Dopo l’abbandono di Jack Kirby, la ripartenza non fu facile.
La serie di Capitan America passò brevemente nelle mani di Roy Thomas, che ripartì da zero con le vicende del Vendicatore a stelle e strisce e narrò nuovamente le sue origini, aggiungendo però dei particolari su chi avesse indossato il costume dell’eroe mentre Steve Rogers era in animazione sospesa (ne abbiamo già parlato diffusamente qui). Informazioni che l’autore aveva da poco fornito nel quarto numero della collana What if…? ma che, data la natura “ipotetica” della serie, erano state da tutti prese col beneficio d’inventario.
Con Captain America 215, datato novembre 1977, Thomas le ribadisce e le conferma, supportato dal disegnatore ospite George Tuska, prima di chiudere con una domanda alla quale dovrà rispondere il suo successore – il poliedrico scrittore, regista e attore Donald F. Glut: chi è Steve Rogers?
In effetti, finora nessuno aveva mai raccontato cosa avesse fatto e dove fosse cresciuto il personaggio prima di accettare di sottoporsi all’esperimento che lo aveva reso un super-soldato, e in questo albo anche Cap stesso si rende conto di avere ricordi confusi della sua vita da ragazzo. Una faccenda sulla quale Glut comincerà ad indagare sul numero 217 del gennaio 1978, perché sul numero 216 venne presentata la ristampa di quella vecchia avventura della Torcia Umana nella quale compariva il criminale l’Acrobata che indossava i panni di Cap, di cui abbiamo già parlato in questo articolo.
In Captain America 217/221, Don Glut prosegue la trama “alla ricerca di Steve Rogers”, coadiuvato alle matite per il primo albo da John Buscema e poi da suo fratello Sal, che torna in pianta stabile sulla testata (anche per gioia e gaudio del sottoscritto).
Al quartier generale dello S.H.I.E.L.D. (quello, ormai famoso, nascosto dietro la facciata di un negozio di barbiere), Cap e Falcon incontrano Nick Fury che presenta loro quattro nuovi agenti dotati di superpoteri, reclutati per far fronte alla nuova minaccia della Corporazione (già vista in Captain America 213/214): Blue Streak, Vamp, Texas Twister e Marvel Boy (che presto diventerà Marvel Man e successivamente il più famoso Quasar).
Fury vorrebbe che fosse Capitan America a guidare questa nuova squadra, ma Cap declina l’offerta e promuove egli stesso Falcon a loro leader, partendo poi alla ricerca di informazioni sul suo passato prima del Progetto Rinascita (questa scelta narrativa, tra l’altro, fu l’inizio della graduale eliminazione di Falcon come co-protagonista della serie, portando anche alla cancellazione del suo nome dalla testata di copertina a partire dal n. 223).
Dell’ossessione di Steve Rogers per il suo passato decide di approfittarne il senatore Stivak detto “Kligger”, a capo della filiale della Costa Est della Corporazione, facendo in modo che Steve venga avvicinato da una sua agente di nome Veda che gli rivela (falsamente) di essere a conoscenza della sua identità segreta perché sua madre era l’Agente R, presente all’Operazione Rinascita, e glielo aveva svelato. Ora lei lo vuole aiutare a scoprire i segreti del suo passato.
Cap, pur fidandosi (forse un po’ troppo ingenuamente) di Veda, decide di partire da solo per Terranova, al largo delle cui coste era stato recuperato dai Vendicatori anni prima, sperando di scoprire qualcosa di più sul suo passato. Lì ha modo di scontrarsi con un anziano gerarca nazista, sua vecchia conoscenza, Lyle Dekker, che ha trasferito la sua personalità in un essere artificiale – alto tre metri e mezzo – identico a Capitan America e chiamato l’Ameridroide (lo vedremo ancora in futuro).
Tre fatti degni di nota emergono da queste storie: i lettori scoprono “ufficialmente” che la super-forza ottenuta da Capitan America grazie al siero di Viper nel numero 158 è ormai svanita; quando Cap scomparve in mare nel 1945 venne recuperato da Dekker e portato in Terranova, ma riuscì a sfuggire e rimase congelato nel ghiaccio, dimenticando questi particolari; Capitan America si era scontrato la prima volta con Dekker nel 1944, nel corso delle riprese di una serie televisiva dedicata proprio al Capitano: la cosa curiosa è che nel 1944 vi fu realmente una serie di film per la TV con protagonista la Sentinella della Libertà prodotta dalla Republic Pictures e lo sceneggiatore Don Glut acquistò nei primi anni ‘60 il costume originale di Capitan America di questa serie e lo usò per realizzare alcuni dei primissimi film fan fiction.
Nel corso di questa avventura, Steve Gerber (uno dei più prolifici scrittori della Marvel negli anni ‘70) chiese di diventare lo sceneggiatore della testata di Cap, e venne accontentato: subentrò così a Don Glut nella scrittura delle trame.
