Tex al cinema: il flop degli abissi

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1985: gli appassionati bonelliani sono in gran fermento… Da anni RAI 3 ha acquistato i diritti di riduzione cinematografica per un film su Tex che potrebbe fungere da pilota per una serie TV. Ma quando, finalmente, il film arriva al cinema, il risultato non è quello sperato…

Gli ingredienti per un grande successo c’erano tutti: il fumetto più venduto in Italia, pur se in calo di vendite rispetto alle cifre stratosferiche del decennio precedente; il risveglio del western al cinema, con Silverado che – girato nello stesso anno – verrà nominato agli Oscar; un regista – Duccio Tessari – esperto del genere, con alle spalle discreti successi tra cui la serie di Ringo; un attore – Giuliano Gemma – che della serie di Ringo era stato il protagonista, potenzialmente perfetto per impersonare Tex; un cast di supporto teoricamente all’altezza, con un grande caratterista come Flavio Bucci e una “bonona” del periodo come Isabel Russinova; una storia tra quelle più amate dei lettori, con i misteri legati al Morisco e al Signore degli Abissi; la versione originale del film girata direttamente in inglese, in vista del lancio all’estero; un grande battage pubblicitario, con copertine su riviste cinematografiche ma anche generaliste; la consulenza del creatore del personaggio, G.L. Bonelli, che addirittura appare in un cameo nei panni di uno stregone indiano…

Ma allora, se queste erano le (ghiotte) premesse, cosa non ha funzionato? Insomma, in poche parole: cosa ha fatto diventare Tex e il Signore degli Abissi… un flop abissale?

Penserete – soprattutto, se NON avete visto il film – che io stia esagerando: ebbene, ecco una rapida panoramica di recensioni degli addetti del settore (naturalmente evito di riportare i giudizi degli internauti, molto più negativi e caustici, che appaiono ovunque in rete).

Il principale dizionario cinematografico italiano – Mereghetti – lo stronca con 1 stella su 4: “Catastrofica versione cinematografica di una delle più belle avventure di Gian Luigi Bonelli: Giuliano Gemma nei panni di Tex è poco convincente e Tessari inadeguato a rendere lo spirito più genuino del fumetto. Il più famoso e amato eroe “italiano” del West meritava qualcosa di meglio“.
Il Morandini, per citare un altro dei più famosi dizionari cinematografici, è di manica appena più larga (critica: 1,5 stelle su 5; pubblico: 2 stelle su 5): “è un fantasy avventuroso migliore nella prima parte, grazie anche alla divertente e pittoresca fraseologia bonelliana. Gli effetti speciali della seconda parte non reggono il confronto con gli americani […] poco convincente il Tex di Gemma“.
Secondo Fabio Ferzetti sul Messaggero, “…forse ci aspettavamo troppo, ci si ripete spesso dopo una delusione. Forse speravamo in una ricchezza di ambientazione impensabile per quello che nel bene e nel male resta un film televisivo. Forse abbiamo dato troppo peso a quanto diceva Tessari, che presentando il suo lavoro parlava di esoterismo alla Spielberg e ritmi da telecomando. Forse… Ma insomma, dalla riduzione cinematografica di una delle figure principi del nostro (scarso) repertorio avventuroso nazionale […] era davvero lecito aspettarsi qualcosa di più“.

Per tagliare definitivamente la testa al toro, però, lasciamo direttamente la parola al creatore di Tex, G.L. Bonelli, schietto e diretto come suo solito: “…il mio giudizio sul film Tex e il Signore degli Abissi è negativo, per il fatto che il regista, invece di attenersi al mio copione, se ne è allontanato avvicinandosi così al filone degli spaghetti-western” (intervista di Domenico Denaro in La Storia di Tex, 1986, editore Arca Perduta).

Più diplomatico, come di consueto, Sergio Bonelli*** che qualche anno dopo afferma: “… è indubbio che il passaggio dai comics al cinema, tranne pochissime eccezioni, abbia sempre lasciato con l’amaro in bocca il popolo dei fumettofili. Questa mia affermazione, del resto, trovò conferma quando Duccio Tessari, un regista che pure aveva al suo attivo molte interessanti prove, si attirò i fulmini di critici e spettatori avventurandosi in una versione cinematografica di Tex che, pur non essendo un capolavoro, a mio giudizio non era certo peggiore di tanti western italiani accolti con maggiore favore” (introduzione al libro di Carlo Scaringi Fumetti di Cinema, 1996, Bariletti Editori).

