The Punisher di Garth Ennis. Parte I

Welcome Back, Frank (Punisher vol. 5 #1-12, 2000/2001)

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Nato come comprimario sulle pagine di Amazing Spider-Man nel 1974, Frank Castle ottiene la sua prima serie indipendente nel 1986. Dopo i primi splendori, a metà degli anni novanta, The Punisher regala poche buone storie (Chuck Dixon, Mike Baron) e tante storie discutibili (John Ostrander, Christopher Golden, Tom Sniegoski) che compromettono la vita editoriale del controverso anti-eroe Marvel.

L’arrivo di Garth Ennis nel 2000 con “Bentornato, Frank” inaugura un lungo, prolifico e iconico ciclo di oltre cento run, tra miniserie e one-shot, che avrà come risultato quello di ridefinire il personaggio con storie di violenza urbana caratterizzate da un realismo brutale, ricche di un umorismo nero e di situazioni oltraggiose in puro e cristallino stile Ennis.

L’autore irlandese infatti, fresco dei successi di Hellblazer e Preacher, approda in Marvel con un unico e solo intento dichiarato: quello di divertirsi e divertire.
Ma stiamo pur sempre parlando di Garth Ennis… quindi, ovviamente, quello che ne viene fuori è un lavoro iconico e seminale che affronta i topoi più cupi e viscerali dell’eroe e non solo.

Quello di Ennis è un viaggio attraverso il mondo che ci circonda passando attraverso l’animo umano: e Frank Castle, dopo John Constantine e Jesse Custer, è lo strumento che sceglie per compiere questo viaggio.

Questo è il primo di una serie di articoli volti ad analizzare tutte le sue storie su Frank Castle.

Welcome Back, Frank

Dopo una prima storia (Punisher Kills the Marvel Universe, 1995), ad Ennis viene affidato ufficialmente il rilancio della serie. L’obiettivo è quello di riportare Il Punitore alle sue radici più crude e viscerali sotto l’etichetta Marvel Knights.
La scelta di Garth Ennis come autore, foraggiata da Joe Quesada e Jimmy Palmiotti, sembra essere la scelta migliore per riportare in auge Frank Castle e per distaccarsi dalle ultime storyline soprannaturali che non avevano convinto i lettori.
Come da premessa, la scelta si rivela azzeccata.

L’intento annunciato da Garth Ennis è chiaro: semplificazione.

Lo scrittore ha il puro e semplice obiettivo di prendere la natura violenta e fuori scala di Frank Castle per divertirsi e divertire. Questa prima run è quindi, sia negli intenti che poi nel concreto, un lungo divertissement machista, iperbolico e fracassone. Ma non solo.

Il punto di forza di questa run sta sicuramente nella scelta di Ennis di evitare di scavare troppo nella psicologia del personaggio, concentrandosi invece sull’azione brutale, forgiando così un Punitore dalla forza inarrestabile e quasi imperscrutabile e narrandolo come un’inesorabile macchina di morte.

Questo non vuol dire che Ennis non sappia cosa sia Frank Castle, perché – invero – Ennis conosce bene tutto il retaggio dell’uomo e dell’eroe, conosce la sua natura e la sua storia: ma se che avrà modo e tempo di esplorarla e raccontarla. In questa prima run Ennis sceglie scientemente di mostrare non l’uomo, ma la forza della natura.

Ne viene fuori il racconto di <<uno spettro vendicativo che si diffonde come un virus nella psiche criminale, che soddisfa il bisogno primario della società di giudicare e punire i suoi peggiori trasgressori>>. Ennis racconta quindi il Punitore come <<il cuore nero del sogno americano. L’arcangelo vendicatore, la terrificante incarnazione del secondo emendamento, tornato a perseguitarci>>.

Ma “semplificare” non vuol dire “banalizzare”. Ed ecco che la violenza diviene quasi veicolo di critica sociale, con Frank Castle simbolo di una società incatenata dalla sua stessa battaglia contro il crimine. Sono forti le influenze delle opere di autori come Elmore Leonard e Mickey Spillane; vi è uno sguardo attento alla scrittura di Frank Miller, ma anche un’estetica che richiama tanti film d’azione con una forte enfasi sulla violenza e sulla giustizia fai-da-te.

A mitigare il tutto, la costruzione di un cast di personaggi di contorno – come Joan, Mr. Bumpo e Spacker Dave – che apportano una dimensione quasi surreale e paradossale all’esistenza di Frank Castle.

Circondare Castle con figure normali, vulnerabili e talvolta caricaturali fa da contrappunto alla spietatezza della missione del protagonista, evidenziando il contrasto tra la violenza brutale e la quotidianità ordinaria, creando così una narrazione più profonda e sfaccettata. A fare da contrappeso ai coinquilini di Frank troviamo il gigantesco mercenario che viene inviato per eliminarlo, Il Russo, altro personaggio forzatamente grottesco che, nonostante la sua forza sovrumana e la sua resistenza estrema, viene narrato – in un cliché mutuato da Preacher – con un’imbarazzante ironia sopra le righe che stride con la sua iperbolica brutalità.

Di tutt’altro registro il villan della run, Ma Gnucci, che incarna una forma di malvagità più astuta rispetto ai tradizionali avversari del Punitore e rappresenta il potere del controllo e della corruzione che tira i fili: il burattinaio spietato e brutale che incarna il male del sistema criminale (e politico) della società.

Il risultato finale, tirando le somme di quanto sviscerato, è tanto dirompente quanto efficace.

Con ai pennelli il fidato Steve Dillon, l’autore riesce a fondere così – nello stesso racconto – una combinazione di violenza grafica e ironia, riuscendo a creare una commistione di cruda violenza esplicita (talvolta ai limiti del grottesco), humour nero e, di fondo, una sottile esplorazione dell’oscurità dell’animo umano attraverso la lente della violenza urbana.

Probabilmente sarebbe stata sufficiente questa sola run per legare indissolubilmente il nome di Garth Ennis a quello di Frank Castle, proprio per l’estrema e ben riuscita sintesi che l’autore riesce a compiere sul personaggio e sul suo (e nostro) mondo. Ma di run ce ne sono ancora tante e quindi Ennis può giocare ed esplorare ancora molto.

Continua…

La run comprende: Welcome Back, Frank; Badaboom, Badabing; The Devil By The Horns; Wild Kingdom; Even Worse Things; Spit Out Of Luck; Bring Out Your Dead; Desperate Measures; From Russia With Love; Glutton For Punishment; Any Which Way You Can; Go Frank Go.

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Pasquale Laricchia

Cominciai a correre. Finché i muscoli non mi bruciarono e le vene non pomparono acido da batteria. Poi continuai a correre.

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