In Captain America 222/223 proseguono senza successo i tentativi della Corporazione di eliminare Capitan America, prima per mezzo di un’auto dotata di vita propria, poi di una statua di Lincoln che prende vita e, infine, di un essere gigantesco e orribile chiamato Animus (a causa di tutti questi tentativi falliti, Veda verrà poi uccisa dal suo capo Kligger).
In mezzo a tutto questo trambusto, Steve Rogers trova però anche il tempo di recarsi al Pentagono per indagare sulla sua identità.
Questa ricerca lo porta a Sayville, nel Maryland, dove, nella redazione del giornale locale, incontra il direttore che conosceva la famiglia Rogers e che gli riferisce che i suoi genitori sono morti in un incidente aereo nel 1955, suo fratello Mike è morto a Pearl Harbor e che del figlio minore Steve non si hanno notizie da anni.
Tutte cose che Cap non ricorda assolutamente…
Dopo un “racconto riempitivo” apparso sul numero 224, ad opera dello scrittore esordiente Peter Gillis con i disegni di Mike Zeck (che nei successivi anni ‘80 sarà un artista fondamentale per la Marvel, non solo su Cap), in Captain America 225 il nostro tormentato eroe decide di sottoporsi a una sonda mentale per sbloccare i suoi ricordi d’infanzia sotto la supervisione di Nick Fury.
Il processo si rivela un successo (e conferma quanto scoperto a Sayville) ma ha uno sfortunato effetto collaterale: riporta il corpo di Cap al suo stato precedente all’assunzione del siero del super-soldato!
Nei due numeri successivi (Captain America 226/227, ottobre e novembre 1978), Cap recupera la sua piena forma fisica e si trova ad affrontare l’ennesima minaccia del Teschio Rosso.
Il tutto in modo un po’ anomalo e affrettato, forse perché al timone della serie avviene l’ennesimo cambio della guardia: i continui ritardi di Steve Gerber nella sceneggiatura portano l’editor-in-chief Jim Shooter a sostituirlo, in pianta più o meno stabile, con Roger McKenzie (che riuscirà a scrivere una quindicina di albi, alternandosi ad altri autori).
Si chiude, quindi, definitivamente la storyline “alla ricerca di Steve Rogers”: sembrerebbe, quindi, che egli sia originario del Maryland, suo padre fosse un diplomatico di nome Walter, sua madre si chiamasse Elisabeth ed avesse un fratello maggiore, Mike, morto a Pearl Harbor il 7 dicembre 1941. Tuttavia… Tuttavia questa versione del passato di Cap scopriremo essere assolutamente fasulla perché… dovremo aspettare Captain America 247 del luglio 1980 e Captain America 255 del marzo 1981, albi nei quali verrà risolta definitivamente la questione, per scoprirlo!
Nei numeri 228/230, Roger McKenzie e Sal Buscema concludono la sottotrama che coinvolge la Corporazione.
In queste storie succede un po’ di tutto: Cap affronta il Costrittore (un super-criminale al soldo della Corporazione); la base dello S.H.I.E.L.D. di New York viene distrutta per motivi di sicurezza; ritornano sulla scena Falcon e la sua squadra di super-agenti (con Texas Twister che abbandona il campo e Blue Streak che si rivela essere un traditore); ricompare Karla Sofen (vista nel n. 192 al fianco del dottor Faustus) nei panni della nuova Pietra Lunare; la resa dei conti con la Corporazione avviene nella prigione di Alcatraz addirittura con l’intervento dell’Incredibile Hulk (in un crossover con i numeri 229/232 della sua serie) e con Vamp che si scopre essere anch’essa un agente del nemico e alter-ego di Animus.
Roger McKenzie chiude temporaneamente la sua gestione di Cap con un’ultima saga di sette numeri, veramente belli e drammatici, nei quali viene affrontata la tematica dei vari movimenti nazionalisti bianchi che guadagnavano il potere negli Stati Uniti in quel periodo (Captain America 231/237, da marzo a settembre 1979), albi sempre disegnati da Sal Buscema e sui quali vale la pena soffermarsi più nel dettaglio.
Dopo aver riassunto l’arco narrativo della sconfitta della Corporazione (la squadra dei super-agenti dello S.H.I.E.L.D., tra morti, tradimenti e abbandoni, si scioglie definitivamente; Falcon poco dopo entrerà a far parte dei Vendicatori; Marvel Man tornerà successivamente con il nuovo nome di Quasar), McKenzie riporta Capitan America a New York e lo fa incontrare con la sua vecchia amica e agente dello S.H.I.E.L.D. Peggy Carter, che gli racconta di come sua sorella Sharon (interesse amoroso di Cap), sia scomparsa nel corso di un’indagine che stava svolgendo nei confronti del Grande Direttore e della sua Forza Nazionale.
Infatti, da quando Cap ha lasciato la città, questo misterioso individuo mascherato ha iniziato un’attiva campagna di odio, razzismo e violenza, con la conseguenza che, durante un comizio della Forza Nazionale a Central Park, il Grande Direttore è riuscito – quasi ipnoticamente – a incitare la gente all’odio e alla rivolta, inclusa Sharon che era presente.
