Capitan America, gli anni ’60. Parte III
1967/1968

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Nel precedente articolo abbiamo analizzato gli esordi di Capitan America nelle sue avventure personali apparse in Tales of Suspense (la testata antologica della Marvel che per alcuni anni presentò, in due storie di dieci pagine ciascuna per numero, le avventure del Capitano e quelle di Iron Man) dal n. 59 del novembre 1964 al n. 84 del dicembre 1966.

Proseguiamo ora la nostra disamina con i numeri 85 e 86 che aprono l’annata 1967 e vedono lo scudiero a stelle e strisce collaborare nuovamente in due missioni con Nick Fury e il suo S.H.I.E.L.D. (l’agenzia di controspionaggio dell’Universo Marvel), con apparizioni di Batroc il Saltatore, dell’Hydra, di un’agente infiltrato in un paese asiatico comunista e della bella Agente 13, che inizia ad occupare un posto speciale nel cuore di Steve Rogers.

Stan Lee e Jack Kirby si prendono una pausa nel numero 87, lasciando lo spazio a Roy Thomas alla sceneggiatura e a Jack Sparling ai disegni, per un one-shot che vede il Capitano affrontare un volgare criminale che lo impersona per attirarlo in trappola e rubargli lo scudo.

Stan Lee riprende ad occuparsi di Steve Rogers nel numero successivo, ove inizia una nuova saga che si dipana per quattro albi e che vede Gil Kane (uno dei maestri del fumetto U.S.A.) alle matite, da solo e in coppia con l’inchiostratore Joe Sinnott. Steve Rogers risponde speranzoso a una richiesta d’aiuto di Bucky Barnes, l’indimenticato compagno d’armi morto durante la seconda guerra mondiale: la speranza che egli sia vivo gli fa abbassare la guardia e cade in una trappola. Infatti, ad aspettarlo in Nuova Scozia Cap trova lo Spadaccino, Power Man e… il Teschio Rosso! L’avventura non lascia un attimo di respiro a Cap, fra tradimenti e minacce letali.

Tales of Suspense 92 segna il ritorno di Kirby alle matite. Steve Rogers torna a New York ancora più oppresso dalla delusione derivatagli dalla scoperta che il Bucky Barnes che credeva vivo era in realtà un robot creato dal Teschio Rosso. Riflettendo sulla sua condizione di uomo senza una vera vita privata, decide di tornare dai suoi amici Vendicatori, in quanto la sua esistenza sembra essere giustificata soltanto dalla sua identità di supereroe. Ma il caso spinge Cap ad intervenire per impedire l’assassinio di Nick Fury, rimettendolo così in contatto con lo S.H.I.E.L.D. e, di conseguenza, con la misteriosa Agente 13, che sembra ormai rappresentare per lui l’unica speranza di felicità.

Di conseguenza, nei numeri 93 e 94 ritroviamo Cap di nuovo in missione per Fury contro i terroristi dell’A.I.M. (Avanzate Idee Meccaniche) fianco a fianco con l’Agente 13: appare qui per la prima volta M.O.D.O.K. (Mental Organism Designed Only for Killing, ovvero Organismo mentale progettato solo per uccidere), destinato a diventare uno dei supercattivi più singolari della Marvel. La coraggiosa Agente 13 si rivela una compagna più che degna per Cap durante l’azione, ma tra i due sembra ci sia qualcosa di più.

La loro relazione sboccia finalmente nel corso della trama di Tales of Suspense 95 ma, in perfetto stile Marvel, le cose non filano lisce come vorrebbe Cap: nel corso di un loro appuntamento, Steve avanza alla ragazza una proposta di matrimonio ma lei dichiara di non essere ancora pronta, ritenendosi vincolata al giuramento fatto allo S.H.I.E.L.D. Rogers, allora, riflette di avere sempre sacrificato tutto in nome del dovere e decide di proclamare al mondo e alla stampa che si ritirerà a vita privata, rivela pubblicamente la sua identità segreta e consegna lo scudo allo S.H.I.E.L.D.!

