Martin Mystère Speciale n.38
“Fiamme sulla laguna”

La Serenissima a rischio incendio, e Java amoreggia in gondola…

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5/10

Andrea Artusi (già membro della writers room di MM NAC) e Mirco Zilio rielaborano un racconto dello scrittore veneziano Alberto Toso Fei, portando ancora una volta il “dynamico duo” Martin&Java in quel della città lagunare, stavolta per indagare su un animale mitologico le cui piume hanno poteri miracolosi. A questo si aggiunge l’enigma che emerge dalla storia stessa della repubblica marinara, punteggiata da incendi – non ultimo quello del teatro “La Fenice” del 1996 – che l’hanno funestata riproponendosi nel tempo con cadenze alquanto sospette. 

Un racconto come questo è, sulla carta, la gioia di qualsiasi fan del Detective dell’Impossibile, visti gli spunti di indubbio interesse. Lo stesso racconto è però anche la riprova di come uno spunto, pur felice, non si trasformi automaticamente in una storia mysteriosa capace di lasciare il segno: la gestione dei personaggi si rifà talmente tanto al “manuale di sceneggiatura del personaggio” da risultare artefatta, a tratti inappropriata, quasi recagnana – con la differenza che quest’ultimo in tanti anni ha almeno appreso a mo’ di compensazione una certa dose di manierismo.

Tanto per citare un paio di punti, c’è la torrenziale logorrea di Martin (citata e tirata in ballo tante di quelle volte da risultare stucchevole), o il Java latin lover capace però di intervenire al momento giusto per sventare un attentato alla vita di Martin (con quest’ultimo che deve spiegare per filo e per segno come la superiore sensibilità del neanderthaliano gli abbia permesso di rivestire ancora una volta il ruolo del settimo cavalleggeri).

Lo stesso twist appare posticcio, e paradossalmente solo in quel momento il lettore unisce i puntini e si chiede se ha letto una storia di Martin Mystère, o l’adattamento di uno dei romanzi di Harry Potter.

Un soggetto simile – nella struttura come nello sviluppo – lo si trova qui, ma in quel caso la valutazione finale è nettamente superiore.

A completare il tutto, il comparto grafico affidato al veneziano Paolo Ongaro, sul cui tratto altalenante si parlava già molto tempo addietro, e l’aggiunta del colore risulta alla fine solo una opaca patina di trucco che difficilmente riesce a nascondere i limiti della materia originaria.

Il resto dello speciale, seguendo la molto opinabile politica degli ultimi anni, consta di due racconti brevi ed una storia tratta da uno dei primi Almanacchi del Mistero: almeno lì si ritrova un po’ del Castelli d’annata (quanto ci manchi, Alfredo…) e il rimpianto per i soldi spesi si allevia leggermente.

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Oscar Tamburis

Da sempre convinto sostenitore della massima mysteriana "L'importante non è sapere le cose, ma fare finta di averle sempre sapute"

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