario eroe della Seconda Guerra Mondiale tornato dopo un periodo di presunto ritiro) si rivelò essere un impostore – il criminale chiamato Acrobata – e in una didascalia al termine della storia la redazione svelò che quell’avventura era stato un esperimento per testare il gradimento dei lettori nei confronti del personaggio, in vista di un suo eventuale ritorno.

Le reazioni devono essere state senz’altro positive, perché nel marzo del 1964, sulla copertina di un albo dei Vendicatori (Avengers n. 4), Jack Kirby – a distanza di poco più di vent’anni da che aveva contribuito a crearlo insieme a Joe Simon – ebbe nuovamente l’occasione di ritrarre Capitan America, questa volta alla guida dei Vendicatori, a fianco della scritta “Capitan America vive ancora!” All’interno, con una brillante soluzione narrativa (soprattutto considerando i tempi), Lee e Kirby misero così in scena l’epocale ritorno di Steve Rogers, l’originale Capitan America!

Questa la storia…

Terminata la sua precedente battaglia con i Vendicatori (Avengers n. 3), Namor, il Sub-Mariner, era fuggito in mare ed aveva proseguito la sua “missione”: ritrovare i perduti abitanti di Atlantide, il suo popolo scomparso. Giunto nel Mare del Nord, si era imbattuto in una tribù di Inuit che adorava un uomo congelato in un blocco di ghiaccio, credendolo un totem. Ancora adirato con l’umanità, Namor si era avvicinato agli Inuit, facendoli fuggire e gettando il blocco di ghiaccio in acqua. A quel punto il blocco si era allontanato ed aveva iniziato lentamente a scongelarsi per effetto delle correnti calde.
Casualmente, i Vendicatori vennero a trovarsi nella stessa zona con il loro sottomarino. Individuata una figura umana nell’acqua, la trassero a bordo. Nell’esaminare quello che credevano essere un cadavere, i Vendicatori si accorsero che indossava un costume come quello di Capitan America.

Costui, all’improvviso, si risvegliò e, in preda al panico e alla confusione, attaccò i suoi salvatori convinto di essere circondato da nemici, prima di rendersi conto di trovarsi a bordo di un sottomarino e alla presenza di persone che non volevano fargli del male. Allora venne chiesto a quell’uomo misterioso chi fosse, ma quando egli affermò di essere Capitan America, i Vendicatori si dimostrarono alquanto scettici. Tuttavia, dopo aver fornito loro una breve dimostrazione delle sue abilità, si resero conto di essere di fronte proprio all’eroe della Seconda Guerra Mondiale scomparso da tempo, sopravvissuto grazie al siero del super-soldato che aveva impedito la cristallizzazione dei suoi fluidi organici.
Capitan America raccontò quali fossero i suoi ultimi ricordi: a bordo di una motocicletta – con il suo compagno Bucky – stava inseguendo un aereo sperimentale nemico, nel tentativo di bloccarlo. A loro insaputa, l’aereo era stato sabotato dall’agente nazista Barone Zemo. Bucky era riuscito a salire a bordo mentre Capitan America aveva perso la presa ed era caduto dal veivolo. L’ultima cosa che ricordava era l’aereo che esplodeva con Bucky a bordo, mentre lui precipitava nelle acque ghiacciate al largo di Terranova.
Ora, grazie all’inconsapevole intervento di Namor e all’aiuto dei Vendicatori, la Leggenda Vivente della seconda Guerra Mondiale era tornata!

A questo punto, mi sembra giusto sottolineare che la reintroduzione di Capitan America nell’Universo Marvel da parte di Lee e Kirby occupa solo le prime sei pagine di questo fumetto, incluso il suo ricordo dell’ultima avventura con Bucky. Al giorno d’oggi, probabilmente, per presentare la scoperta o la rinascita dell’eroe verrebbe usato un arco narrativo “evento” di almeno sei numeri (magari con un numero “alpha” come prologo e un albo “omega” come epilogo)!!!
Dopodiché… si entra subito nel vivo dell’avventura: per motivi che non starò a dire, i Vendicatori “scompaiono” e Cap deve ritrovarli, mentre nel contempo cerca di ambientarsi in questo nuovo mondo in cui si è ritrovato.
La cosa sorprendente è notare come, nel contesto sia della sua scoperta che della storia che prosegue negli ultimi due terzi del fumetto, Lee e Kirby svolgano un ottimo lavoro nel presentare Capitan America ai lettori della metà degli anni ‘60, stabilendo anche il suo nuovo status quo: non più l’eroe patriottico semplicistico degli anni ‘40 o il distruttore comunista degli anni ’50 (in seguito rielaborato per essere un uomo completamente diverso, come abbiamo raccontato nel nostro terzo articolo dedicato al personaggio).
Ora i due autori ce lo presentano come un uomo:
1) “fuori dal suo tempo”, che cerca di adattarsi a questo strano, nuovo mondo;
2) che prova dolore e senso di colpa per la perdita del suo compagno di battaglia Bucky;
3) che incarna la figura del perfetto combattente;
4) che esemplifica le cosiddette virtù morali in questa nostra “era moderna”.

