Dampyr n.288
“Aswang!”

Di Gregorio, Statella e Delvecchio portano Harlan & Co. in trasferta nelle Filippine

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5.5/10

Subito dopo la trasferta spagnola con base nei Paesi Baschi, Giovanni Di Gregorio fa il bis e sposta Harlan, Kurjak e Tesla nelle Filippine. Il ritorno a Manila, dopo il Maxi n.3 di Andrea Artusi, infila i nostri eroi nel fascino e nel folklore di una nazione complessa e fortemente stratificata: infatti, come da prassi nelle avventure di Dampyr, la commistione fra mito, leggenda e sommosse politiche locali si fondono in un unico racconto.

La narrazione di Di Gregorio è impeccabile e non manca di inserire tutto quello che ci si aspetta. Lo svolgimento della trama, prima di arrivare allo scontro con l’Aswang (il mostro della mitologia filippina che soggioga gli abitanti dell’Isola di Mindanao), attraversa tutte le fasi tipiche delle avventure dampyriane.
Abbiamo quindi, sullo sfondo di questa caccia al mostro, l’immersione nella città di Manila, il contatto in loco di Hans MIlius (Rosalie), le ambiguità di una nazione, le sue frammentazioni, la guerrilla indipendista, la povertà e le superstizioni. Il cuore della narrazione è invece la vicenda personale di Rosalie e Jay con, nel mezzo, Harlan e Co.

Tutto impeccabile… anzi troppo, tanto da divenire prevedibile e ovvio nel suo svolgimento. Come detto c’è tutto quello che deve esserci ma non brilla nulla: non è approfondita la situazione politica (Harlan lo specifica chiaramente a Kurjak: “non sono li per questo”), le scene d’azione sono confusionarie e inverosimili, le storie dei personaggi filippini sono stereotipate e i nostri eroi si muovono senza alcuna fatica sia nel dipanare il mistero, sia nell’ammazzare i cattivi e salvare i buoni.

Ad esclusione dell’horror mostrato nelle prime pagine, quello che rimane è un prevedibile e puntuale racconto già visto mille volte. Straniante invece il discorso sui disegni: il lavoro di Daniele Statella e Beniamino Delvecchio è eccelso nella prima parte dell’albo – dove dona enfasi e valore alle scenografie offerte dalla location filippina – ma si perde a tre quarti della storia sia nelle confusionarie e rapide incursioni nella giungla, sia nell’affrettato finale.

VOTO
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Pasquale Laricchia

Cominciai a correre. Finché i muscoli non mi bruciarono e le vene non pomparono acido da batteria. Poi continuai a correre.

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