C’era una volta Dime Press

La storia del primo house organ non ufficiale Bonelli

//
13 mins read

Prima dell’avvento del web, le fanzine sono state per anni uno strumento indispensabile per avere uno sguardo critico sul mondo del fumetto. Approfondimenti, monografie, recensioni, interviste, storie inedite: insomma c’era un po’ di tutto!

Spesso di difficile reperibilità e dalla breve vita, erano confezionate con i formati più disparati, passando dal semi-professionale a quelle artigianali realizzate con forbici e colla. Il denominatore comune era la passione di chi le scriveva, desideroso di condividere il proprio amore verso la nona arte.
Riviste fatte da appassionati per un pubblico di appassionati.

Tra le varie fanzine che popolavano le tante fiere a tema comics sparse per l’Italia, si faceva notare la toscana Collezionare, per i suoi ottimi contenuti, la cura dell’aspetto grafico e la presenza nelle sue pagine di firme importanti del settore. Alla guida quattro giovani amici: Moreno Burattini, Saverio Ceri, Francesco Manetti e Alessandro Monti.
Dopo oltre 6 anni di vita e più di 30 pubblicazioni (speciali e supplementi compresi), nel novembre 1991 uscì l’ultimo numero – doppio: conteneva il fondamentale Tex Index 1-100 scritto da Gianluigi Angeletti, un riassunto dettagliato delle avventure contenute nei primi cento albi del leggendario Ranger.

Ma come si usa dire, si chiude una porta e si apre un portone.

La comune passione per i fumetti bonelliani e i buoni uffici con Sergio Bonelli stesso  – Burattini era già presente nella squadra degli sceneggiatori della casa editrice milanese – diedero la spinta ai quattro amici per imbarcarsi in una nuova avventura.

Datato maggio 1992, esce il primo numero di Dime Press, un periodico dedicato interamente ai fumetti targati Bonelli, come lo stesso azzeccato sottotitolo Magazzino Bonelliano indica efficacemente. Il nome da una parte ricorda i periodici popolari americani “dime” (dieci cent) e dall’altra rimanda alla Daim Press, ovvero uno dei marchi utilizzati in passato dall’odierna Sergio Bonelli Editore. La pubblicazione viene garantita dalla Glamour International Production dell’editore Antonio Vianovi – che ricoprirà la carica di Direttore Artistico – mentre al timone – come Direttore Responsabile – c’è la prestigiosa firma di Gianni Brunoro, uno dei punti di riferimento della critica fumettistica nostrana.

La redazione è ovviamente composta dai quattro amici, anche se già dal n. 2 sparirà dai crediti il nome di Burattini, così come farà successivamente anche quello di Monti che “resisterà” fino al n. 12. Entrambi però, in forme diverse, continueranno a contribuire attivamente alla realizzazione del periodico.

Senza timore di esagerare, la rivista si palesò subito come il desiderio inconfessato di ogni bonelliano che si rispetti, della serie “quello che abbiamo sempre sognato ma non avevamo mai osato chiedere!
Già a partire dal primo numero si nota la cura professionale nella composizione delle rubriche e degli articoli, oltre alla presenza di autori e disegnatori bonelliani di punta. Ad esempio, la prima copertina è un disegno di Giancarlo Alessandrini creato appositamente per l’occasione, con Martin Mystère che idealmente festeggia i primi 10 anni di vita in edicola e, contemporaneamente, il varo del nuovo progetto dei quattro ragazzi toscani.