Essendo passati più di 35 anni dalla mia visione al cinema, per scrivere questo articolo ho comunque preferito rivedere il film (una versione integrale è disponibile gratuitamente su YouTube), in modo da controllare se i miei ricordi – ben poco positivi – erano giustificati e verificare se i commenti degli “esperti” sopra elencati non fossero troppo ingenerosi. Beh… che dire? Questo film è, semplicemente e fragorosamente, BRUTTO. Per vari motivi:

– La storia scelta per la trasposizione cinematografica si rivela, con il senno di poi, poco adatta: forse sarebbe stato meglio puntare su un’avventura più strettamente western, senza le commistioni con il soprannaturale che, seppur ottime sulla carta, hanno una resa pessima sullo schermo (anche a causa di effetti ben poco speciali…) dopo aver creato aspettative mal riposte nello spettatore superficiale, evocando – come fece lo stesso regista in un’intervista apparsa sulla rivista Ciak – incauti paralleli con Spielberg e Indiana Jones, esplicitati ad esempio nella locandina francese del film (frusta compresa).

– In quella stessa intervista, Tessari affermava di aver usato quanto più possibile una “tecnica da fumetti”, mantenendo il tipico vocabolario bonelliano (che perde irrimediabilmente smalto, quando viene recitato) e raccontando la storia con immagini fisse e personaggi che parlano stando fermi, salvo poi compensare con scene d’azione che mettono in mostra soltanto grandi capriole degli stuntmen ma anche scenari di cartapesta e qualche incongruenza gratuita (Tex che rincorre Pablito… su un calesse?!?). L’effetto stilistico complessivo è davvero pessimo.

– Non so quanto il regista abbia deviato dal copione originale, ma sospetto che il cambiamento più vistoso rispetto al fumetto non fosse stato previsto da G. L. Bonelli, bensì sia stato apportato solo per inserire almeno una donna in una trama altrimenti tutta declinata al maschile… Il personaggio di Tulac, pur mantenendo il nome, diventa così una principessa (forse pensando alla bellissima Esmeralda, apparsa in un’altra avventura con Tex e Morisco) che però è interpretata piuttosto goffamente da Isabel Russinova, scontentando in un colpo solo sia gli appassionati texiani, sia gli spettatori occasionali.

– La bella attrice italo-bulgara, al tempo piuttosto nota e apprezzata dal pubblico maschile, non è però la sola nota stonata del cast: l’unico personaggio abbastanza calato nella parte, infatti, è l’austriaco William Berger nei panni di Kit Carson (agevolato, va detto, dal tono grottesco della recitazione richiesto al “vecchio cammello”). Per gli altri, meglio stendere un velo di pietoso silenzio a iniziare dalla recitazione troppo sopra le righe di Flavio Bucci nonché, duole dirlo, dall’interpretazione di Giuliano Gemma per la quale concordo con Mereghetti e Morandini: entrambi – vedi sopra – usano curiosamente la stessa locuzione, “poco convincente”… e hanno perfettamente ragione.

Insomma, era lecito aspettarsi qualcosa – molto – di più ma è andata diversamente. Se però, restando in ambito cinebonelliano, si può liquidare con un sorriso la povertà di mezzi e la sciatteria dei film turchi di Zagor (di cui ho parlato qui e qui), è legittimo lo sconforto per l’occasione persa con Tex, con tutte le premesse di cui parlavo all’inizio…

***Mi sembrava di ricordare un parere di Sergio Bonelli ben più sferzante sull’argomento, ma confesso di non essere riuscito a ritrovare – prima del completamento dell’articolo – l’occasione o la citazione precise… Ringrazio quindi il nostro Cristian Di Clemente che mi ha ricordato il parere di Bonelli figlio nella posta di Zagor 292, che vale più di mille recensioni degli esperti del settore e/o di pareri di qualsiasi navigante o spettatore.
Come potete leggere qui di fianco, “…mio padre Gianluigi Bonelli, […] dopo anni di abominevoli copioni […] si decise a dare il suo okay per il meno pessimo. Ne uscì Tex e il signore degli abissi, con la realizzazione del quale, lo ripeto per l’ennesima volta, sono contento di non aver nulla a che fare […] I produttori si rifecero delle spese e furono contenti. A loro interessava solo sfruttare la popolarità del personaggio e attirare al cinema i suoi numerosi fans, senza preoccuparsi di distruggerne l’immagine…
Credo non ci sia niente da aggiungere. Ringrazio ancora Cristian per la sua segnalazione che mi ha permesso di integrare correttamente l’articolo. Al tempo stesso non mi dispiace, tutto sommato, aver rivisto e commentato il film SENZA aver prima riletto queste parole di Sergio Bonelli ed esserne – inevitabilmente – condizionato ancor più in negativo.

POSTILLA. Nell’articolo non ho resistito al gioco di parole tra “signore degli abissi” e “flop abissale”, ma per dovere di cronaca è giusto sottolineare che, pur avendo ampiamente deluso dal punto di vista artistico, dal punto di vista commerciale questo film NON è stato un completo flop al botteghino: l’investimento dei produttori è stato effettivamente ripagato, grazie soprattutto agli incassi provenienti dalle versioni estere e anche dal mercato dell’home video, prima in VHS e poi in DVD – ma la funzione di “traino” nella collana dedicata agli spaghetti western conferma definitivamente, a posteriori, le rimostranze espresse da Bonelli padre & figlio…

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Marco Gremignai

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