Continua la marcia di Super Eroi Classic, la collana a fumetti per edicola che esce settimanalmente in abbinamento al Corriere della Sera e alla Gazzetta dello Sport, che presenta in maniera cronologica le principali serie a fumetti della casa editrice americana Marvel, con personaggi come Spiderman, Avengers e X-Men, tutti titoli che dopo le celebri trasposizioni cinematografiche sono ormai entrati nell’immaginario collettivo contemporaneo.
Nell’articolo Le Origini della Marvel ci eravamo già soffermati sull’importanza di questa collana che ha permesso a tutti i lettori di avvicinarsi in maniera completa alle prime storie realizzate da Stan Lee e Jack Kirby e al loro universo supereroistico; è giusto allora dare lustro al proseguimento della serie, che dopo aver superato agevolmente le 150 uscite, proseguirà almeno fino al numero 200, continuando a riproporre le storie degli anni ’70, pubblicate all’epoca nei giornaletti delle edizioni Corno.
Si prosegue cambiando però leggermente il parterre dei personaggi ospitati. Con il numero 137, uscito lo scorso novembre, terminano le avventure degli Incredibili X-Men, dato che nel 1970, negli Stati Uniti, la produzione di nuove storie venne sospesa , probabilmente per scarse vendite, e la serie rimase in edicola proponendo solo ristampe fino al 1975, quando ripartì con nuovi personaggi e nuovi autori, come Chris Claremont e John Byrne, capaci di portarla in poco tempo ai vertici delle pubblicazioni dei comics dell’epoca. Ci si augura che SEC riesca a presentare anche quelle storie rivoluzionarie, del resto già ristampate in Italia più volte.

Il primo nuovo innesto è Silver Surfer, personaggio creato da Stan Lee e Jack Kirby sulle pagine dei Fantastici Quattro nel 1966, nella celebre trilogia di Galactus. L’argenteo surfista alieno ha l’onore di vedere le sue malinconiche disavventure, ambientate durante l’esilio sul pianeta terra voluto dal divoratore di mondi stesso, narrate in una testata autonoma nel 1968, realizzate sempre da Stan Lee per i disegni di John Buscema. La serie pur di breve durata, solo 18 numeri, si segnalò per la maturità dei temi trattati e per l’approccio più disinvolto alla narrazione, testimoniato anche dal numero maggiore di pagine voluto da Stan Lee che non portò fortuna però alla testata.

In futuro dovrebbero apparire anche i Difensori, il celebre non-gruppo della Marvel, creato nel 1971 da Roy Thomas e Ross Andru, con lo stesso Silver Surfer che si unisce al Dottor Strange, Hulk e Namor il Sub-Mariner, tutti pronti per l’imponente crossover con gli Avengers pubblicato in Italia ai tempi nell’ASE, i mai troppo rimpianti Albi dei Supereroi dell’editoriale Corno.
Al di là delle saghe storiche illustrate dai migliori disegnatori dell’epoca, per una volta ci si vuole soffermare anche su una serie considerata ai tempi minore come Iron Man. Molto prima dei successi legati alla serie cinematografica infatti, ai tempi della Corno, l’alter ego metallico del miliardario Tony Stark non aveva avuto una testata autonoma in Italia dove le sue avventure apparivano in appendice alle avventure di Devil e dell’Uomo Ragno. Una serie all’epoca poco considerata che ogni tanto però presentava qualche gioiellino, come l’episodio n.25 (ripubblicato in SEC 126) Questa terra spacciata, questo mare morente, dall’insolito taglio ambientalista.

L’avventura pubblicata nel maggio del 1970, realizzata dallo sceneggiatore Archie Goodwin dai disegnatori Johnny Craig e Sam Granger racconta l’insospettabile impegno ecologista del costruttore di armi Tony Stark che cerca di sensibilizzare i suoi colleghi industriali, raccontando un’avventura di Iron Man in cui si allea con Namor il Sub-Mariner, dopo l’inevitabile scazzottata iniziale, per evitare un disastro ambientale, causato più che dall’avidità umana, dall’imprudenza di chi pensa di potersi permettere tutto e che la natura sia al suo servizio.

Al di là della linearità dell’intreccio, tipico delle avventure dei supereroi dell’epoca, stupisce l’amaro e assai realistico finale, in cui gli industriali americani rifiutano l’appello di Stark con parole consuete ancora oggi: “… i cambiamenti costano cari…”, “… chissà cosa succederà davvero tra trent’anni?”.
Analizzando il backround dei due autori Goodwin e Craig, si comprende più facilmente come si sia riuscito a unire la leggerezza della narrazione all’ecologia, tema importante adesso, ma agli inizi degli anni ’70 sicuramente non così mainstream. Lo sceneggiatore Archie Goodwin, subentrando a Stan Lee nella gestione di Iron Man, grazie alla sua prosa elegante, allontana la testata dalle storie da Guerra Fredda per portarla verso uno spionaggio più classico. La maestria nella narrazione a fumetti di Johnny Craig era nota sin dai tempi della EC Comics negli anni ’50, e dopo una parentesi come pubblicitario dopo il collasso dell’industria fumettistica americana del 1954, ritorna al fumetto proprio con la Marvel, dove si impone per la leggibilità del segno unito però ad un perfezionismo esagerato che lo rende molto lento.
Oltre agli echi contemporanei che suscita una storia di questo genere, è da sottolineare la capacità dei personaggi Marvel di toccare temi importanti e maturi anche in semplici avventure a fumetti di 20 tavole; storie come questa impressionarono sicuramente i lettori italiani dell’epoca, come il sottoscritto, che la poterono leggere nelle edizioni Corno in Devil 114, del settembre del 1974. Non resta allora che augurare lunga vita a SEC, sperando che possa continuare a narrare la grande epopea Marvel e ripresentare nelle edicole altri piccoli gioiellini come questa storia.