Zeta come Zagor, Erre come rima: gli sceneggiatori

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Molti appassionati zagoriani conosceranno già il nome di Gerimio Aderi (altrimenti noto come “l’autore conto terzi“, come da titolo del suo blog), estroso rimatore che appare spesso sui social network e non solo… Ebbene, quando Gerimio ci ha contattati per partecipare al sondaggio per la rubrica Zagor Top 5, corredando voti e commenti con le sue immancabili rime e inviandone altre sugli autori zagoriani, abbiamo pensato – aspettando di pubblicare i suoi voti, in lista d’attesa come quelli di molti altri partecipanti – di concedergli spazio sulle pagine di uBC… Ecco quindi il primo dei suoi articoli, dedicato agli sceneggiatori di Zagor: buona lettura!
PS: Gerimio, nel frattempo, ha continuato la sua opera con un secondo articolo in rima, dedicato ai disegnatori.

CRONISTORIA RIMATA DEGLI SCENEGGIATORI DI ZAGOR IN SETTENARI

La serie venne scritta
Di Zagor da Nolitta
Dapprima, nome il quale
Non era quel reale:
Bensì di quelli spuri;
E Stefano Mercuri
La striscia” ch’editava
Lo a tutti rivelava
Nel numer quindicesimo,
Del quale il quarantesimo
Ricorre, essendo che
Nell’anno ottantatré
La sua fanzine uscì;
E seppesi così
Bonelli Sergio ch’era
La propria e veritiera
Esatta identità
Di quell’autore là;
Di quell’autor di grido:
Nolitta, eh già, eh già, Guido.
Nel numer due, “Terrore
Lo affianca un altro autore
Metà lavor cui assegna
Nolitta, e che disegna
E scrive unitamente
Ancora poi il seguente:
Il terzo; e il quarto, e il quinto;
E molti, son convinto,
Già preso in ci abbian pieno
Che Ferri fu Gallieno.
Bonelli Gianluigi,
Che aveva i primi grigi
Capelli quegli in testa
All’epoca, si attesta
Per terzo tra coloro
Che misersi al lavoro
Su Zagor; poi tra quelli
Troviamo Melloncelli
Che il quarto fu tra quei
Nell’albo ventisei.
Poi tutto come l’olio
Fil liscio e il monopolio
Nolitta avere pare
E spazio non lasciare
Ad altri per annate
Intere e fortunate,
Finché a Castelli Alfredo,
Ossia il futuro aedo
Di quel dell’impossibile,
Longevo e immarcescibile,
Detective newyorkese
E il suo Neanderthalese,
Fedele, grosso e aitante,
Ma muto, ahimè, aiutante,
Non Guido, o Sergio ossia,
Il libera dié via;
E “Molok” il primiero
Di Zagor scrisse intero
Da solo egli albo in toto
In quell’ormai remoto
Novembre settantuno
Ed altro poi qualcuno,
Su Zagor seguitando
Ancor, di quando in quando,
La firma a metter d’esso
Negl’anni a questo appresso.
Nolitta ritornato,
Re quindi incontrastato,
Qual Focas di Bisanzio
Fu un tempo, a Decio Canzio
Soltanto si permette
Nell’an settantasette,
Che scriva quegli pure
Per Zagor avventure.
Qualcosa che a Pezzin
Concesser anche infin;
Nel mille e novecento
Ottanta, se rammento,
Io bene, se non sbaglio,
Non granchi prendo o abbaglio,
Con Sclavi che Tiziano
Pur egli mette mano
Su Zagor l’an medesimo,
Del fuoco ch’è il battesimo.
Marcello Toninelli
Si unisce quindi a quelli.
Daniele Nicolai
Poi pure troverai
Che ha scritto d’albi un paio
Con esso, un nel gennaio
Ottantacinque e il mese
Seguente poi intraprese
Da sol la a scriver storia
Di cui qualcun memoria
Serbar potrebbe ancora,
Avendol letta allora.
Tra i più abitudinari
Non Giorgio Pellizzari
Fu, qualche apparizione
Ben fece in più Capone.
Poi, in tempi più vicini
A noi, di Burattini
Le storie avemmo prime
E in bocca a Cico rime.
Di Russo e poi Queirolo
E Vigna il venne stuolo,
E in quella tal temperie
Il proprio nella serie
Boselli fa debutto,
Il cui lavoro un frutto
Che Sergio non sperava
Infin, col tempo dava.
Colombo pur Maurizio
Fu autore, ma avventizio,
Non fisso, regolare;
E volte poche appare.
Di autori si rinnova,
Con Giorgio Casanova,
Il parco e incrementò
Pierpaolo con Pelò;
Ma poco son durati,
Com’anche Marzorati.
Non “anche” questo a Rauch
Accadde (in crucco ch’auch
Si dice), ma bensì
Ne il nome comparì
Più in albi e più di fila
Che a farne d’essi pila
A quota mongolfiera
Nell’alta là atmosfera,
Laddove i pien palloni
Di gas osservazioni
Fan, giunger quei a arrivare
Potrebbesi stimare.
Ed oggi forse in alto
Più ancora, ché in appalto,
Par quasi in esclusiva
L’inter stagione estiva
Duemila e ventitré
Costui che ne ottené.
Di Stefano Priarone
Citiam l’apparizione
In albi tre soltanto
E, rapida altrettanto,
La sua improvvisa eclisse;
Ché quelli solo scrisse.
Ma Zagor, s’un lo lasci
È inutil ci si ambasci:
Verrannon d’altri un sacco.
E il primo fu Mignacco,
De Angelis Ottavio,
(E scusa se ti aggravio
Di rime ancora assai,
O a legger tu che stai),
Due Dieghi, non fratelli,
Con l’altro ch’è Cajelli,
E l’un Paolucci ch’è
Su Zagor accadé
All’opera vedere
Discreto con mestiere.
Di Mirko ancor Perniola
La folta famigliola
D’autori bonellian
Si accresce a mano a man,
E unisconsi a tal folla
Giusfredi e poi Marolla,
E Antonio Zamberletti
Pur egli a quei suddetti;
Vittorio Sossi, e arriva
Roberto poi Altaltariva
E Claudio Chiaverotti,
Col quale, acciò non sbotti
Alcuno, e con Faraci,
Sinceri, e non mendaci,
Adesso dichiariamo
Finito noi ch’abbiamo:
Son questi ad oggidì
Gli autor che infino a qui,
Per Zagor scrisser storie
Più o meno meritorie,
Ognun secondo la
Sua propria abilità.
Ed io Gerimio feci
Aderi il marzo dieci
Dell’anno or or corrente
Codesta che al presente
V’è innanzi tiritera;
Sorrider che si spera
Potuto v’abbia far,
Gli storici a elencar
Autori, pur se questa
È rozza e ben modesta;
Ma qui il disturbo tolgo
E lascio d’essa il volgo
Ne faccia esame e dica
Che val la mia fatica.

 

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