Vale la pena analizzare questi aspetti.
Il nome del suo giovane compagno è la prima parola che esce dalla bocca di Cap quando riprende i sensi, infuriato, prima di cadere in ginocchio al ricordo di quanto successo. La morte di Bucky e i due decenni trascorsi in animazione sospesa hanno insieme prodotto un uomo incerto su chi egli sia o quali siano il suo scopo e il suo ruolo nel mondo.

Entrambi questi eventi conferiscono spessore e profondità a un personaggio che, un tempo, era tutto d’un pezzo e, di conseguenza, lo caricano di un “problema” psicologico simile ai nuovi eroi Marvel come l’Uomo Ragno, Iron Man e Hulk, secondo il noto assioma: supereroi con superproblemi.
Il suo dilemma esistenziale di essere un uomo fuori dal tempo – e di non conoscere il suo ruolo o di sentirsi intrappolato in uno che gli è stato imposto – continuerà a essere un aspetto centrale del personaggio di Capitan America per i decenni a venire (anche se il senso di colpa per Bucky si stempererà un poco per volta).
Dopo i suoi fardelli psicologici, l’aspetto di Capitan America più enfatizzato in Avengers n. 4 sono le sue incredibili capacità e abilità fisiche: le usa per la prima volta per dimostrare agli Avengers che è davvero la Sentinella della Libertà della Seconda Guerra Mondiale…

Infine, Capitan America è ampiamente noto per le sue virtù morali. Lee e Kirby non le enfatizzano più di tanto, poiché insistono sul suo nuovo status quo emotivo e la sua abilità di combattimento, ma ne vediamo rapidi sprazzi: innanzitutto, la sua onestà, mentre stringe un patto con l’alieno responsabile della trasformazione dei Vendicatori in statue.

Il coraggio è un’altra delle virtù chiave di Cap, ma in questo numero vediamo che è lui stesso a riconoscerlo invece nei Vendicatori. Infine, quando i Vendicatori invitano formalmente Capitan America a unirsi a loro, Cap sottolinea ancora il loro coraggio e Thor riconosce il suo onore e la sua dignità.

Fu così che Steve Rogers si unì ai ranghi dei Vendicatori – come prima recluta dalla loro formazione – e gli fu conferito lo status retroattivo di “membro fondatore” al posto di Hulk, che a causa della sua natura irascibile ed incontrollabile aveva abbandonato il gruppo già nel n. 2 della collana.
Con le sue abilità sovrumane, il suo eccellente addestramento, l’esperienza nel combattimento combinati con il suo fisico perfetto, la sua sicurezza e la sua forza di volontà, Capitan America si rivelò un’eccellente aggiunta alla squadra. Grazie alla sua innata qualità di leader, col tempo Steve Rogers giungerà ad essere visto come il cuore e l’anima dei Vendicatori e, durante le varie missioni, i suoi comandi verranno spesso seguiti indipendentemente da chi fosse il caposquadra in quel momento. Cap, inoltre, avrebbe insegnato il lavoro di squadra, le tattiche e il combattimento corpo a corpo a molte nuove reclute dei Vendicatori negli anni a venire.
Innumerevoli furono le avventure vissute da Capitan America a fianco dei Vendicatori – nel corso delle quali salvò la Terra e l’Universo svariate volte – e sarebbe impossibile enumerarle tutte. Ecco perché, negli articoli successivi, ci concentreremo soprattutto sulle storie narrate nelle collane a lui esclusivamente dedicate. Infatti, oltre ad apparire nella serie degli Avengers, le storie in solitaria del personaggio verranno pubblicate nella collana Tales of Suspense (condivise insieme a quelle di Iron Man) a partire dal n. 59; con il n. 100 il personaggio diverrà titolare esclusivo della serie, che per l’occasione cambierà il titolo della testata in Captain America

CAPITAN AMERICA ANNI ’40
CAPITAN AMERICA ANNI ’50
CAPITAN AMERICA ANNI ’60

Marco Corbetta

Fotoreporter zagoriano

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