Ripercorrendo la storia cronologica di Martin Mystère grazie a questa bella ristampa della IF edizioni, stiamo riscoprendo le prime avventure del nostro archeologo newyorkese e ci imbattiamo nel primo numero non scritto da Alfredo Castelli.
Parlo de L’uomo dei boschi (n.32) scritto da Pierfrancesco Prosperi, una storia diversa dallo stile di Castelli ma che rientra in quel linguaggio a cui siamo ormai abituati. IL BVZM si ritroverà, insieme all’antropologo Nat Shapiro, a cercare le famose – quanto leggendarie – creature che assomigliano ai Bigfoot, qui chiamate Sasquatch.
Storia che narrerà anche l’incontro con Sara Hunt, assistente di Shapiro scoprendo, tra l’altro, che uno degli avvistamenti – oltre i citati Sasquatch – pare essere stato proprio il padre della Hunt, dato per scomparso molto anni prima.
Una storia avvincente, senza freni o giri di parole troppo contorti, che porta Prosperi a lasciare un segno indelebile nella storia del nostro amato Detective dell’Impossibile.
Diversa, ma intrigante ed enciclopedica, è la storia successiva che vede il ritorno di Castelli: Il Libro di Thot (n.33). L’avventura vede protagonisti molti attori e molte culture, è ricca di citazioni e riferimenti, è piena di Storia – tanto da portarmi a prendere appunti per non perdere dati e simboli.
Martin e Java si trovano nelle Isole Oak per cercare un vecchio tunnel verticale insieme a dei committenti. All’interno di esso i due amici trovano il simbolo di Atlantide, che giaceva lì da secoli.
Entrerà nella storia una protagonista che (forse) non rivedremo più, ovvero Sara Tane, donna bella e intelligente appartenente alla cultura gitana e che sarà “sorella di sangue” di Martin, arrivata da lui a Washington Mews per chiedergli aiuto dopo che la sua comunità l’ha espulsa e disonorata per un motivo che si rivelerà essere stato uno sbaglio.
Questo dettaglio porterà i due a cercare risposte: nel farlo, si scontreranno con il nemico storico di Martin, Sergej Orloff.
Arriveremo poi, attraverso viaggi e culture, simboli e tradizioni varie, a scoprire che la cultura gitana è stata portatrice di eventi importanti, come le 22 incisioni di lamine dorate – conosciute oggi come i Tarocchi – arrivate, infine, a Viterbo.