Il Giudice Joseph “Joe” Dredd non ha certo bisogno di presentazioni. Date però le sue non poche peregrinazioni editoriali (legate in parte anche a quelle di 2000 AD, rivista antologica di fantascienza a fumetti creata da Wagner e Mills, che lo ospitava), anche per il mercato italiano non è stato semplice mantenere una continuity editoriale all’altezza delle aspettative.
Sono anche per questo ben viste le raccolte tematiche, che propongono in maniera completa e compiuta le storie firmate da uno stesso autore.
Nel caso in questione, i tipi della Cosmo hanno dato alle stampe in tempi relativamente recenti la “The Garth Ennis Collection” suddivisa inizialmente in quattro volumi.
Le storie qui ristampate risalgono ai primi anni ‘90: all’epoca Ennis aveva poco più di vent’anni, quindi era ancora lontano (ma non troppo) dalla sua definitiva affermazione con Preacher.
Tra l’altro, a quell’epoca il personaggio di Dredd – con il suo perenne, accentuatissimo, grugno – ancora poco si staccava dalla sua iniziale bidimensionalità venata di striature fascistoidi. Tutte le storie (divise in genere in spezzoni da 6 pagine) ricalcano pertanto un cliché narrativo già collaudato, ed è forse per questi motivi che la ben nota personalità dell’autore irlandese si palesa solo con qualche guizzo qui e là, senza mai “bucare” realmente lo schermo. Paradossalmente, una eco anticipatrice dell’Ennis che verrà la si riscontra ad esempio nella storia breve dedicata al Giudice irlandese Joyce in coda al primo volume.
Il valore di questa produzione emerge prepotentemente anche dalle molteplici firme, tutte di altissimo livello, che si alternavano settimana dopo settimana, da Steve Dillon e Glenn Fabry (Preacher, appunto) a Greg Staples (quello degli angeli nel mondo del fantasy), allo stesso Carlos Ezquerra (co-creatore di Dredd), solo per fare alcuni nomi.
La rivista 2000 AD è stata la chiave di volta della rinascita del fumetto britannico a partire dalla seconda metà degli anni ‘70 del secolo scorso, e come tale è stata palestra e palcoscenico privilegiato per molti artisti o già di successo, o che di lì a poco lo sarebbero diventati, come appunto Ennis.
Una rilettura critica delle sue storie sul giudice per eccellenza di stanza a Mega City One costituisce quindi un’interessante riscoperta dal punto di vista anche filologico, per certi versi, nonché un’occasione per godere di standard realizzativi grafici di assoluta qualità.