Questo risvolto clamoroso trova il suo compimento nel numero successivo: dopo il ritiro di Capitan America, molte persone di New York si vestono come lui cercando di prendere il suo posto e scoprendo che non è una cosa così facile… Ma la cosa più grave è che Steve Rogers diventa il bersaglio di ogni criminale ora che la sua identità segreta è diventata di dominio pubblico. Lo S.H.I.E.L.D., allora, mette in atto un piano intricato non solo per convincere Steve a ritornare ad essere Capitan America, ma anche per impedire a un cecchino di ucciderlo. Al termine dell’episodio, Rogers accetta di riprendere la sua identità di Capitan America.

Sul n. 97 inizia un nuovo arco narrativo che durerà quattro albi – con al timone sempre Lee e Kirby – e che porta il Capitano a interagire per la prima volta con Pantera Nera, l’eroe di colore che aveva debuttato su Fantastic Four 52 (del luglio 1966), qui alla sua prima apparizione in un’avventura senza il quartetto. In questo numero i due eroi si parlano soltanto, a un continente di distanza, ma il mese successivo, nel n. 98, Capitan America atterra nel regno del Wakanda per portare aiuto a re T’Challa (l’alter ego della Pantera) contro un gruppo di invasori che stanno usando un potentissimo raggio solare come arma. Tra Cap e Pantera Nera, dopo una inevitabile scaramuccia iniziale – tipica di tutti i fumetti in cui compaiono due eroi contemporaneamente – si creano subito sentimenti di rispetto e fiducia reciproci, dando così inizio ad un rapporto che durerà anni. Entrambi vengono catturati dal capo degli invasori, il redivivo Zemo (che però era deceduto su Avengers 15; infatti costui si rivelerà essere non il vero Barone, bensì Franz Gruber, pilota e braccio destro di Zemo). 

A complicare la situazione – e ad arricchire la trama – abbiamo anche la presenza dell’Agente 13, inviata sotto copertura dallo S.H.I.E.L.D. Nonostante le sue continue dimostrazioni di coraggio, autonomia e risolutezza, gli eroi maschi – in particolare Cap che ne è innamorato – continuano a trattarla come una “fanciulla da salvare”: una rappresentazione delle figure femminili, questa, abbastanza comune nei fumetti Marvel dell’epoca. Il n. 99, ricompreso in questo arco narrativo, è anche il primo incarico sul Capitan America della Silver Age per Syd Shores, che aveva già inchiostrato Kirby su Captain America Comics negli anni ‘40, serie per cui aveva in séguito realizzato anche le matite dopo il passaggio di Simon e Kirby alla DC Comics alla fine del 1941. Personalmente non ho mai gradito granché le sue chine, che ho sempre trovato un po’ troppo “sporche” sui disegni kirbyani…

Il mese successivo, a fianco del numero 100 non appaiono più il logo di Tales of Suspense e il nome di Iron Man, perché tocca al solo e unico Steve Rogers avere finalmente la sua serie personale con un aumento del numero di pagine a 20: Captain America (Vol. 1)!
Questo numero segna la conclusione della saga wakandiana con Pantera Nera e, per celebrare sia il centenario che l’inizio della nuova serie di Cap, all’interno dell’albo viene anche inserita una nuova narrazione dell’arrivo dell’eroe nel mondo moderno ripresa da Avengers 4.
Al questo punto della storia editoriale della Sentinella della Libertà ha inizio l’ultimo “lungo” (ancora quattro albi) arco narrativo disegnato da Jack Kirby per il personaggio.

Su Captain America 101 ritorna il Teschio Rosso, che rispolvera dal suo passato di gerarca nazista il quarto Dormiente (i primi tre li avevamo visti su Tales of Suspsense 72/74), un mostro apparentemente inarrestabile che rappresenta il culmine dell’estetica di Kirby (a posteriori, a me ha sempre ricordato vagamente il personaggio di Darkseid della DC Comics). Cap e l’Agente 13 lo affrontano nel n. 102, in cui debuttano gli Esiliati, un gruppo di autocrati del passato (uno di loro, italiano, chiamato Angelo Baldini, ha una forte somiglianza con Benito Mussolini) radunati dal Teschio Rosso. Nei numeri 103 e 104, tra rapimenti, controlli mentali e L.M.D. (Life Model Decoy, androidi progettati dallo S.H.I.E.L.D.), si svolge lo scontro finale contro il Teschio e i suoi alleati.

