Nella conclusione dell’articolo precedente, abbiamo visto Sam Wilson (l’assistente sociale di Harlem che veste anche i panni di Falcon, il nuovo partner di Capitan America) intraprendere un percorso di presa di coscienza, impegno sociale e indipendenza da Cap. Un’evoluzione, la sua, evidenziata anche dal cambio di costume: dal verde e arancione originale al nuovo rosso e bianco. Accusato dalla sua amica (e interesse amoroso) Leila Taylor di scarso impegno verso il suo popolo ghettizzato, Falcon – combattuto tra amicizia e riconoscenza per Steve Rogers e un obbligo morale che si sente di dover rispettare – ha chiesto a Capitan America di sciogliere il loro sodalizio per iniziare un percorso come eroe/simbolo per la sua gente. Non per questo, però, Falcon rimarrà assente dalla serie, anzi…
Con Captain America 145, datato gennaio 1972 (letteralmente disegnato metà da Gil Kane e metà da John Romita), inizia una storia che si dipana in quattro albi e che costituisce il canto del cigno della gestione di Gary Friedrich (iniziata sul n. 139). L’Hydra è tornata in azione e ad affrontarla nella sua base a Las Vegas, in Nevada, vengono inviati Cap e la Femme Force (l’unità dello S.H.I.E.L.D. tutta al femminile comandata da Sharon Carter, l’Agente 13, e dalla sua vice Valentina Allegra contessa de la Fontaine (interesse romantico di Nick Fury).
Dopo avere sventato il dirottamento aereo da parte dell’Hydra, lo scontro si sposta nella capitale del gioco d’azzardo e coinvolge anche Falcon, chiamato a supporto da Fury. Nel corso della storia si scoprirà che gli attuali capi dell’Hydra sono nientemeno che Kingpin (nemico storico dell’Uomo Ragno e, in futuro, di Devil) e suo figlio Richard Fisk.
Ma la vera rivelazione è che, a loro insaputa, i due criminali sono stati manipolati dal Teschio Rosso, che si rivela come il vero leader segreto dell’Hydra, pronto a scatenare sulla Terra il suo quinto Dormiente (i precedenti si erano visti su Tales of Suspense 72/74 e Captain America 101/102). La “forzata” alleanza con Kingpin, che non tollera di essere stato nascostamente manovrato da un nazista, permette a Cap di riuscire anche questa volta vittorioso contro il suo più antico nemico.
Questo ciclo di albi è importante anche per un altro motivo. Debutta, a partire dal n. 146, un nuovo disegnatore: Sal Buscema (lo posso dire?… lo dico?… è il mio disegnatore di Capitan America preferito!!! N.d.A.). Fratello del più famoso John, diventerà lo straordinario interprete grafico delle storie di Steve Rogers durante la prima metà degli anni ‘70, con il suo tratto classico, morbido e praticamente perfetto.
Come accennato più sopra, con il n. 149 del maggio 1972 abbiamo il passaggio di consegne alla sceneggiatura (seppure brevissimo, due storie per quattro albi) da Friedrich a Gerry Conway. Questo scrittore ha già lavorato per le testate di Iron Man, Dracula e Thor, e sta per iniziare uno storico ciclo sulle pagine dell’Uomo Ragno che culminerà con la famosissima morte di Gwen Stacy, la fidanzata di Peter Parker.
Le storie di Conway (sempre disegnate da Sal Buscema) sono più disimpegnate. Concluso lo scontro con l’Hydra, Cap e Falcon tornano a New York. Il primo, nel suo tempo libero da impegni supereroistici, continua ad indossare la divisa da poliziotto, angariato dal burbero sergente Muldoon; il secondo, invece, cerca di dedicare più tempo alla sua gente di Harlem nelle vesti di assistente sociale. Ma entrambi devono indossare i rispettivi costumi per affrontare prima (sui n. 149 e 150) Batroc e lo Straniero (un essere alieno nato sulle pagine degli X-Men che vuole rapire dei bambini per ripopolare il suo mondo morente) e successivamente (sui n. 151 e 152) Mr. Hyde e lo Scorpione che vogliono vendicarsi dello S.H.I.E.L.D. Come poliziotto, Steve Rogers scopre che il sergente Muldoon è stato sospeso dal servizio per diverse faccende che aveva tenute nascoste nel corso degli anni, mentre Falcon si scontra per la prima volta con il boss della malavita di Harlem, Morgan (che riapparirà anche in futuro).
L’albo di Capitan America da qualche tempo stava subendo un’emorragia di copie e la dirigenza della Marvel cercava una soluzione. Fu così che il capo redattore Roy Thomas convocò un giovane sceneggiatore di Indianapolis, Steve Englehart, e gli diede carta bianca sulla testata… ma a due condizioni: riuscire a mandare in stampa con puntualità l’albo e riuscire nel contempo a risollevarne le sorti.
