Riproponiamo l’articolo che racconta la visita di alcuni ubiciotti presso la redazione della Sergio Bonelli Editore, un vero e proprio viaggio nel tempo dato che la visita risale all’autunno 2004! In calce all’articolo originale trovate anche un commento che, mesi dopo, Sergio in persona scrisse in un editoriale di TuttoTEX (e che chi scrive conserva gelosamente come una reliquia)…

Questo reportage sarà volutamente anomalo, perchè chi scrive, per una volta, abbandonerà le vesti di recensore imparziale e tornerà ad essere una ragazza appassionata di fumetti, che per la prima volta ha varcato una porta considerata da sempre con reverenziale devozione: quella di via Buonarroti. Quello che state per leggere è un racconto di sensazioni e stupore, e solo secondariamente un articolo professionale… ma è uno sgarro alla regola che credo si possa fare in questa circostanza! Benvenuti, quindi, nella redazione della Sergio Bonelli!
Il mio fido cavalier servente Daniele J. Farah ed io abbiamo appuntamento per le 9.30 in via Buonarroti n.42, e non n.38, come il mito insegna. Il n.40, invece, non esiste… che sia un numero civico appartenente a un’altra dimensione in cui abitano veramente Tex, Dylan, Martin, Nathan e tutti gli altri protagonisti della factory Bonelli? 😉
Visto da fuori, il palazzo è un normale edificio con appartamenti e terrazzine che affacciano sul lungo viale alberato. Ma basta alzare gli occhi per scoprire il primi segnali di qualcosa di anomalo. Al n.42 scorgiamo tre finestre che danno sulla strada, e già da fuori si notano disegni, tavole e fogli appesi lungo le pareti. Incuriositi, entriamo e incontriamo subito Alberto Ostini che, occasionalmente presente in redazione, si offre di farci da anfitrione tra i mille corridoi bonelliani…
[foto di Martina Galea]
Oltre a Glauco e Katia, il 42 è la “casa” anche di Stefano Marzorati (l’addetto stampa della Bonelli), Luca Del Savio, redattore tuttofare, e – naturalmente – di Antonio Serra, “papà” e curatore di Nathan Never e Legs. Lo studio di Antonio è un sogno: una piccola stanza luminosa con una libreria ingombra di scatole, cartelline e ammenicoli vari, una scrivania, un calendario di Legs e un tavolinetto completamente ricoperto di piccoli robot, gadgets, mostri elettronici e qualsiasi tipo di accessorio mai pensato…
[foto di Martina Galea]
Alberto ci spiega che ogni albo, di qualsiasi testata sia, prima della pubblicazione deve essere sempre letto da Canzio e Bonelli. E prima di arrivare a loro due, i passaggi di una singola storia sono innumerevoli… devo essere sincera, tra me e me ho sgranato gli occhi nel pensare a quanti gradini passa un albo che noi troviamo semplicemente in edicola. Ovviamente, il tutto nasce con un soggetto, che viene tradotto in sceneggiatura e revisionato insieme al curatore della testata. La sceneggiatura, suddivisa in vignette, viene trasformata in tavole dal disegnatore, che realizza solamente i disegni, senza balloons. Fino a qui, all’incirca è quello che ognuno di noi si è sempre immaginato: un lavoro di due, tre persone che sono poi i nomi che leggiamo nel tamburino ad inizio albo.
Tuttavia, il nostro giro con Alberto continua, e qui nascono le sorprese! Lasciamo il n.42, ed entriamo nel più celebre n.38, dove, in un dedalo di porticine a scomparsa e corridoietti, arriviamo nel cuore più ufficiale e serioso della redazione. In lontananza scorgiamo gli studi di Canzio e Bonelli, ma con discrezione non ci avviciniamo, per intrufolarci, invece, in altre stanzette e angusti passaggi. Nella prima zona del n.38 tutte le pareti sono ricoperte da tavole incorniciate, disegni e omaggi, i tavoli sono sempre ingombri da carte ma dall’aspetto più burocratico e gestionale, l’atmosfera stessa è più concentrata, più ufficiale. Incontriamo Mauro Boselli, lo salutiamo e lo vediamo scomparire in una delle tante porte: è stato cortese a dire che se avesse saputo che uBC veniva in visita si sarebbe presentato vestito meglio! 🙂
In silenzio rispettoso del lavoro altrui scivoliamo in un altro angusto spazio, una sorta di mini-archivio di tutti gli albi, in duplice o triplice copie, di tutte le serie Bonelli: credo che ci sia una spiegazione legata ai buchi neri dietro alla presenza di così tanti albi in cosi poco spazio! E mentre noi alziamo gli occhi per vedere, ammirati, quanti volumi ci circondano, un archivista, Luca, che ricorda i bibliotecari di Umberto Eco, con sicurezza, rapidità e precisione indica ad Ostini tre albi in quella marea infinita. E io che ho difficoltà a ritrovare i miei vecchi Martin Mystere in camera… Quello che più sconcerta, poi, è la rivelazione di Alberto: nella periferia a nord di Milano, esiste un capannone enorme con tutti gli albi pensabili, gli arretrati, le ristampe, le rese… Si saranno ispirati a questo per ideare il magazzino di Altrove? Alberto sorride…
Il giro procede, in angoli sempre più ferventi d’attività: in uno studiolo, due ragazze, Savina Bonomi e Cristina Pajalunga si occupano di coordinare tutto ciò che può riguardare la redazione (le presentazioni, le copertine e le quarte di copertina, ad esempio). Giustamente indaffarate, ci salutano con cortesia ma tornano immediatamente chine sui loro computer. Cambiamo stanzetta, e incontriamo Michele Masiero e Franco Busatta alle prese con l’ennesima mole di fogli: è una “cianografica”, una prova di stampa, l’ultimo controllo prima di dare l’Ok alla tipografia. Con Franco scambiamo qualche ironica battuta, ma purtroppo il fido Daniele non riesce mai a fotografarlo col sorriso: Busatta, istrione, rideva solo quando Daniele era distratto!
