Non sono molti i disegnatori in grado di realizzare storie umoristiche e contemporaneamente lavorare con uno stile realistico: il valdostano Mattia Surroz rientra sicuramente tra questi. Dopo aver illustrato varie storie con i personaggi Disney dal 2015 in avanti, nel 2021 debutta in Bonelli con la miniserie da libreria in quattro episodi 10 ottobre, dove il suo tratto assume caratteristiche maggiormente realistiche per illustrare gli scenari distopici della storia scritta da Paola Barbato. Nel 2023 appare finalmente, sempre per Bonelli, Riflesso perfetto, graphic novel cui ha lavorato a lungo e in cui debutta come autore completo, in un volume definito dalla stessa casa editrice come uno dei più coraggiosi che ha pubblicato. Una storia che si discosta decisamente dalla tradizione narrativa bonelliana, dato che la vicenda è imperniata non sull’avventura ma sulla semplicità dell’esistenza umana, nel suo arco passeggero, con tutti i suoi rimpianti, le fatiche e il dolore che comporta.
L’inizio è quasi sconcertante per un lettore bonelliano: ci troviamo in una casa di riposo dove è ospitato Enea, il protagonista, che ripensa con rimpianto alla sua giovinezza, per le scelte che non è mai riuscito a fare e che hanno condizionato tutta la sua esistenza: accettare la propria omosessualità. Il destino però gli ha riservato una sorpresa: l’arrivo – nella struttura che lo ospita – di Giacomo, proprio la persona cui non era riuscito a dichiararsi in gioventù, durante una vacanza in montagna. A quel punto, tra il ritmo sonnacchioso della casa di riposo, tra gli sguardi assenti dei loro vicini, Enea e Giacomo avranno la possibilità di recuperare il tempo perduto, trascorrendo insieme gli anni che gli restano.
Tutta la storia è giocata tra il presente vissuto nella casa di riposo, tra i sorrisi e la complicità di chi sta intorno a Enea e un ormai silenzioso Giacomo, e i ricordi in flashback di Enea – che non riesce a non ripensare alle occasioni perse in gioventù – e i rimpianti della vecchiaia, fino ad una possibile rivincita finale contro la vita quando conosce Adele (la figlia di Giacomo) che, con poche semplici parole, gli consente di riscattare tanti anni di attesa.
Un’opera che ci parla di amore e di debolezza, di solitudine e del coraggio di accettare sé stessi, in grado di tratteggiare la parabola umana del protagonista, contrassegnata dallo scorrere del tempo, come lo è per tutti noi.
Surroz rappresenta l’anzianità dei personaggi con ironia e delicatezza ma senza sconti, rappresentandola in tutte le sue difficoltà, aspetti di cui i protagonisti hanno consapevolezza. Riesce a soffermarsi sulla recitazione dei vari personaggi, rappresentati a tutto tondo, non come macchiette, come il trio di vecchiette che quasi fa da controcanto alla narrazione principale.
Dal punto di vista grafico sono decisamente d’effetto gli splendidi scenari montuosi, immaginiamo ispirati dalla Valle d’Aosta, da cui l’autore proviene, che contraddistinguono la tormentata giovinezza di Enea.
Un esordio da autore completo per Mattia Surroz particolarmente riuscito, in cui riesce ad affrontare con leggerezza temi profondi e basilari nell’esistenza di ognuno di noi. Un’opera importante, che ha ricevuto una menzione speciale per il premio Romics 2024, dove l’autore sarà protagonista anche di una masterclass.