Ci sono momenti che danno davvero senso al mettersi di fronte ad una tastiera e scrivere di fumetto, anche se lo si fa da dilettanti, anche se non si è certo una voce autorevole.
Un inedito di valore è uno di questi momenti. La chiacchierata con un autore ammirato è uno di questi momenti. La vista di un gruppo di appassionati esordienti è uno di questi momenti.
Un festival che unisce questi momenti è uno di questi momenti, è la somma di questi momenti ed è più della somma di questi momenti: benvenuti al Treviso Comic Book Festival.
Il TCBF con il 2017 giunge alla sua quattordicesima edizione e conferma la vocazione a presentarsi come festival del Fumetto e dell’Illustrazione. Molti quindi gli appuntamenti con mostre ospitate in alcuni dei palazzi più belli della città e dedicate ad autori che hanno impattato sul “linguaggio disegnato”, condizionandolo.
Avendo a disposizione una città della bellezza di Treviso, la scelta collaudata di organizzare un “festival diffuso” è stata ovviamente vincente e tutta la città è diventata teatro di un “doppio turismo” per cui l’ammirazione di tavole originali si fondeva con l’ammirazione degli interni più prestigiosi della città, in alcuni casi aperti al pubblico solo per questa occasione.
Per il visitatore si trattava quindi di mettersi di buona lena, programmare il percorso e scarpinare tra le vie piazze e vicoli distese sulle acque del Sile, del Botteniga e del Cagnan. Presenziare ad ogni inaugurazione o anche solo apprezzare ogni mostra, impossibile, a meno di non essere maratoneti, per cui eccovi alcuni ricordi in ordine sparso.
Nella cornice di Palazzo Giacomelli, sede dell’Unindustria di Treviso, si sono celebrati i 50 anni di carriera di Giorgio Cavazzano, coincidenti con i 50 anni di Corto Maltese, a cui l’autore ha dedicato la sua ultima grande fatica. Nelle sale del palazzo del XVII secolo si potevano quindi visionare sia le tavole del Topo Maltese sia ripercorrere velocemente le tappe della carriera del disegnatore, con una sala dedicata a preziosi dipinti del maestro.
Al piano nobile di Ca’ dei Ricchi veniva esposta, in presenza dell’artista-designer-architetto Luigi Serafini, una selezione qualificata delle tavole tratte dall’immenso e surreale Codex Seraphinianus pubblicato per la prima volta nel 1981 e proprio ora ristampato.
Densa di storia, anche se più tragica e meno mondana, anche la Sala d’Arme di Porta Santi Quaranta in cui hanno trovato spazio le tavole sanguigne del francese Thomas Gilbert la cui opera La Saggezza delle Pietre sta facendo grossa sensazione in patria e oltre.
Quasi in contrapposizione, l’immaginario geometrico e onirico di Jessie Jacobs, purtroppo assente, spiccava sulle pareti evocanti un rave clandestino nello Spazio Dintorni allestito al numero 13 dell’angusta Via dei Pescatori.
Non si deve pensare che questa attenzione all’aspetto autoriale e alle personalità artistiche si sia tradotto in un rifiuto snobistico della parte “commerciale”. Forse non (ancora) con i numeri di Lucca, il TCBF sta attraendo sempre più nomi del settore nello spazio ad accesso gratuito della Mostra Mercato, divisa tra le locazioni di Borgo Mazzini e Piazza Matteotti. Testimonianza del rapporto di fiducia in crescita il fatto che non pochi editori avessero uno o due volumi in anteprima per la fiera o, in assenza, scegliessero di blandire i visitatori con sconti e gadget ad hoc.
Degno di menzione, proprio nello spazio di Borgo Mazzini, l’ampio chiostro completamente riservato agli esordienti e le autoproduzioni. Un riconoscimento ed un atto di fiducia verso chi con le sue forze porta il linguaggio disegnato verso il domani.
In questo giro turistico si è camminato ebbri di ottimismo: ad ogni inaugurazione il calore dei partecipanti circondava gli autori, molti sicuramente gli occasionali curiosi attirati dalla generosa gratuità, ma moltissimi gli appassionati che discutevano con attenzione le tavole, sfogliavano volumi di editori consolidati o totali esordienti, illustravano sottovoce agli amici o ai figli il significato che aveva, anche solo per loro, una data tavola o illustrazione. E poi ammiravano le volte dei palazzi messi a disposizione, orgogliosamente, non solo dalle istituzioni ma anche da privati. In una gara a testimoniare la rinnovata fiducia di Treviso nel suo prestigio cittadino come emerso dalle parole appassionate e ironiche di Nicola Ferrarese, uno dei direttori artistici del festival insieme ad Alberto “Alpo” Polita, presentatoci per felice combinazione, che ha ricordato come gli ultimi tre anni di investimento di energie in questo progetto siano stati possibili anche grazie alla volontà di Treviso di essere conosciuta in Italia per il suo apporto alla cultura e non perché un sindaco faceva togliere le panchine dai parchi.
L’augurio è che questo investimento in apertura e in orgoglio venga ripagato con sempre più visitatori appassionati e rispettosi anche perché, se occorresse ulteriore incentivo, citerei le parole di uno stimato collega: “Treviso è una bella città e si mangia bene!”.