I saluti di Roberto Recchioni e Tiziano Sclavi nell’Horror Club ufficializzano il cambio alla guida della testata per una svolta decisa verso il ritorno al classico sotto l’egida di Barbara Baraldi.
Quasi a suggellare tale cambio, questa “La congiura dei colpevoli” di Luigi Mignacco esplora – giocando con ironia – i cliché classici del Dylan Dog sclaviano in una storia costantemente in bilico fra manierismo e postmoderno, che diviene ideale trait d’union fra quanto appena abbandonato e quanto ci si appresta a costruire sulle pagine dell’Indagatore dell’incubo.
Pur giocando con gli stilemi storici della serie, la struttura narrativa scelta da Mignacco non va ad esaltare i topoi del personaggio bensì a palesarli, creando un pastiche di situazioni canoniche a cui lo stesso Dylan irride con distaccata benevolenza riconoscendoli come tali. Nonostante ciò il ritmo è sufficientemente alto e la narrazione – anche se priva di pathos – risulta scorrevole, quasi piacevole e il tono da commedia che assume il rincorrere ed il vagare del povero (non) morto Harry lascia comunque il tempo all’autore di realizzare brevi ma decise incursioni nell’horror e nello splatter.
Quello che ne viene fuori è un albo che vive di forti contaminazioni, ma che non è da considerarsi una semplice summa di citazioni (Dylan Dog n.43 “Storia di Nessuno” fra tutte, ma potremmo elencarne per ore) e neppure un esercizio di stile fine a sé stesso: difatti Mignacco realizza forse il suo omaggio al mondo dell’Indagatore dell’Incubo raccontando le infinite sfumature narrative che il personaggio possiede senza però imprimere nessuna accezione personale o degna di nota al personaggio o alla serie.
Mignacco è comunque uno scrittore abbastanza sgamato, conosce ottimamente la materia di cui tratta e sceglie di raccontarla con intelligenza e, soprattutto, senza nostalgia o affettazione. La consapevolezza dell’autore si riversa poi però anche nel personaggio stesso: il coinvolgimento emotivo di Dylan nelle vicende che gli accadono è infatti limitato al minimo (così come, purtroppo, anche quello del lettore). Dylan è quindi sempre lucido e sempre puntuale negli interventi, riuscendo a seguire e sbrogliare la vicenda con la stessa sicurezza ostentata dal Phil Connors di Bill Murray.
L’esordio sulla serie regolare di Fernando Caretta è più che positivo: la cura dei dettagli, la profondità di campo ed il continuo gioco di quinte accompagnano perfettamente il lettore nella ironica pièce messa in piedi da Mignacco. Salvo alcune espressioni poco delineate che stridono con il tono della scena narrata, il dinamismo del tratto e la scelta delle inquadrature sono ottimamente posti al servizio della narrazione.
Classica anche la cover di Gianluca e Raul Cestaro che, in perfetta sintonia con il mood dell’albo, omaggiano il Dylan degli esordi (Dylan Dog n.3 “Le notti della luna piena”) sia nelle pose che nella scelta dei soggetti.
Sinossi
Dopo essere uscito fuori strada ed aver perso i sensi, Dylan si risveglia in ospedale nella isolata cittadina di Nowher.
Nella stanza di fianco alla sua Harry Trouble sta morendo, almeno per il momento: infatti, poco dopo essere morto l’uomo si ridesta e prova a tornare alla sua vecchia vita come se nulla fosse. Purtroppo per lui la vita – e soprattutto le relazioni – che pensava di avere si rivelano molto diverse da come immaginava: ne segue una caccia al redivivo Harry, con Dylan pronto a risolvere l’enigma che si cela dietro la sua ostinata tendenza a non morire.
Dylan Dog n.441 “La congiura dei colpevoli”
di Luigi Mignacco e Fernando Caretta
16x21cm, 96 pagine, b/n, 4,90€
Sergio Bonelli editore, giugno 2023
Se te lo sei perso: Metti alla prova la tua conoscenza sull’Indagatore dell’Incubo rispondendo a queste dieci domande sul personaggio creato da Tiziano Sclavi: Il Quiz su Dylan Dog