La collaborazione con la casa editrice di Via Buonarroti è preziosissima e permette, oltre all’accesso a novità e progetti in cantiere, di pubblicare materiale ancora inedito particolarmente goloso per gli appassionati: un esempio su tutti, l’anteprima di alcune tavole del tanto atteso “Texone” di Magnus! Il vistoso logo in copertina – opera di Saverio Ceri – richiama quello di Dylan Dog (verrà sostituito da uno più personale ma di minor impatto visivo a partire dal n. 15) mentre il prezzo viene fissato in 3000 delle vecchie lire per una foliazione iniziale di 66 pagine, che in seguito diventeranno 82 per arrivare alle definitive 98 del classico albo Bonelli in edicola (ad esclusione dei n. 21 e 22 che aumenteranno le pagine fino a 130). La periodicità è quadrimestrale – quindi con tre uscite annue – e, nonostante le insistenti richieste dei lettori di accorciare i tempi di uscita, resterà tale fino all’ultimo numero della prima gestione, ovvero fino al n. 22. 

La tiratura media dichiarata è di 10.000 copie, distribuite nelle fumetterie e nelle maggiori fiere a carattere comics. Strada facendo si paventa la possibilità di uscire anche in edicola, ma l’ipotesi abortirà per via dello sforzo organizzativo ritenuto troppo elevato. Questo determinerà la tangibile difficoltà nella reperibilità dei vari numeri, vero e proprio tallone d’Achille di Dime Press; spesso, poi, la lentezza della distribuzione renderà disponibili le uscite con notevole ritardo rispetto alla data di uscita impressa nell’albo.

Nelle copertine troveranno spazio alcuni inediti degli artisti di casa Bonelli, con ritratti sempre ben riusciti degli eroi che popolano le edicole nostrane. Doveroso citare quello con una coppia d’eccezione, Dylan Dog e Zagor, ad opera di un ispiratissimo Gallieno Ferri, con i due eroi impegnati a difendersi da un’orda di zombi. La più famosa è senz’altro quella firmata a quattro mani da Mike Mignola e Nicola Mari con raffigurato Nathan Never che affronta Hellboy! Essendo la prima apparizione assoluta del semi-demone creato dal fumettista statunitense (tra l’altro dall’improbabile colore grigio), la cover diventerà ricercatissima negli USA con cifre da capogiro.

Il primo numero darà un’impronta precisa dell’impostazione di Dime Press, con rubriche che per lo più si ripeteranno anche nelle successive uscite, senza che questo pregiudichi negli anni l’aggiunta di nuove sezioni e il miglioramento di altre.

Si parte da I buoni propositi, in cui un autore / disegnatore racconta il suo “prossimamente” (lo inaugurerà proprio Sergio Bonelli), le Anteprime con succose anticipazioni del mondo bonelliano e la sezione News, con notizie di vario genere su tutto ciò che riguarda la casa editrice.

Terzo grado contiene interviste agli autori, Once upon a time è la rubrica vintage curata dal compianto Luciano Tamagnini, mentre Database illustra la cronologia delle opere dell’artista bonelliano di turno.

Non manca la sezione che recensisce le storie pubblicate nel quadrimestre, Il giorno del giudizio, in cui la redazione e i collaboratori danno la propria opinione critica sulle uscite bonelliane. Inizialmente sono presenti solo giudizi a cui nel tempo verrà aggiunta anche una valutazione con differenti simbologie.

Da sinistra a destra: Alessandro Monti, Saverio Ceri, Moreno Burattini e Francesco Manetti (fonte DimeWeb)

Nonostante la stretta collaborazione con l’editore, non mancano voti negativi e opinioni apertamente critiche. Ad esempio, alcuni Dylan Dog subiscono stroncature lapidarie (una per tutte il discusso Doktor Terror), diversi Martin Mystère orfani della firma di Alfredo Castelli vengono giudicati non all’altezza di quelli sceneggiati dal creatore del personaggio, così come lascia insoddisfatti la direzione che alcune serie prendono nel tempo, come Legs Weaver, Agenzia Alfa e Zona X.
Non viene risparmiato dalle critiche nemmeno il Burattini sceneggiatore con il suo Cico Conquistador che, a differenza del titolo dell’albo, non conquista il recensore di turno.

