Dylan Dog Color Fest n.52 “Non vale se non hai paura”

La recensione del Dylan Dog di De Feo & Lauria

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6.5/10

Giovanni De Feo torna sulla collana Dylan Dog Color Fest dopo il buon DDCF n.32 Mister Punch e lo fa, nuovamente, con una storia completa. Questa volta ai disegni è il turno di Arturo Lauria che, dopo il DDCF n.37 Quell’inutile complicazione (scritto da Diego Cajelli) si trova nuovamente ad illustrare un’avventura di Dylan Dog a tema bullismo.

Perché in effetti, nonostante la vicenda di questo Color Fest ruoti attorno alla figura di Jack il Saltatore (Spring-Heeled Jack), figura leggendaria dell’epoca vittoriana, il cuore del racconto è tutto incentrato sulle relazioni adolescenziali di un gruppo di ragazzi frequentanti la rinomata “Westwood Academy”, in un racconto che parte da Donna Tartt e Bret Easton Ellis e prova a rielaborare in maniera intelligente e non stereotipata le tematiche del bullismo.

Vi è infatti, nell’opera, un’attenta lettura delle dinamiche relazionali dei ragazzi e delle sfumature più psicologiche, familiari e sociali, sapientemente ingarbugliate e messe in scena con l’intenzione di non rappresentare in maniera triviale l’argomento. Una scrittura furba che, volutamente, si contorce per tenere viva l’attenzione del lettore giocando più di atmosfere che di concretezza. 

Discorso diverso per il lavoro di Arturo Lauria “Dr. Brain”, che affascina e disturba con il suo tratto complesso e carico. Un tratto, il suo, sicuramente valorizzato dalle tinte acide e quasi psichedeliche della colorazione, che propongono una resa decisamente più caratterizzante della sua prima prova dylaniata in bianco e nero (DD n.416 Il detenuto).

Un lavoro divisivo, quello dell’artista, che si discosta molto dai canoni del personaggio e offre un prodotto talvolta ostico e complesso da fruire. Eppure il suo disegno riesce a porsi comunque al servizio della sceneggiatura, non risultando avulso dalla narrazione. Non vi è quindi, nel suo giocare con gli spazi e i corpi, un mero esercizio di stile, bensì una ricerca espressiva volta a dare forza alle atmosfere messe in piedi da De Feo.

Il risultato finale è un lavoro di squadra che si rafforza reciprocamente e che propone una sperimentazione interessante perfettamente in linea con le finalità della collana, nonostante una sceneggiatura non brillante di De Feo. 

VOTO
0

Pasquale Laricchia

Cominciai a correre. Finché i muscoli non mi bruciarono e le vene non pomparono acido da batteria. Poi continuai a correre.

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