Dopo le conseguenze dovute alle saghe del Segreto Impero e di Nomad, Steve Rogers è tornato a vestire i panni di Capitan America per affrontare la sua nemesi di sempre: il Teschio Rosso.
Questo è l’ultimo arco narrativo di Steve Englehart, dopo quasi tre anni di presenza ininterrotta sulla serie.
E non ci lascia senza un ultimo colpo di scena!
In Captain America 184 (aprile 1975), eccezionalmente disegnato da Herb Trimpe, l’eroe apprende che il Teschio Rosso, in occasione del trentesimo anniversario della morte di Adolf Hitler, minaccia di distruggere gli Stati Uniti. Il giorno dopo, a Washington, mentre Capitan America è attorniato da una folla festante per il suo ritorno, un senatore viene ucciso dal Teschio Rosso con una polvere che gli scarnifica la faccia. Il Teschio, dopo aver annunciato quale sarà la sua prossima vittima, riesce a fuggire. Il giorno seguente Cap e Falcon si recano al faro dove abita un ex ufficiale della marina in pensione, colui che il Teschio Rosso ha indicato di voler uccidere. A supporto ci sono anche gli agenti dello S.H.I.E.L.D. Peggy Carter e Gabe Jones (tra i due sembra stia nascendo del tenero…).
Per Capitan America e Peggy Carter è anche l’occasione per parlare privatamente: anche la donna è giunta alla conclusione che i tempi sono cambiati ed è ora che vada avanti con la sua vita. Improvvisamente, nel faro si spengono le luci e quando viene accesa una candela il vecchio ufficiale è inspiegabilmente morto, vittima della polvere del Teschio Rosso. Nel numero successivo, nuovamente disegnato da Frank Robbins (ad eccezione di una sequenza onirica iniziale di due pagine ad opera di Sal Buscema), Cap, Falcon, Peggy e Gabe si trovano nuovamente insieme nella casa della prossima vittima designata dal Teschio Rosso, l’economista Oscar Brenner.
Gli uomini del Teschio fanno irruzione e rapiscono Peggy e Gabe, ma lasciano stranamente illeso Brenner. Poco dopo, però, una nuvola di polvere rossa esce dalla sua pipa, uccidendolo come le vittime precedenti. Rintracciato finalmente il covo del Teschio Rosso, Capitan America e Falcon vi si precipitano, ma quando si trovano di fronte al criminale nazista intento a torturare Peggy e Gabe, Capitan America viene colpito alle spalle da Falcon!
Captain America 186 è l’ultimo albo scritto da Steve Englehart che, peraltro, sceneggia solo le pagine da 3 a 11 ricreando il passato di Falcon, mentre le restanti sono opera di John Warner (il creatore di Son of Satan). In casa Marvel aveva cominciato a diffondersi la voce che Jack Kirby sarebbe tornato all’ovile e proprio a lui sarebbe stata affidata la serie di Capitan America. In questo periodo di transizione, sino al gennaio 1976, si succederanno quindi ben quattro sceneggiatori diversi…
Come scrivevo all’inizio dell’articolo, Englehart ci lascia con un ultimo, sconcertante, colpo di scena: Capitan America (e con lui i lettori) scopre che Falcon, il suo compagno di tante avventure, si trova sotto il controllo mentale del Teschio Rosso fin dal primo giorno in cui i due si sono incontrati. Al tempo in cui possedeva il Cubo Cosmico (Captain America 115/119), il criminale nazista manipolò mentalmente Sam Wilson, che all’epoca era solo un giovane malavitoso di Los
Angeles noto col nomignolo di “Snap”: precipitato con il suo aereo sull’Isola degli Esiliati, gli alterò la personalità cancellandone i ricordi e gli fornì un nuovo passato proprio con lo scopo di farlo diventare il partner ideale di Capitan America per poi spingerlo al tradimento al momento opportuno. Sconvolto da queste rivelazioni, il Capitano è costretto a difendersi dagli attacchi dell’amico aizzatogli contro dal Teschio Rosso. Approfittando della battaglia, Peggy Carter e Gabe Jones riescono a liberarsi e a chiamare rinforzi. Il loro messaggio viene però intercettato e, invece degli agenti dello S.H.I.E.L.D., il covo del Teschio viene assaltato da un gruppo di uomini misteriosi. Intanto Cap, riuscito a stordire Falcon, insegue il Teschio Rosso che però (ancora una volta) riesce a fuggire. Con l’allontanamento del nazista, Falcon crolla a terra in stato comatoso.
Con gli sceneggiatori che si alterneranno alle redini della testata per i successivi sei numeri, la continuity delle storie si fa più confusa (sembra quasi che siano state scritte per riuscire ad arrivare al momento in cui Jack “The King” Kirby rientrerà in scena) ma, comunque, gli autori coinvolti riusciranno a portare a termine anche la storyline del “nuovo” Falcon.
I numeri 187 e 188, entrambi sceneggiati da Warner e disegnati il primo da Robbins e il secondo da Sal Buscema (quando l’episodio apparve sul n. 100 della testata dell’Editoriale Corno – da ragazzino ignaro dello sfasamento della numerazione italiana rispetto a quella americana – pensai che questo centenario lo avessero fatto disegnare per l’occasione proprio dal mio disegnatore preferito!), vedono Capitan America improvvisamente rapito da un misterioso oggetto volante e deposto in un gigantesco labirinto dove si ritrova ad affrontare creature artificiali, robot e il pericoloso Alchemoide. Il tutto è opera del criminale chiamato Druido (sue erano le truppe che avevano messo in fuga il Teschio Rosso), che vuole eliminarlo credendolo l’agente principale dello S.H.I.E.L.D. Alla fine Cap trionfa, il Druido fugge e lo S.H.I.E.L.D. recupera lo scudiero a stelle e strisce per portarlo nel luogo dove è stato nel frattempo ricoverato Falcon.