Diamo i numeri è la rubrica curata da Saverio Ceri che riporta, per l’annata appena trascorsa, il totale delle tavole inedite pubblicate, la classifica per pagine sceneggiate / disegnate dagli autori bonelliani, le copertine realizzate e il totale di tavole per personaggio. Uno sforzo imponente, specchio fedele della mole sempre più elevata di pubblicazioni sfornate dalla casa editrice.

Nell’immagine a fianco l’albo d’oro degli anni presi in esame dal magazine.

La parte del leone è rappresentata senz’altro dai corposi e approfonditi Dossier che vengono offerti in ogni numero. Si tratta di lunghi articoli che, letteralmente, vivisezionano un personaggio bonelliano in ogni suo aspetto, dalla sua genesi allo sviluppo negli anni fino all’attualità più vicina. 

Per ognuno viene raccolta una miniera di informazioni, spesso con le parole del creatore e di chi ne ha curato la vita editoriale, oltre che un elenco ragionato delle storie che vengono ritenute più significative. Tantissime curiosità e diversi aspetti inediti che rendono questi dossier la vera ciliegina sulla torta del magazine.

Oltre a tutti gli eroi bonelliani del presente e del passato, sarà trattata anche l’opera di alcuni autori – Alfredo Castelli e Tiziano Sclavi – oltre che pubblicazioni o eventi particolari (ad esempio il Dylan Dog Horror Fest e le uscite Bonelli all’estero).

Un apporto fondamentale al successo del magazine è dato dalla nutrita schiera di collaboratori che cureranno con indubbia bravura articoli e rubriche. Alcuni sono nomi già di rilievo nella critica fumettistica del tempo, come ad esempio quelli di Alberto Becattini, Luca Boschi, Franco Fossati, Leonardo Gori, Luigi Marcianò, Franco Spiritelli, il già citato Luciano Tamagnini e gli stessi Brunoro e Vianovi; firme importanti che prestano con entusiasmo e riconosciuto mestiere il proprio contributo mentre altri, anche grazie all’esperienza Dime Press, lo diventeranno in futuro.

Uno di quelli che si rivelerà un altro dei punti di forza di Dime Press è la rubrica della posta curata da Francesco Manetti. Oltre a rispondere alle tante lettere che arrivano in redazione, viene data la possibilità di colloquiare personalmente con il curatore grazie alla disponibilità di un numero telefonico dedicato: un modo coraggioso e intelligente di stendere un filo diretto con i lettori, in modo da farli sentire partecipi di quel mondo bonelliano che, fino ad allora, non si era mai percepito così vicino.

Manetti, grazie anche al riscontro diretto degli autori, soddisfa le tantissime curiosità degli appassionati che chiedono davvero di tutto. Risposte sempre dirette, senza tanti fronzoli, magari anche scomode ma che hanno l’indubbio pregio della sincerità. Anche quando sollecitato da domande capziose o apertamente polemiche, il curatore sa mostrare una dialettica vigorosa venata di ironia, senza tirarsi indietro di fronte al confronto, anche quello più acceso.

La partecipazione dei lettori viene resa ancora più efficace grazie ai referendum indetti dalla redazione per votare miglior sceneggiatore, disegnatore, copertinista, serie e storia dell’anno appena trascorso.

Vale senz’altro la pena ricordare i risultati raccolti, illustrati nell’immagine a fianco.

Tantissimi gli articoli pubblicati nel corso degli anni, tutti – chi più chi meno – meritori di considerazione. Quello che segue è un elenco di quelli ritenuti particolarmente significativi della qualità presente nelle pagine del magazine, una vera e propria “sporca dozzina” di Dime Press.

Jerry l’africano di Francesco Manetti (n. 1)

Riuscitissimo reportage sulla trasferta africana di Mister No, parentesi che ha partorito alcune tra le storie più amate dai lettori. Oltre alla cronologia completa delle avventure che la compongono (undici in tutto), è presente un’analisi attenta e puntuale su quanto l’editore ha voluto riversare nel suo personaggio rispetto alle sue esperienze di viaggio nel continente nero.

