“Strangers in Paradise – 25 anni dopo” è l’albo che segna il ritorno, per l’appunto 25 anni dopo averla iniziata, di Terry Moore all’opera che lo ha reso celebre, dopo aver esplorato diversi generi con “Echo” (action fantascientifico), “Rachel Rising” (horror soprannaturale) e “Motor Girl” (quotidianità di una reduce marine).
Nel 1993 un giovane autore, con un mondo da raccontare in forma di fumetto (ma spesso anche con prosa, poesia e canzoni) decise di fondare una casa editrice con cui autoprodurre la sua creatura. Questa creatura, “Strangers in Paradise” (SIP per gli amici), è riuscita, pur con notevoli difficoltà nella distribuzione, a far breccia nel pubblico raccontando una storia lontanissima dai canoni Marvel o DC (e in Italia da quelli Bonelli di fine anni ’90).
Ma che storia viene raccontata? E’ veramente difficile incasellare “Strangers in Paradise” in un solo genere (ed in realtà quasi tutte le opere di Terry Moore), sebbene il nocciolo dell’opera probabilmente sia l’amore tra le due protagoniste, Katchoo e Francine, e le mille peripezie che devono affrontare per riuscire a viverlo. Dove le “peripezie” vanno dai sensi di colpa di Francine, ragazza dell’America profonda, cattolica e cresciuta a pane e principesse, alla Yakuza e ai complotti di organizzazioni di stampo mafioso di cui Katchoo faceva parte da giovane, al terzo incomodo David Qin perdutamente innamorato di Katchoo ma anche strettamente parte di quella “zona mafiosa” che continua ad ingarbugliare la storia. E’ quindi riduttivo definire SIP una storia d’amore, o di spionaggio, o una serie comica, o un thriller, perché è tutto questo contemporaneamente, e forse anche di più.
Quando era uscito l’ultimo albo nel 2010, la storia aveva avuto una sua degna conclusione: i fan avevano salutato Katchoo e Francine sorridendo e sognando per loro la vita perfetta che meritavano. Sarebbe stato bello continuare a leggere le loro storie, ma Terry Moore ha optato per concludere la saga e passare ad altro.
Ora, dopo 9 anni, c’era davvero bisogno di un ritorno? Sicuramente ogni appassionato che si rispetti avrà acquistato l’albo per tornare ad immergersi nel quotidiano di tutti i personaggi che aveva imparato ad amare, e quindi sicuramente è stato un ritorno più che gradito, anche per l’autore. D’altra parte è lo stesso Moore a dichiararlo, alla fine dell’albo:
“Se mi chiedeste se è stato difficile rimettermi a scrivere questi personaggi vi direi di no, per nulla, perché non li ho mai lasciati. Vivono sempre con me. Ci pensavo ogni giorno, anche quando non stato disegnando un fumetto su di loro.”
Quindi, un ritorno ben fatto, senza errori nostalgici anzi narrato con una facilità estrema, che in un attimo fa ritornare alle atmosfere a cui si è stati abituati per anni. Certo, stona un po’ che Francine non compaia molto spesso, o che manchino personaggi storici come Freddy (l’ex di Francine) o Casey (l’ex di Freddy che diventa molto amica di Francine ma è anche una spia di quel che fa Katchoo e che… vabbè, è troppo complesso da spiegare ^___^). Diciamo che comunque, assenze a parte, l’atmosfera è perfetta. Si è tornati a casa. Fino a pagina 80, circa.
Da pagina 80, la storia inizia a diventare improbabile persino per SIP, con eventi che difficilmente troverebbero posto nel “mondo reale” che il lettore ha imparato a conoscere. Ma rimane comunque godibile e appassionante, sarà perché questi protagonisti ormai sono parte del nostro vissuto, e perché Terry Moore è un abilissimo affabulatore. Fino a pagina 160, circa.
Da pagina 160, la storia diventa definitivamente inverosimile, ma al contempo tutto trova una spiegazione logica, e Terry Moore si conferma un genio della narrativa. Attenzione allo spoiler, che non rovinerebbe la lettura in senso assoluto ma toglierebbe comunque un po’ di gusto nello scoprire COSA sta facendo Terry Moore.
Due nomi hanno fatto accendere una lampadina a chi scrive questo pezzo, due nomi che compaiono in modo quasi casuale durante la lettura: Sam e Rachel. Sam, come la protagonista di “Motor Girl”, e Rachel, come “Rachel Rising”. Il terzo nome che viene citato è Julie Martin, la protagonista di “Echo”. E tutto trova un senso, insieme a molti altri indizi che i lettori di “Rachel Rising” sicuramente avranno individuato.
Terry Moore ha unito tutte le sue opere in un unico grande affresco, e come lui stesso dichiara
“[I personaggi di SIP] mi hanno permesso di entrare nelle loro vite. Non li lascerò. Forse è per questo che tutte le mie altre storie si collegano a SIP… perché si trova al centro della mia immaginazione.”
Ora Katchoo, Francine, Rachel, Sam, Julie, Tambi sono tutti parte dello stesso universo narrativo, che quindi è un racconto quotidiano-supereroistico-action-horror-soprannaturale. Irreale e totalmente reale allo stesso tempo. E’ nato il Terryverse, che prossimamente tornerà con un nuovo albo, “Cinque anni”, di cui questo “25 anni dopo” non è altro che la necessaria premessa per raccontare cosa avverrà ora che tutti i personaggi si sono incontrati e che al mondo non restano, per l’appunto, che “cinque anni” per sventare la distruzione dell’umanità (a causa di tutti gli eventi concatenati che vengono narrati nelle circa 200 pagine del volume).
Ogni opera di Terry Moore può essere letta da sola, anche in base al proprio gusto personale, per chi ama più l’horror, per chi ama più la graphic novel “one shot”, per chi predilige l’amore, per ogni lettore, insomma. Ma questo volume è figlio del modo di interpretare la narrativa per Terry Moore, ovvero come un unico grande quadro dove i suoi personaggi interagiscono liberamente, muoiono, ritornano, uccidono, e soprattutto amano.
Se non conoscete Terry Moore, forse non dovreste iniziare da questo albo. Ma dovreste conoscerlo. Dovreste recuperare “Strangers in Paradise” e leggerlo, e poi fare altrettanto con “Rachel Rising” ed “Echo”. “Motor Girl” è facile, è una graphic novel in un solo volume.
E dopo che lo avrete conosciuto, non potrete più abbandonarlo, specie dopo aver letto questo “25 anni dopo”.
Ed ora non resta che attendere “Cinque anni”.
Bentornato, Terry.