Su Captain America 189 e 190 subentra ai testi Tony Isabella, sempre con i disegni di Frank Robbins. Jeff Cochren, il co-direttore dello S.H.I.E.L.D., invita Cap a combattere Falcon sostenendo che quello sia l’unico modo per liberarlo dal controllo mentale del Teschio Rosso. Cap si rifiuta di affrontare l’amico che, ripresosi dal coma in cui era caduto, appare più simile a uno zombi che a un essere umano. All’improvviso, appaiono diversi vecchi nemici del Capitano che lo attaccano: ma quando lui si difende, è in realtà Falcon a venire realmente colpito! Infine, Falcon si riprende e ordina a Redwing di attaccare Cap; costui rifiuta di difendersi, costringendo così l’amico a richiamare il rapace.
Cap e Falcon si riconciliano, in tempo per affrontare Belladonna (già apparsa nel n. 164): è lei che ha posto sotto controllo ipnotico Cochren e altri agenti dello S.H.I.E.L.D., e ora ordina loro di attaccare i due eroi. Come conseguenza dello shock causato da una scarica elettrica nel corso della battaglia, Falcon si rende conto di avere in sé al contempo due personalità: il malavitoso “Snap” Wilson e l’assistente sociale Sam Wilson. Nel frattempo, l’Agente 14, Valentina de la Fontaine, provocando una luce intensa, fa riacquistare il libero arbitro agli agenti ipnotizzati. Belladonna viene arrestata e la storia termina con Falcon che, in un momento di riflessione, si rende conto che dovrà rispondere penalmente delle azioni commesse come “Snap”.
Captain America 191 conclude l’arco narrativo dedicato a Falcon e al suo passato da criminale. La sceneggiatura è a quattro mani, affidata a Tony Isabella e Bill Mantlo. Il co-direttore dello S.H.I.E.L.D., Jeff Cochren, vorrebbe mettere Falcon agli arresti ma, fortunatamente, interviene Nick Fury in persona a riprendere il controllo della situazione. Con le rassicurazioni di Cap e Fury, Falcon accetta di essere processato a Los Angeles, dove aveva operato come criminale. Quando la notizia si diffonde sui media, l’ex capo di “Snap” ordina la sua morte. Il supercriminale Stilt-Man (storico avversario di Devil) viene assoldato per svolgere questo compito. Mentre Falcon sta per testimoniare in tribunale contro i suoi ex soci, Stilt-Man attacca, ma Cap e Falcon lo sconfiggono.
Al termine del processo, il giudice riconosce colpevole Falcon di tutte le accuse, ma sospende l’esecuzione della condanna a condizione che l’eroe faccia rapporto una volta al mese al responsabile della sua libertà vigilata: Nick Fury. Insomma, tutto è bene ciò che finisce bene!
Finalmente, nell’albo originale americano viene ufficialmente annunciato che la serie verrà scritta, a partire dal n. 193, dal co-creatore di Capitan America, Jack Kirby.
Il 1975 si chiude con Captain America 192, sceneggiato da Marv Wolfman e disegnato da Frank Robbins (qui alla sua ultima fatica con il personaggio): è una storia di transizione, semplicemente finalizzata a riportare Capitan America a New York.
Ancora confuso per le ultime vicende che hanno coinvolto Falcon, Steve Rogers si reca all’aeroporto di Los Angeles e, grazie al lasciapassare dello S.H.I.E.L.D., riesce a salire su un jet privato in partenza per la Grande Mela. Una volta a bordo, tuttavia, scopre che l’intera cabina è piena di gangster e criminali. L’uomo che ha organizzato quel particolare volo è un vecchio nemico di Cap, il Dottor Faustus (apparso in precedenza su Captain America n. 162 del giugno 1973), qui coadiuvato dalla dott.ssa Karla Sofen (che in avventure successive prenderà il ruolo e i poteri di Pietra Lunare/Moonstone), che illustra ai suoi ospiti i dettagli di un piano finalizzato a prendere illegalmente il controllo finanziario di tutta Manhattan.
Dopo aver udito abbastanza, Steve si reca in bagno dove indossa il suo costume da Capitan America e ne esce affrontando i numerosi avversari.
Dopo essere stato temporaneamente messo fuori gioco dal colpo di un “depressore sonico” (qualunque cosa sia…), quando l’aereo giunge a New York Cap si riprende e attacca Faustus. Uno degli altri criminali estrae una pistola dalla sua bombetta e cerca di sparare a Cap, ma il proiettile colpisce un finestrino e l’aereo inizia a decomprimersi. Il Dottor Faustus viene risucchiato all’esterno, apparentemente verso la morte. Cap prende i comandi dell’aereo e lo fa atterrare al
J.F.K. dove gli uomini di Faustus vengono arrestati.
L’albo si chiude con l’eroe che cammina per le strade di New York, riflettendo su quale sarà il suo futuro…
(continua)
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