Con questo dodicesimo capitolo si chiude il terzo ciclo – intitolato Complotti – di Murena, serie storica che narra (da una prospettiva inedita, cioè quella di un amico di scorribande giovanili, Murena appunto) l’ascesa e la caduta di Nerone e si annuncia il quarto, ugualmente composto da quattro tomi, che chiuderà la serie.
Arrivati a questo punto, l’intrigo (Murena rientra nelle grazie dell’imperatore, Murena ne esce, cosa ne sarà di lui?) importa – relativamente – poco, sia perché il cosa, la morte di Nerone, già si sa, mentre è il come che conta, sia perché il piacere della lettura risiede altrove.
Risiede nell’immersione sensoriale (non solo visiva ma quasi tattile, tangibile) nella Roma imperiale, grazie ai dialoghi di Jean Dufaux, carichi di un pathos distaccato che è già “romanità” (quella di Muzio Scevola e Furio Camillo come veniva insegnata a scuola decenni fa, non certo quella becera dei neofascisti ignari di tutto e della Storia), pathos qui riassunto nella morte del cospiratore Plautius Lateranus.
Risiede nell’andirivieni tra realtà e finzione che si può gustare nelle note alla fine di ogni volume, mai pesanti, sempre avvincenti.
E risiede nei disegni dell’italiano Theo Caneschi, che se non raggiunge le vette di plastica morbidezza di Philippe Delaby (creatore grafico della serie, prematuramente scomparso dopo il nono volume, il cui nome appare sempre in copertina – e non solo), ne tocca altre grazie alla ricchezza dei dettagli – sempre giusti, mai eccessivi – e alla scansione ritmica delle tavole, come nell’imboscata al servo di Seneca o durante la ricerca dei congiurati. Un incantesimo.