Dylan Dog n.440 “E poi non rimase nessuno”

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Prosegue il percorso di questo Dylan Dog classico, iniziato con il n.438 “La città senza nome”: un Dylan Dog delle origini, seppur aggiornato al tempo corrente, che racconta il classico orrore di scuola sclaviana rinunciando agli stilemi postmoderni del ciclo recchioniano. È il turno di Luca Vanzella, che fa il suo esordio sulla serie regolare dell’Indagatore dell’Incubo dopo il breve racconto “Il mondo negli occhi” apparso sul quindicesimo Dylan Dog Color Fest. 

Questo ritorno allo spirito originale del personaggio, come ovvio, passa anche dalla riscoperta dei classici del genere e dalla loro rielaborazione in chiave dylaniata. In questo albo, il riferimento da cui prendere spunto è il lavoro immortale di Agatha Christie esplicitato sin dal titolo della storia.
Per quanto il binomio Agatha Christie / Horror possa sembrare tutt’altro che immediato, gli adattamenti realizzati in tal senso su Dylan Dog sono tutto fuorché rari: Sclavi aveva già più volte citato, rielaborato e sfruttato gli stilemi della regina del crimine, a cominciare dal n.2 “Jack Lo Squartatore”, continuando con la storia doppia dei n.16 “Il castello della paura” e il n.17 “La dama in nero” e arrivando al più palese “Sette anime dannate” sullo Speciale n.6. Questi per citarne solo alcuni.

Ed ecco quindi che Vanzella si cimenta nella sua personale rielaborazione del topos della camera chiusa imbastendo una storia che potremmo dividere in tre parti: nella prima vi è la costruzione del giallo classico, con le sue location e la presentazione dei personaggi, nella seconda la mise en place del delitto e nell’ultima lo svelamento con tanto di viraggio sull’horror alla poltergeist.

Lo sceneggiatore, già autore dell’ottimo Un anno senza te (Bao Publishing, 2017), ci aveva abituato ad un buon ritmo narrativo con la sua scrittura rapida e ben strutturata, sopratutto sulla serie bonelliana Ringo… Eppure, stavolta, per tutta la prima parte del racconto la sceneggiatura risulta alquanto lenta e didascalica: complici gli ovvi manierismi di genere e l’impossibilità di sorprendere il lettore, visti gli arcinoti spunti di partenza (nonché il proliferarsi, negli ultimi anni, di Blockbuster più o meno riusciti che ne hanno riproposto le tematiche). La storia fila via lenta e prevedibile, l’effetto déjà vu è costante per tutto il dipanarsi della vicenda e solo nella parte finale (quando, come anticipato, l’autore si sposta sul genere horror) la storia prende finalmente un po’ di ritmo e forza. Invero Vanzella ce la mette tutta per rielaborare il plot con una sceneggiatura attenta e intelligente: eppure, come detto, non riesce a consegnare nulla di nuovo né al genere né a Dylan – se non nel malinconico ed amaro finale, questo sì, degno di nota.

Troppo poco e troppo tardi, però, per strappare una piena sufficienza nonostante Giorgio Pontrelli disegni uno dei Dylan Dog più eleganti e carismatici degli ultimi anni.

Sinossi

La scomparsa della miliardaria Maribel porta tutta la sua famiglia a riunirsi nella fatiscente ed isolata Sorrow Manor per dividersi l’eredità. A fare gli onori di casa troviamo Dylan Dog, incaricato post mortem dalla defunta di far luce sul suo omicidio: infatti, la non molto affabile Maribel non è  morta di morte naturale, ma è stata uccisa. Ha così inizio un giallo dal sapore classico che Dylan Dog dovrà risolvere quale novello Hercule Poirot.

Dylan Dog n.440 “E poi non rimase nessuno”
di Luca Vanzella e Giorgio Pontrelli
16x21cm, 96 pagine, b/n, 4,90€
Sergio Bonelli editore, aprile 2023

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