In realtà, a quell’epoca, dopo l’abbandono di Stan Lee ai testi e la guerra del Vietnam ancora in corso, nessuno sapeva bene che cosa fare con un personaggio come Capitan America che vestiva i colori della bandiera U.S.A. e c’era il rischio che la collana venisse cancellata. Englehart fu molto bravo a capire quale fosse la soluzione: infatti, sei mesi dopo il suo arrivo sulla serie, questa divenne la più venduta della Marvel!
Ecco allora che, con il n. 153 del settembre 1972, Steve Englehart subentra a Conway affiancando Sal Buscema e stravolgendo l’esistenza di Capitan America, che da allora non sarà più lo stesso.
Già la sola cover dell’albo lascia stupefatti. Il titolo quasi imbarazzante (tradotto in italiano con lo storico “Capitan America… eroe o buffone?”) accompagna un’immagine inaccettabile per i lettori: quella di Cap che sta picchiando selvaggiamente un nero in un vicolo, costringendo Falcon a intervenire per fermare il suo partner. La storia all’interno non tradisce queste sconvolgenti promesse. Non si tratta di una persona travisata: quello è proprio Capitan America, sotto la cui maschera c’è il volto di Steve Rogers!!!
Il lettore, in realtà, una volta addentratosi nella storia, sa perfettamente che il vero Steve sta trascorrendo (finalmente!) una meritata vacanza con Sharon alle Bahamas. Ma chi è allora questo Cap? E il Bucky che è con lui?
Dopo aver indagato inutilmente, anche coinvolgendo i Vendicatori, Falcon scopre che questi sedicenti Cap e Bucky hanno scoperto dove si trova il suo partner e parte alla volta delle Bahamas per avvisarlo del pericolo. Giunge troppo tardi, e solo per finire prigioniero insieme a Steve e Sharon. A bordo di un idrovolante diretto a Miami Beach, in Florida, si scopre la verità: coloro che hanno di fronte sono William Burnside e Jack Monroe, i due che hanno vestito i panni di Capitan America e Bucky negli anni ‘50, combattendo il comunismo durante la guerra fredda.
Della loro storia (opera della retcon effettuata da Englehart per fornire una spiegazione plausibile al perché Capitan America e Bucky, scomparsi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, fossero ancora protagonisti di un fumetto negli anni ‘50) vi abbiamo diffusamente parlato qui.
Tornati dall’animazione sospesa e convinti di essere i veri Cap e Bucky, i due considerano il reale Capitan America un impostore che deve essere punito. Nel n. 156, il confronto finale davanti alla Torcia dell’Amicizia sul Biscayne Boulevard di Miami tra i due Capitan America (e tra Falcon e Sharon contro Bucky) fa trionfare la verità e la giustizia sull’odio e il rancore: i due doppelgänger sono sconfitti e riportati in animazione sospesa. Ma intanto, nei suoi primi quattro numeri da sceneggiatore, Englehart ha cominciato a porre una questione “politica” sulle pagine di Cap. Ed è soltanto l’inizio di un lungo percorso che porterà ad una crisi di identità e di ideali del personaggio… ma i lettori non possono ancora immaginarlo.
Steve Rogers, Sam Wilson e Sharon Carter fanno ritorno a New York. Su Captain America 157 del gennaio 1973, Cap e Falcon combattono contro il supercriminale chiamato Viper (qui alla sua prima apparizione), che ha ricevuto l’ordine di ucciderli da parte del misterioso Comandante Incappucciato che vuole lanciare un’ondata criminale sulla città. Viper riesce ad avvelenare i due eroi, ma questi riescono ad assumere un antidoto e si salvano. Il risultato è che la combinazione tra il veleno, l’antidoto e il siero del super-soldato presente nel sangue di Capitan America fornisce all’eroe un’eccezionale super-forza mai avuta prima (i cui effetti svaniranno lentamente sino a scomparire del tutto dopo il n. 191). Il caso coinvolge anche la polizia, con un ruolo importante destinato al corrotto sergente Muldoon (è lui che si rivela essere il Comandante Incappucciato) e la saga finisce su Captain America 159 trascinando tutti in un’accesa battaglia, con una serie di villains: Viper, l’Anguilla, l’Uomo Pianta, lo Spaventapasseri e il Porcospino.
Anche in questa storia di supereroi e supercriminali, Englehart trova il modo di inserire una nuova sottotrama “politica”, suggerendo che non tutto funzioni proprio a meraviglia nelle istituzioni americane e alludendo ad un atteggiamento violento da parte della polizia, che dovrebbe invece proteggere la gente.
