Abbiamo già accennato nell’articolo precedente alle caratteristiche che Stan Lee e Jack Kirby conferiscono al “rinato” Capitan America.
Si tratta di un uomo giunto da un’altra epoca e che per questo, soprattutto nelle prime storie “a solo” a lui dedicate, è tormentato da una seria crisi di identità. Steve Rogers era giovane nel 1940 all’epoca dei nazisti, di Hitler, di Roosevelt, dei pulp-magazines, dello swing, e lo è a metà anni ‘60, all’epoca di Johnson, del rock nascente, del cinema, della televisione, dello spazio. Non riesce a riconoscersi in questa nuova, frenetica America: ha nostalgia della musica della sua epoca, è schiacciato dal senso di colpa per la morte di Bucky e si confronta con gente che è invecchiata mentre lui no. Il super problema di Capitan America è psicologico e quindi, forse, più grave e opprimente delle complicazioni che angosciano gli altri eroi dell’Universo Marvel. Tutto questo dà luogo a un tormentato e continuo dialogo con se stesso. Inoltre, soprattutto nei primi episodi, l’alternanza tra le storie belliche e quelle moderne aggiunge disperazione ed enfasi al personaggio e, in un gioco narrativo senza eguali, Lee e Kirby riescono a far identificare i lettori con il personaggio.
Siamo nel 1964. Sono passati poco più di sei mesi dal sorprendente ritorno di Capitan America su Avengers 4 che la Sentinella della Libertà diventa protagonista di una propria serie sulle pagine di Tales of Suspense, la testata che da quel momento (n. 59) condividerà (sino al n. 99) insieme a un altro Vendicatore, Iron Man, con storie di sole 10 pagine ciascuna.
Le prime avventure sono all’insegna dell’azione pura, a partire dal n. 59 che mostra Capitan America risiedere nel quartier Generale dei Vendicatori, “accudito” del maggiordomo Edwin Jarvis (nella sua prima apparizione ufficiale): deve affrontare da solo una banda di criminali che penetra nell’edificio con l’intenzione di appropriarsi dei segreti del super-gruppo.
Dopo aver affrontato di nuovo Zemo – suo nemico dai tempi della guerra – sul n. 60, Capitan America viaggia fino al Vietnam (ai tempi devastato dalla guerra) per recuperare un prigioniero dei Vietcong nel n. 61 e si trova coinvolto in un tentativo di evasione da un carcere nel 62.
A partire da Tales of Suspense 63, del marzo 1965, si assiste a un cambiamento di rotta nella serie e alla fusione della Golden Age con la Marvel Age of Comics, grazie a un ciclo di avventure che attinge a piene mani dalla testata Capitan America Comics della Timely creata da Joe Simon e Jack Kirby negli anni ‘40. Lee e Kirby ri-narrano le origini di Capitan America e dell’Operazione Rinascita, la trasformazione di un gracile ma eroico ragazzino nella Sentinella della Libertà. Come in una sorta di viaggio a ritroso nel tempo fino al periodo della Seconda Guerra Mondiale, i lettori degli anni ’60 assistono alla nascita del rapporto con Bucky Barnes (n. 63) e alla riproposizione in chiave moderna di due storie contenute in Capitan America Comics 1 del marzo 1941 (numeri 64 e 65).
Il n. 66 presenta le origini – mai narrate prima – del Teschio Rosso, l’avversario peggiore di Capitan America e braccio armato del Führer, che darà ancora del filo da torcere al nostro eroe coi suoi piani per sconfiggere gli alleati e far trionfare il Terzo Reich nei numeri dal 67 al 68 (prime 3 pagine), nei quali l’azione si sposta in Europa, prima in Germania e poi in Inghilterra.
I numeri dal 68 (ultime 7 pagine) al 71 raccontano storie di guerra e di supereroi, con un terribile raggio disintegratore da distruggere e con un antico castello inglese che diventa la sede di un diabolico piano nazista per attaccare l’Inghilterra.
Nel n. 72 (datato dicembre 1965) si torna nel tempo presente, con l’apparizione fugace della nuova formazione dei Vendicatori (nata in Avengers 16 e che ricomprende Occhio di Falco, Quicksilver e Scarlet) e ha inizio una nuova saga che si dipana fino al n. 74. In questo caso Kirby sviluppa il solo layout, mentre i disegni sono affidati a George Tuska. La nuova minaccia, però, giunge sempre dal passato: dalla guerra finita vent’anni prima arrivano i giganteschi robot chiamati Dormienti, e Cap si ritrova da solo, in Germania, a sventare l’ultimo tentativo del Teschio Rosso (apparentemente defunto) di far rinascere il Terzo Reich.
I numeri 75 e 76 sono ambientati a New York e presentano un Cap angosciato, sempre più uomo fuori dal suo tempo, tormentato dal passato, in una storia di spionaggio che vede coinvolto lo S.H.I.E.L.D. (l’agenzia di controspionaggio della Marvel), il mercenario francese Batroc (qui al suo debutto) e una donna misteriosa che da questo momento giocherà un ruolo fondamentale nella vita di Steve Rogers: Sharon Carter, l’Agente 13.
Nel n. 77 abbiamo un nuovo salto nel passato, dove Capitan America rievoca il suo amore perduto della Seconda Guerra Mondiale (del quale neppure conosce il nome, ma la cui identità verrà svelata nel… 1973!), con sullo sfondo la liberazione di Parigi dai nazisti e alcune crude scene di guerra, a cui si contrappone la bellezza della donna amata da Cap, che gode dell’elegante John Romita ai disegni.
Nick Fury, che alcuni mesi prima era diventato capo dello S.H.I.E.L.D. (in Strange Tales 135 dell’agosto 1965) si unisce a Cap sul n. 78, nel primo incontro tra i due in era moderna per combattere contro un’organizzazione segreta chiamata “Loro”.
Come attratto dalla ricomparsa di Capitan America nel mondo moderno, su Tales of Suspense 79 emerge dalle nebbie del tempo anche il Teschio Rosso (sopravvissuto anch’egli grazie agli effetti di un gas sperimentale), per fornire finalmente all’eroe un degno avversario. Nello stesso numero appaiono per la prima volta il Cubo Cosmico (che in varie forme ritornerà a più riprese nel corso della storia della Marvel) e l’A.I.M. (Advanced Idea Mechanics), il gruppo tecnologico-terroristico caratterizzato da divise di colore giallo che nella forma ricordano quelle degli apicoltori (!).
Conclusa la saga del Teschio, sui numeri dall’82 all’84 (quest’ultimo datato dicembre 1966) arriva la minaccia del Super-Adattoide, un androide costruito dall’A.I.M. utilizzando molecole instabili e incorporandovi una parte del Cubo Cosmico, capace di adattare il proprio corpo a quello degli altri, assumendone l’aspetto e i poteri (in questo caso riesce ad adattarsi ai poteri di Capitan America, Golia, Occhio di Falco e Wasp). Cap non può sconfiggerlo da solo, ma costui – convinto di avere ucciso la Sentinella della Libertà – si allontana lasciando Capitan America a boccheggiare nell’acqua del porto di New York…
(continua)
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