Torna sulle pagine di Dampyr il duo “hispánico” Giovanni Di Gregorio e Sergio Stasi, per la loro terza avventura ambientata in Spagna.
SPOILER ALERT! La recensione contiene piccoli svelamenti di trama. Si consiglia di continuarne la lettura dopo aver letto l’albo…
Dopo il Dampyr n.175 Il boia nero – ambientato a Barcellona – e il Dampyr n.195 Costa da Morte – che aveva appunto sulle coste della Galizia il suo teatro d’azione – è il turno dei Pirenei Baschi di ospitare questo terzo capitolo che i due autori dedicano alla Spagna.
Quanti speravano di incontrare per la prima volta un Maestro della Notte spagnolo ne rimarranno delusi: come per le precedenti opere, infatti, a orchestrare il tutto sarà il demone Nethunshiel che si ripresenta (anche se solo sul finale) con il suo ormai classico volto da Boris Karloff per inveire vanamente contro i nostri eroi.
Se si esclude, quindi, la necessità di dare un senso di continuity tra questa avventura e le precedenti (ma anche un senso di continuity generico con la testata), quello che rimane è un ben ponderato racconto dalle forti tinte horror che indaga e descrive con grande passione un aspetto poco conosciuto della storia basca.
Per farlo, questa volta, Di Gregorio riesce a fondere bene la parte storica con il dinamismo utile a interessare e avvincere il lettore. La vicenda e le sofferenza patite (da sempre, non solo in questo racconto) dal popolo Cagots, per quanto meno nota degli altri temi già trattati su queste pagine dall’autore, risulta coinvolgente e ben raccontata, senza eccessi didascalici che avrebbero potuto penalizzare il ritmo della storia.
L’alone di mistero di cui è permeata la vicenda è inoltre ben congegnata e permette senza manierismi di sorta l’entrata in scena dei nostri eroi che, pur senza vampiri, si destreggiano abilmente in interessanti conflitti a fuoco.
Se Di Gregorio conferma – ancora – il suo indubbio talento come narratore, Stasi non è da meno, con una prova efficace che si esalta nei campi bui e profondi della notte e negli sguardi intensi e marcati dei personaggi, pur sacrificando qualcosa nelle scene più sanguinolente.