Il Tex di Nolitta di Angelo Palumbo (n. 2)

Fondamentale saggio sull’opera di Guido Nolitta per il ranger bonelliano, citato di recente nel nostro Tex firmato Nolitta. Palumbo, che si rivelerà in séguito uno zagoriano di ferro oltre che autore di altre apprezzatissime pubblicazioni, stende un ritratto equilibrato ed obiettivo dell’interpretazione che Nolitta / Bonelli ha voluto darne, evidenziandone i punti di forza e quelli più deboli, senza scadere mai nel banale o nell’ovvio. Un’analisi perfetta che si pone come riferimento per uno dei temi più divisivi tra i texiani di lungo corso.

Dagli all’untore di Moreno Burattini (n. 7)

Pare incredibile ma, tra il 1994 e il 1995, si tenne un processo contro dieci autori e disegnatori di fumetti, rei di “turbamento del comune senso della morale e dell’ordine famigliare“. Il presunto reato (!?) sarebbe quello di aver pubblicato sulle pagine dell’Intrepido del 1992 alcune tavole che avevano sollevato l’indignazione – con relativa denuncia – di un solerte padre di famiglia preoccupato per il futuro dei giovani. Burattini, in questo articolo, si scaglia con veemenza e sdegno di fronte a questo assurdo atto censorio, usando parole forti e risolute che rappresentano perfettamente il pensiero di tutti gli amanti dei comics e, aggiungerei, di tutte le persone con un po’ di buon senso. Per la cronaca, manco a dirlo, il caso si chiuse con una sentenza di assoluzione perchè “il fatto non sussiste”. L’amarezza è che si sia dovuto stabilire questa banalità in un tribunale, anziché essere un fatto dato per scontato.

Psicopatologia del fumettista di Michele Medda (n. 10)

Si sa che tra sceneggiatori e disegnatori non è sempre tutto rose e fiori. Michele Medda, uno degli autori bonelliani di punta, si diverte nel mettere alla berlina i pensieri – ovviamente scherzosi (o no?) – meno nobili degli uni verso gli altri, oltre ad enunciare alcuni aforismi che sembrano tante piccole leggi di Murphy. Un articolo irresistibile nonostante la brevità, che ci dona una visuale ironica e spassosa della vita di redazione.

Mister No: l’eroe è stanco di Giuseppe Pollicelli (n. 12)

La bellezza di questo articolo non è solo nei suoi contenuti ma anche nella lungimiranza dimostrata. Giuseppe Pollicelli è un giovane ma già valente collaboratore, che in futuro saprà far parlare di sé per tanti altri contributi alla critica fumettistica (e non solo). Soprattutto è un lettore che, forte anche della sua passione per Jerry Drake, dimostra di aver capito quanto l’eroe nolittiano sia in difficoltà rispetto al mutare dei tempi. Perché Mister No è figlio della sua epoca, un mondo che, citando l’autore, “poteva ancora credere nell’avventura e nell’utopia”. Pollicelli si dimostrerà buon profeta quando afferma che “il recente rinnovamento del personaggio servirà a ben poco, se non a regalarci il canto del cigno di una collana che ha avuto un’importanza straordinaria nella storia del fumetto italiano”.

Lugano fumetti sul lago di Alessandro Monti (n. 12)

La storica fiera Inovafumetto di cui Antonio Carboni è stato al timone, per quasi trent’anni, è stata da sempre legata alla casa editrice milanese. Nella sua seconda edizione del 1980 l’ospite d’onore fu proprio Sergio Bonelli, inaugurando così una proficua collaborazione che ha reso la rassegna ticinese una delle vetrine più importanti e prestigiose del mondo dei comics. Alessandro Monti ripercorre così le tappe che hanno portato la manifestazione (nata nel 1979) ai fasti degli anni ‘90, con l’indimenticabile edizione 1994 in cui si festeggiarono i 45 anni di Tex, con la folta presenza dello staff creativo bonelliano. Un doveroso omaggio per quella che è stata un autentico pezzo di storia delle kermesse fumettistiche.