Dopo un numero interlocutorio (il 160) nel quale Capitan America sfoggia la sua nuova super-forza contro un nuovo avversario chiamato Solarr e nel quale assistiamo preoccupati ad una triste Sharon Carter che si allontana di soppiatto dal suo appartamento lasciando un inspiegabile biglietto di addio a Steve, ecco una nuova storia in due albi (161 e 162) nella quale Englehart, in un entusiasmante crescendo narrativo che combina situazioni moderne con frammenti del passato, fa ritornare il malvagio dottor Faustus (apparso precedentemente in Captain America 107) e una figura femminile apparsa (senza nome) in Tales of Suspense 77: si tratta dell’amore di Cap della Seconda Guerra Mondiale della quale si erano perse le tracce e che adesso soffre di amnesia. Il suo nome è Margaret “Peggy” Carter, naturalmente invecchiata, ed è prigioniera nella clinica in cui Faustus attira Capitan America cercando ancora una volta di farlo impazzire. Anche Sharon è nelle sue mani e si rivela essere la sorella di Peggy! Con l’aiuto anche di Falcon, tutto finisce per il meglio: Faustus è sconfitto e Peggy recupera la memoria. Ora dovrà apprendere del nuovo mondo in cui si ritrova, di sua sorella e di Cap…
Nel n. 163, accompagnate da Cap e Falcon, Peggy e Sharon raggiungono la villa dei loro genitori in Virginia e vi si stabiliscono per un periodo di riposo. Nel frattempo, Viper e l’Anguilla evadono dal carcere e si alleano con il Cobra, formando così la Squadra dei Serpenti, e attaccano Capitan America e Falcon nella villa dei Carter. Peggy, ritrovata la memoria e l’entusiasmo di quando lottava con i partigiani, è in grado di combattere al fianco di sua sorella e dei due eroi, che così sconfiggono gli avversari. Un aspetto “delicato” viene sottolineato da Englehart, vale a dire il fatto che Steve e Sharon sono molto attenti a non svelare a Peggy il loro rapporto sentimentale per non scatenare crisi di gelosia o peggio.
Ancora una volta, anche in un’avventura semplice come questa, lo sceneggiatore trova modo di inserire un elemento “politico”. In quel periodo storico, i giovani americani hanno iniziato a nutrire dubbi sul ruolo della propria Nazione nel mondo e sull’uso della guerra. Anche Englehart, dopo il college, si era arruolato ma poi aveva richiesto lo status di obiettore di coscienza. Da questo trae spunto per introdurre nelle storie del Capitano un personaggio obiettore: Dave Cox, il vicino di casa dei Carter con un arto amputato.
Il n. 164, nel quale Falcon viene trasformato in un licantropo (!), eccezionalmente disegnato da Alan Weiss, vede l’esordio della giovanissima supercriminale Belladonna (Nightshade, nell’originale) – con un costume veramente audace per l’epoca – e introduce la nuova minaccia dell’Artiglio Giallo, un supercriminale proveniente dalla Golden Age (era stato creato nel 1956). La saga si dipana nei tre numeri seguenti, nuovamente disegnati da Sal Buscema, che spostano l’azione a New York e coinvolgono anche lo S.H.I.E.L.D. di Nick Fury contro ragni e scorpioni giganti, mummie e morti viventi. Per quanto riguarda l’aspetto psicologico dei personaggi, mettiamo in evidenza il fatto che Peggy confessa a Cap di non poter vivere senza di lui; con grande imbarazzo, egli le fa capire che le cose sono ormai cambiate, che non è più possibile stare assieme, ma non ha ancora il coraggio di rivelarle la sua relazione con Sharon. Di grande importanza, come vedremo nell’immediato futuro, viene fatto accenno ad una campagna di diffamazione scatenata sui media contro Capitan America.
L’annata 1973 del Capitano si conclude con il n. 168, datato dicembre. Si tratta di un fill-in, vale a dire una storia “tappabuchi” generalmente inserita nella programmazione di una collana per dare tempo e modo agli autori regolari di completare avventure di più ampio respiro. Scritta da Roy Thomas e Tony Isabella (ma sempre disegnata da Sal Buscema), la storia introduce un nuovo supercriminale, chiamato Fenice, che negli anni a venire assumerà un’importanza sempre più grande nella storia sia di Capitan America che dell’Universo Marvel in generale. Naturalmente questo personaggio non ha nulla a che vedere con l’omonima Fenice degli X-Men, che nascerà solo molti anni dopo. In questo caso, sotto la maschera si cela Helmut, il figlio del Barone Zemo (storico nemico di Cap) che ne vuole vendicare la morte.
Ma, come vedremo, per Capitan America i veri problemi inizieranno con il 1974…
CAPITAN AMERICA ANNI ’40
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