Proseguiamo oltre, senza disturbare troppo e raggiungiamo la stanza seguente, il “regno” di Maria Baitelli, la “regista” di tutta l’operosa redazione. La signora Baitelli non c’è perché è in riunione con Canzio e Bonelli ma incontriamo un altro grande, Mauro Marcheselli, che si dimostra estremamente interessato alla nostra presenza in redazione. Non solo riconosce Daniele (“Ah, ma tu sei Farah!”), ma aggiunge che lui legge spesso quel che la rete racconta.
La nostra gita è quasi alla fine, purtroppo: Alberto ci guida lungo l’ennesima porticina nascosta e in un corridoio leggermente fuorimano intravediamo tutte le tavole originali degli albi in lavorazione, allineate negli scaffali in ordine di testata. Alberto aggiunge che le tavole, una volta che l’albo è stato stampato, vengono inscatolate con cura e depositate momentaneamente in un archivio, in attesa di essere restituite all’autore, a cui appartengono (Bonelli ha i diritti per riprodurle, ma gli originali sono di proprietà del disegnatore).
Passato il corridoio, incontriamo una rampa di scale, la saliamo e sbuchiamo nella terza parte della redazione, quella che ho trovato più affascinante. Dicevamo prima che noi lettori siamo abituati a leggere i nomi degli autori nel tamburino e ad attribuire interamente a loro pregi e difetti dell’albo. Certo, questo è vero… ma una volta salita quella rampa di scale, abbiamo scoperto un mondo che spesso è sconosciuto ai più, un angolo di via Buonarroti che non viene citato quasi mai, un allegro rifugio, nel quale però si effettuano due lavori di estrema meticolosità e importanza: il lettering e la rifinitura grafica.
[foto di Martina Galea]
“Vorrei dedicare questo breve racconto di un viaggio alle letteriste… e ai grafici…”
Salutati i grafici, incontriamo una minuta signora, Maria Pejrano, che, con uno stile d’altri tempi, ci accoglie nel suo piccolo studio e ci racconta il suo lavoro, il più delicato, il più sottovalutato dalla massa dei lettori: il lettering. Maria sta scrivendo le parole all’interno dei balloon, e lo sta facendo a mano libera, con calma e concentrazione. Al momento sta lavorando ad una tavola di Julia, e ne approfitta per spiegarci che Berardi vuole che anche i baloon siano fatti a mano, per rendere ancora meglio l’idea di artigianalità dell’albo, mentre per le altre testate ci si aiuta con dei cerchiografi arancioni che vediamo in un angolo.
[foto di Daniele J.Farah]
Salutiamo Maria, e uscendo incrociamo un’altra distinta ragazza che sta cancellando i segni di troppo nelle tavole (baffi di china, imprecisioni, segni di matita): l’ultimo tassello della grande fabbrica dei sogni. Con Alberto ripercorriamo alcuni stretti corridoi, scendiamo una rampa di scale e ci ritroviamo all’ingresso della redazione: il nostro giro si è concluso.
Siamo partiti dall’aspetto più teorico, l’ideazione della storia. Abbiamo capito come i pensieri diventino disegni. Abbiamo vissuto tutto intorno a noi la frenesia dell’organizzazione, un orologio perfetto che non si può inceppare in nessun passaggio. Abbiamo scoperto qualche retroscena curioso, abbiamo visto archivi, tavole, schizzi. Abbiamo incontrato lavoratori immersi nelle loro occupazioni di gestione, e infine abbiamo toccato con mano il lato più nascosto, più discreto di questa enorme macchina.
E’ stata una mattinata illuminante: quello che noi compriamo ogni mese per pochi euro è frutto del lavoro di decine di persone, chi nell’ombra, chi più sulla scena, che si preoccupano di regalarci periodicamente mezz’ora di sogni. A volte ci deludono, a volte di entusiasmano, ma in ogni caso la perizia e la cura che ho visto io in un’ora e mezza è presente ogni giorno, in tutti gli albi. Proprio per questo vorrei dedicare questo breve racconto di un viaggio alle letteriste, il cui lavoro mi ha incantato per la cura con cui è eseguito, e ai grafici, che non vengono mai citati ma che meritano un enorme plauso da parte di noi lettori.
All’ingresso, ritorniamo un pò a fatica nel mondo reale, osservando le macchine che sfrecciano lungo il viale, e intanto ripercorriamo con la mente il nostro giro. Forse la Bonelli non è spettacolare come Hollywood, ma è un luogo da rispettare per la serietà che da anni dedica a noi lettori, e soprattutto per la capacità che continua ad avere nell’inventare un mare di storie solo per noi!
Ritornati al n.42, salutiamo la nostra squisita guida, che, come noi, lascia la redazione: sottobraccio, un Napoleone per documentarsi, due Dampyr per svagarsi e la sceneggiatura di un prossimo Legs da sistemare… buon lavoro, Alberto, a te e a tutta la redazione!
Un ringraziamento particolare va a Sergio Bonelli, Decio Canzio e Maria Baitelli per averci consentito di visitare la redazione e a Mauro Marcheselli per la cortesia dimostrata nell’accogliere due timidi visitatori dal mondo della rete.
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Questo è il commento uscito qualche mese dopo, nel TuttoTEX n.404, che ancora oggi ci fa sorridere a metà tra orgoglio e nostalgia per il ricordo di quella splendida esperienza.