Gianluigi Bonelli. Il vero e proprio patriarca del fumetto italiano. Autore prolifico e poliedrico, dalla vita avventurosa come il suo eroe più longevo, Tex. Grazie alla sua intraprendenza, rileva la direzione delle Edizioni Audace 80 anni fa, dando il via alla Fabbrica dei Sogni. Sì, certo, naturalmente.
Sergio Bonelli. L’editore italiano di fumetti per antonomasia. A sua volta autore prolifico, decide di adottare un nom de plume per diversificarsi dal padre G.L. e dare vita a personaggi indimenticabili quali Zagor e Mister No. Guida la Fabbrica dei Sogni per più di cinquant’anni, fino alla sua morte. Sì, certo, d’accordo.
E questo anno così particolare, il 2021: come dicevamo nella presentazione della rubrica, 80 anni dalla nascita della casa editrice, 60 dalla prima striscia di Zagor, 30 dal primo albo di Nathan Never. E inoltre, 20 anni dalla scomparsa di Gianluigi e 10 da quella di Sergio… Sì, certo. Tutto vero, nessun dubbio.
Ma…
…a me piace invece puntare i riflettori su un altro nome – e su un’altra ricorrenza. Nel 1911, 110 anni fa, è nata la vera pioniera della Fabbrica dei Sogni: Aristea Bertasi, da tutti conosciuta come Tea Bonelli. È lei che, nell’immediato dopoguerra, prende le redini dell’Audace: “una signora dall’aspetto mite e gentile ma dotata di una volontà di ferro, la quale, attraverso un’oculata amministrazione, riuscì a mandare avanti la storica testata”, secondo la definizione con cui viene descritta nel sito della Sergio Bonelli Editore.
Quando suo marito Gianluigi rientra dalla Svizzera (in cui si era rifugiato durante la guerra) con una nuova compagna, la coppia si separa e Tea, al posto di un assegno di mantenimento, accetta quello che resta della casa editrice e si getta a corpo morto in un’avventura a prima vista impensabile per una donna sola, con un figlio appena adolescente. Eppure Tea chiede prestiti, firma cambiali, contatta tipografie: soprattutto continua a collaborare con l’ormai ex marito che – finalmente libero dalle (sempre detestate) incombenze editoriali – sforna soggetti e sceneggiature a getto continuo.
L’anno di svolta è il fatidico 1948, quando viene arruolato Aurelio Galleppini per disegnare due nuove serie. La prima è Occhio Cupo, un cappa & spada che dovrebbe costituire il fiore all’occhiello della casa editrice, pubblicato in albi quindicinali di grande formato, pregiati e costosi. La seconda è Tex, disegnata da Galep nei ritagli di tempo, un western destinato ai tradizionali albi a striscia, più “poveri”… Eppure Occhio Cupo termina dopo pochi numeri, mentre il protagonista del western – a cui Tea modifica il cognome, da Killer a un più tranquillo Willer – inizia una cavalcata infinita che lo vede ancora nelle edicole.
Per una decina d’anni ancora, Tea guida in prima persona la casa editrice: arruola personalmente nuovi autori, si muove con destrezza tra mille incombenze, sfoggia un autentico piglio manageriale. Nel 1957 passa la carica di direttore responsabile al figlio Sergio, con la casa editrice che continua ad ampliarsi sull’onda del sempre crescente successo delle nuove serie e soprattutto del nuovo formato che viene adottato per ristampare le strisce di Tex e che diventa universalmente noto come “formato bonelliano”.
Tea scompare a Bologna il 6 agosto 1999. Come aveva raccontato personalmente a Gianni Brunoro nel 1995, sulle pagine della rivista Dime Press:
“…sul piano professionale, [gli autori] mi accettavano volentieri perché io ero sì severa sui tempi di consegna, cioè in quel settore in cui ero competente e ovviamente unica responsabile, ma non intervenivo mai a commentare i loro disegni e i loro soggetti, rendendomi conto che, su quel piano, ero pressoché totalmente impreparata”.
Questa era la forza della semplicità di Tea Bonelli, la pioniera della Fabbrica dei Sogni.
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