Di recente ho avuto il piacere di partecipare all’incontro organizzato da Fondazione Cassamarca dedicato a “L’arte del fumetto narra la realtà. Matita e racchetta: Emanuele Rosso racconta il tennis con il fumetto… con Adriano Panatta”, uno dei “venerdì della cultura” il cui la Fondazione affronta argomenti di ampio respiro, dalla storia all’economia, dalla letteratura alla religione.
Grazie forse allo zampino dello staff TCBF, per la prima volta un fumetto è stato oggetto della rassegna, in una serata dove il mondo raccontato da Emanuele Rosso, fumettista, si è amalgamato col mondo reale di Adriano Panatta, tennista, in un continuo batti e ribatti tra i due ed il pubblico. Un vero e proprio match amichevole ma pieno di ritmo.
Il cuore della serata è stato l’albo “GOAT”, scritto e disegnato da Emanuele Rosso ed edito da Coconino Press, che narra la storia dell’immaginario giovane tennista Idris Arslanian che, sebbene dotato di un incredibile talento, ha scelto di giocare un solo piccolo torneo all’anno, l’Open 13 di Marsiglia. Il fascino misterioso di Idris attrae il mondo del tennis, e porta persino i “grandi” Federer, Nadal, Murray e Djokovic a decidere di giocare un torneo minore pur di affrontare un giocatore così atipico.
Il pretesto attorno a cui si svolge la storia permette ad Emanuele Rosso di raccontare un universo da sempre molto affascinante come quello del tennis, con le sue molte luci e le ombre che accompagnano ogni giocatore: i genitori ingombranti, il rapporto quasi simbiotico con l’allenatore, la vita ripetitiva al limite dell’ossessivo, l’incertezza di un lavoro basato solo sul proprio rendimento.
Quest’ultimo punto in particolare è stato per Emanuele Rosso quasi uno specchio del suo essere fumettista: grande appassionato di tennis, non ha però mai preso la racchetta in mano e ugualmente ha saputo raccontare le emozioni e le frustrazioni di un tennista anche perché in qualche modo gli autori di fumetti possono essere considerati “atleti solitari”, bravissimi nel loro mestiere ed in grado di ottenere un meraviglioso exploit (vincere Wimbledon, pubblicare un albo di successo) che li consacra tra i grandi, ma magari anche destinati a non esplodere mai per una serie di circostanze sfortunate.
L’occasione è stata particolarmente ghiotta per la presenza di Adriano Panatta (che ha un cameo anche nel fumetto, che a sua volta riprende un cameo del film tratto da “La profezia dell’armadillo” di Zerocalcare), che ha potuto arricchire la serata con aneddoti del suo vissuto, un tennis che forse oggi non esiste più ma che romanticamente Idris in parte rappresenta.
Il “doppio” cameo di Adriano Panatta
“GOAT” è una graphic novel che un appassionato di tennis e di fumetti non può non avere.
Un appassionato di tennis potrebbe provare a leggerlo per avvicinarsi ad uno stile di narrazione diverso dal solito, sebbene alcune scelte non siano facilissime per un neofita (per dire, i flashback non sono immediatamente riconoscibili come tali).
Un appassionato di fumetti dovrebbe sceglierlo perché lo sport da sempre è uno degli argomenti più intensi da narrare, e l’epica del tennis si sposa perfettamente con le immagini disegnate (Jenny la tennista la sa lunga, non dimentichiamolo).
E comunque, chi scrive non poteva non prenderlo, col doppio autografo dell’autore e del tennista 😉
Ah, per chi non lo sapesse, “goat” è un acronimo che nel mondo dello sport identifica il “greatest of all time“: Ronaldo o Pelè? Federer o McEnroe?
LeBron o Jordan? Disquisizioni che non avranno mai risposta, troppe differenze nello stile di gioco, nelle regole del gioco stesso, nelle caratteristiche date dal periodo storico… e allora perché non pensare che possa essere Idris Arslanian, il goat? O forse è solo una capra (traduzione dall’inglese di goat), chi può davvero dirlo? Solo leggendo l’albo lo potrete scoprire 😉