Bonelli technicolor di Stefano Priarone (n. 13)

Stefano Priarone è la testimonianza di come un giovane lettore del magazine, dotato di grande acume e inesauribile appetito di comics, possa diventarne un’autentica colonna e, in futuro, apprezzato saggista e critico della materia. In questo articolo, Priarone esamina in modo esauriente le uscite a colori delle collane Bonelli, vera e propria croce e delizia dei lettori: perché – quando non era la colorazione scadente – ci pensava una storia poco riuscita a rovinare l’attesa di quei numeri nati per festeggiare un qualche traguardo raggiunto dai propri beniamini. Eppure, come ci ricorda l’autore, le sorprese positive non sono state poche, a partire da un’eccezione come il n. 84 a colori di Zagor, Indian Circus, storia non celebrativa ma “ringraziamento” dell’editore per i sempre più numerosi lettori dello Spirito con la Scure. Non va dimenticato il centesimo Martin Mystère, Di tutti i colori, vera e propria esaltazione da parte di Alfredo Castelli dell’arte colorata in chiave mistery.

La guerra senza tempo di Daniele Bevilacqua (n. 15)

In questo corposo articolo viene analizzato il mito di Atlantide in tutte le sue sfumature, ripercorrendone la leggendaria storia, fonte inesauribile di spunti per la narrativa fantastica. L’autore, nome ben conosciuto all’interno della critica fumettistica e saggista di prim’ordine, ripercorre l’influenza che il continente perduto ha avuto nelle storie di Martin Mystère, tracciandone una ricchissima cronistoria ragionata. Viene ovviamente coinvolto anche Nathan Never, a partire dallo storico team-up con il Detective dell’Impossibile e nella lunga storia incentrata su quell’universo misterioso (n. 60-65). Non manca nemmeno un accenno ad una storia zagoriana (Il segreto degli Anasazi), a completamento di uno scritto semplicemente perfetto.

Delitti & castighi di Giampiero Belardinelli (n. 15)

Tra gli eroi Bonelli, Nick Raider è forse quello meno analizzato da parte della critica. Riempie questo vuoto Giampiero Belardinelli, grande esperto zagoriano e apprezzatissima firma del mondo dei comics, che traccia un’esauriente storia editoriale dei primi cento numeri dell’eroe della Bonelli tinta di giallo. C’è davvero di tutto: l’impronta data dal suo creatore Claudio Nizzi, il fondamentale apporto di sceneggiatori che, nel vorticoso cambio di autori della testata, hanno scritto storie importanti come Gino D’Antonio, Michele Medda e Alfredo Nogara (alias Alberto Ongaro). Viene ricordata anche la squadra di illustratori di tutto rispetto che, nonostante l’eterogenea interpretazione grafica del personaggio, ha dimostrato di saper fornire prove convincenti con alcune punte particolarmente lodevoli e l’importante ruolo assunto nel tempo da Renato Queirolo, editor della serie. Un documento imprescindibile per i lettori delle avventure del detective newyorchese.

Un fiorentino nel West di Pasquale Iozzino (n. 20)

Chi ha amato il Tex del suo creatore Gianluigi Bonelli non può non ricordare con affetto Erio Nicolò, suo complice in alcune delle più belle avventure del Ranger come, ad esempio, La cella della morte e Lo sceriffo di Durango. La figura del disegnatore fiorentino, sempre lontanissimo dai riflettori della cronaca fumettistica, è stata parzialmente dimenticata negli anni, complice anche la sua precoce scomparsa. A colmare questa lacuna ci ha pensato l’ottimo Pasquale Iozzino (già citato nel nostro Il Tex di Erio Nicolò), autore di un bellissimo ritratto dell’artista, con tante curiosità e una raccolta di preziose testimonianze di colleghi e amici del mondo dei comics oltre a quella speciale della moglie Bruna.