Su Captain America 103 viene inoltre ufficialmente rivelato per la prima volta il nome dell’Agente 13, Sharon Carter, mentre il 104 (con Dan Adkins alle chine) vede la prima apparizione non accreditata del grande Jim Steranko (del quale parleremo più diffusamente nel prossimo articolo) sulla collana Captain America. All’autore viene chiesto di ridisegnare il volto di Nick Fury in alcune vignette, forse perché Kirby lo rappresentava ancora con la barba incolta, mentre sulla sua testata personale – illustrata, appunto, da Steranko – il colonnello appariva sbarbato da mesi, dopo Strange Tales 153 (febbraio 1967).

Stan Lee e Jack Kirby proseguono la loro collaborazione su Capitan America con una serie di one shot, con diversi inchiostratori che si alternano: Dan Adkins, Frank Giacoia e Syd Shores. In questo periodo le sottotrame delle avventure di Steve Rogers assumono un ruolo secondario e prevale l’elemento supereroico. Il 105 è un numero tutto azione, nel quale tuttavia Lee riesce anche a sottolineare i turbamenti di Cap che non riesce a dimenticare Bucky e che teme di mettere in pericolo Sharon Carter. Batroc il Saltatore chiama al suo fianco lo Spadaccino e il Laser Vivente, entrambi vecchi avversari dei Vendicatori, per aiutarlo a recuperare per conto di una potenza straniera una bomba sismica nascosta a New York: a Capitan America il compito di impedirlo.

Il n. 106 è un’altra storia a sé, straordinariamente ambientata a Hollywood, che vede il coinvolgimento di una superpotenza orientale e un produttore cinematografico, con un finale amaro e triste.

Cap, sempre più un uomo fuori dal suo tempo, affronta per la prima volta il dottor Faustus, che debutta su Captain America 107. Costui, con lo stratagemma di voler curare la psiche di Steve Rogers, lo porta sull’orlo della pazzia… o così almeno gli viene lasciato credere. È una storia veramente drammatica, cupa, inquietante e coinvolgente, grazie soprattutto ai disegni di Kirby e alle chine di Shores. 

Su Captain America 108, altra storia a sé stante senza particolari approfondimenti psiologici: Cap riesce a salvare l’Agente 13 catturata da Trapster, che aveva debuttato contro la Torcia Umana su Strange Tales 104 del gennaio 1963 con il ridicolo nom de plume di Pete l’Uomo Colla, per poi passare alla sua nuova identità su Fantastic Four 38 del maggio 1965. Il criminale vuole carpire all’Agente 13 informazioni relative ad un misterioso Progetto Fireball, ma non avrà molta fortuna.

Vale la pena chiudere questa disamina delle storia del Capitano degli anni 1967/1968 parlando anche del n. 109, datato gennaio 1969 ma pubblicato nell’ottobre dell’anno precedente, perché trattasi dell’ultimo albo della lunga e quasi esclusiva run di Jack Kirby sul personaggio (tornerà eccezionalmente con un one-shot qualche mese più tardi) prima di trasmigrare alla DC Comics e ritornare alla Marvel solo nel 1975.
Una delle costanti delle avventure del Vendicatore a stelle e strisce degli ultimi anni è stata la sua collaborazione con lo S.H.I.E.L.D. e il suo capo, il colonnello Fury, riappare su Captain America 109. La copertina è una delle più iconiche di Kirby: Cap si staglia sulla prima pagina del New York Times dell’8 dicembre 1941!
Kirby saluta il personaggio con un numero prettamente celebrativo nel quale Steve Rogers racconta a Fury le sue imprese passate e le sue origini, dopo le versioni viste su Captain America Comics 1 del  1941, Young Man 24 del 1953 e Tales of Suspense 63 del 1964.

(continua)

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Marco Corbetta

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