Al termine del colloquio tra Cap e Peggy, alcuni agenti della Forza Nazionale attentano alla vita di quest’ultima, ma Cap la soccorre e ferma gli aggressori.
Prima che li possa interrogare, questi attivano un dispositivo posto sulle loro cinture e si suicidano, incenerendosi letteralmente. Recatosi poi ad Harlem, Cap si ritrova nel mezzo di uno scontro tra gli uomini di Morgan (il boss della malavita del quartiere) e gli agenti della Forza Nazionale, tra i quali vi è anche Sharon Carter (evidentemente sotto controllo ipnotico).
L’intervento della Guardia Nazionale pone fine allo scontro, ma gli agenti della Forza Nazionale si immolano dandosi fuoco: tra di essi, anche l’amata Sharon! Cap, però, rifiuta di credere che lei sia davvero morta (in effetti non sarà così, ma Cap e noi lettori lo scopriremo solo nel n. 445 del novembre 1995!!!) e prosegue le sue indagini recandosi alla sede della Forza Nazionale.
Lì, investito da un gas allucinogeno, viene sconfitto dalle due persone che sono a capo dell’organizzazione: il Dottor Faustus e il Grande Direttore, il quale si toglie la maschera rivelando di essere il Capitan America degli anni ‘50!!! Faustus ha, infatti, liberato William Burnside (questo il vero nome del “falso” Steve Rogers) dall’animazione sospesa in cui era stato riposto dopo gli eventi di Captain America 153/156 e lo ha messo sotto il suo controllo mentale, facendogli guidare la Forza Nazionale.
Anche Cap viene, quindi, ipnotizzato e scatenato per le strade della città impugnando il suo scudo su cui è stata dipinta una svastica tra le fiamme (il simbolo della Forza Nazionale). Matt Murdock (l’alter ego del supereroe cieco Devil) decide di intervenire e, compreso che il Capitano ha subìto un lavaggio del cervello, con uno stratagemma riesce a riportarlo alla ragione.
Lo aiuta poi a salire a bordo del dirigibile con il quale il Dottor Faustus intende riversare su New York un gas sperimentale che porrà tutti gli abitanti della città sotto il suo controllo mentale. Quando Capitan America si ritrova a fronteggiare Faustus e il Grande Direttore, quest’ultimo – in uno sprazzo di lucidità – decide di non combattere l’uomo che ha sempre ammirato e si suicida, incenerendosi con il dispositivo posto sulla sua cintura. Cap ha quindi facilmente ragione di Faustus e, ancora una volta, salva la città.
Termina così una saga appassionante, che ha trattato temi “politici” importanti, ha visto il ritorno e la dipartita del Capitan America degli anni ’50 e, inoltre, la scomparsa di Sharon Carter… ma, si sa, nessuno rimane morto per sempre nell’Universo Marvel…
E arriviamo agli ultimi quattro albi di Capitan America datati 1979, abbastanza eterogenei in quanto a team creativi.
Nel numero 237, dopo aver terminato – nelle prime pagine – la saga iniziata nel numero 231, Roger McKenzie (per l’occasione coadiuvato dal grande sceneggiatore degli X-Men Chris Claremont) e Sal Buscema (che dopo questo albo lascia nuovamente la serie), raccontano di come Steve Rogers abbia a malincuore accettato la morte dell’amata Sharon Carter e decida finalmente di rifarsi una vita privata.
Avendo sempre amato disegnare ed avendo studiato per migliorare questa sua passione, intraprende l’attività di grafico pubblicitario e va ad abitare al n. 569 di Leaman Place, Brooklyn Heights, dove inizia a conoscere alcuni degli altri inquilini del caseggiato: il vigile del fuoco Mike Farrell, l’insegnante per ragazzi con problemi di apprendimento Josh Cooper e la loro padrona di casa Anna Kappelbaum, che era stata vittima dei campi di concentramento nazisti.
I numeri 238 e 239 vedono poi Capitan America impegnato in una missione per conto di Nick Fury, nel corso della quale si ritrova a fronteggiare la minaccia psichica di un autoproclamatosi Mind-Master e di una bambina con poteri telepatici che vivono in una imprecisata fortezza situata “in cima al mondo”. Questa storia dal sapore fantasy, peraltro tranquillamente dimenticabile, è scritta da Peter Gillis e disegnata da Fred Kida.
Captain America 240, del dicembre 1979, scritto e disegnato a quattro mani dai fratelli Paul e Alan Kupperberg, punta l’attenzione sul dramma degli anziani soli e abbandonati dalle istituzioni. Cap aiuta il vecchio Jacob Kirsch, ultimo inquilino rimasto ad occupare uno stabile che interessa alla mafia, sgominando due bande di malavitosi.
Insomma, una fine degli anni ’70 non esattamente brillante per la collana del Capitano, nonostante alcuni spunti interessanti dati dalle storie. Ma bisognerà attendere la metà del 1980 per vedere un nuovo team creativo che riuscirà a riportare la serie su livelli molto alti.
(continua)
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