Nathan e Isaac di Vincenzo Oliva (n. 22)

Nathan Never è stato senz’altro un fumetto innovativo, soprattutto nel mondo Bonelli, poco avvezzo a flirtare con la fantascienza. Dei tanti suggerimenti che la collana ha offerto ai lettori, Vincenzo Oliva – storica colonna di uBC fumetti e attuale redattore di Magazine uBC – fornisce una profonda analisi dell’impronta asimoviana presente nel mondo dell’Agente Speciale Alfa ideato dai tre autori, Michele Medda, Antonio Serra e Bepi Vigna. Un approfondimento impressionante per la mole di spunti che vengono sviscerati dal preparatissimo Oliva, che tratta in particolare dell’uso della figura dei robot, il rapporto di questi con gli umani fino all’interazione tra la terra e le stazioni orbitanti. Interessante l’analisi del differente approccio dato alla materia dai tre padri del personaggio, con una particolare sottolineatura per l’efficace opera di Michele Medda.

Terzo grado: intervista a Tea Bonelli di Gianni Brunoro (n. 11)

Facendo un passo indietro, questo è forse l’articolo che rappresenta – per la sua straordinarietà – un vero e proprio unicum. Tea Bonelli è colei che, nei primi anni del secondo dopoguerra, ha assunto il ruolo di editore lasciato vacante dall’ex marito Gianluigi Bonelli che non voleva più farsi carico di quell’incombenza. Come titolare della casa editrice prese quindi in mano la situazione e iniziò quella produzione che, con le dovute e comprensibili differenze, ben conosciamo oggi. Un’affascinante figura di donna imprenditrice all’interno di un contesto quasi esclusivamente maschile come quello dell’editoria degli anni 40/50.

Un’intervista che, finalmente, dona uno sguardo profondo a questa vera e propria pioniera che, per una volta, abbandona la sua proverbiale privacy e confida a Gianni Brunoro le difficoltà e le gioie di un’avventura umana e professionale davvero straordinaria.

ll n. 22, uscito nel giugno 1999, sarà l’ultimo della gloriosa Dime Press con il vecchio team produttivo. 

Alcuni dissapori con l’editore Vianovi porteranno ad un radicale cambiamento della direzione del magazine: il primo numero del “nuovo corso”, uscito a marzo 2000, vedrà al timone Luca Boschi, già collaboratore di Dime Press e indimenticabile firma storica del comicdom italiano, con la numerazione che riparte da uno. Il nome rimane lo stesso ma scompare il sottotitolo Magazzino Bonelliano sostituito dal più anonimo Duemila, tanto di moda in quei primi anni del nuovo millennio, così come scompaiono i nomi dei quattro amici toscani e di Gianni Brunoro (che comunque continuerà a contribuire alla realizzazione del magazine).

A parte il primo numero curato ancora dalla vecchia redazione, dal secondo si assisterà ad un netto impoverimento dei contenuti, arricchendo invece l’apparato iconografico; i battenti si chiuderanno definitivamente nel luglio 2008, con un decimo numero spillato di appena 32 pagine.

Nel settembre 2012 vedrà la luce Dime Web, prosecuzione su internet dello storico magazine, con al timone l’ormai collaudatissima coppia Saverio Ceri e Francesco Manetti. A partire dal logo che richiama graficamente il primo – indimenticabile – della rivista cartacea, il sito prosegue quell’opera appassionata di divulgazione critica delle pubblicazioni della fabbrica dei sogni di Via Buonarroti.

Stefano Paparella

"Quando il gringo incontra il messicano col coltello, il gringo è un uomo morto"

Articolo precedente

Daredevil “Lockdown”

Prossimo Articolo

“Midnighter, Macchina per uccidere” di AA.VV.

Ultimi Articoli Blog