TCBF 2024: è ancora amore (e Prosecco)

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Il necessario disclaimer è che questo reportage arriva colpevolmente con settimane di ritardo, nonostante al termine delle tre giornate (27-28-29 Settembre) di mostre del Treviso Comic Book Festival 2024 fossimo, come si suol dire, “carichi a pallettoni”.

E poi “life happens”.

L’originale del manifesto 2024 disegnato da Agathe Sorlet

Quindi eccoci qua, a giochi ampiamente finiti, a dare il nostro “arrivederci” ad una delle feste del fumetto più particolare d’Italia.

È molto importante sottolineare la “specificità” del TCBF in un contesto che sta assumendo i contorni preoccupanti di una bolla speculativa: ancora 10 anni fa, nonostante il fumetto fosse ormai diventato “evento” al rintocco del nuovo millennio, gli appuntamenti dedicati al fumetto in Italia erano, nella migliore delle ipotesi, da due a tre per regione (molto più concentrati al nord) con circa un week-end al mese di copertura.

Ora chiunque sia iscritto ad un social ed abbia messo “comics” tra i suoi interessi riceve una media di tre notifiche ogni week-end che gli ricordano che tra provincia di residenza e regione può scegliere tra circa 3 festival o mostre mercato.

La folla alla Fondazione Benetton… e il Prosecco doveva ancora arrivare

Questa sovrabbondanza ha le stesse caratteristiche di ogni sovrabbondanza: la stragrande maggioranza di questi eventi pare fatta con lo stampino, cercando di emulare la formula di quello che è ormai diventato l’irraggiungibile “best-seller”, il Lucca Comics & Games.
Ospiti di richiamo, content creators più o meno famosi, firmacopie & meet and greet, qualche conferenza, qualche esposizione di tavole, tantissimo merchandising in vendita, cosplayer.
Da qualche parte anche dei fumetti in vendita…

Pochissime sono le deviazioni dalla formula e, quasi sempre, hanno una storia abbastanza lunga alle spalle: Lucca Collezionando fa incontrare collezionisti, autori e cronisti di fumetto (professionisti o amatoriali) di fronte ai banconi di “mercanti e rigattieri” di fumetto di lunga data. Niente pop culture, né cosplay ma lunghe dissertazioni su tavole ed edizioni. Rapalloonia vive completamente del volontariato e della disponibilità di autori “di famiglia” a dedicarsi per qualche ora a firme e bozzetti sotto un sole cocente, per poi concludere con una cena-premiazione.

La prima inaugurazione con Alessandro Ripane (col berretto)

E poi c’è il Treviso Comic Book Festival che, orgogliosamente e ostinatamente, ancora concentra tutte le sue forze ad esporre gratuitamente i più diversi concetti di fumetto nei più bei palazzi di Treviso, facendo pagare un obolo puramente simbolico unicamente per l’accesso alla minuta mostra mercato dove piccoli ma molto noti editori (tra gli altri: Becco Giallo, SaldaPress, Il Castoro) espongono le novità presentate in conferenza.

Il fumetto è l’unico argomento di questo festival e la cura con cui viene esaminato prima di essere mostrato letteralmente traspira: la scelta degli invitati, a partire da chi ottiene il privilegio di disegnare il manifesto, non è mai banale, come non sono mai banali le tematiche proposte.
C’è molto di quello che si può caratterizzare – con una grossa generalizzazione – “fumetto underground”, ma anche fumetto realistico/storico, linea chiara, fino ad arrivare alla Disney, quasi sempre rappresentata dal decano Giorgio Cavazzano che, anche per ragioni semplicemente geografiche, è ormai più una sorta di vice-patrono che un ospite.

La vetrina decorata di uno dei tanti “sponsor dal basso”

Il calendario è fitto di novità e questo mette nell’imbarazzo della scelta: per cui, senza alcuna pretesa di completezza, citeremo le inaugurazioni (tutte accompagnate da rinfreschi a Prosecco libero offerto a tutti i presenti) a cui siamo riusciti a partecipare muovendoci da un punto all’altro del bellissimo centro storico.

Venerdì 27 alle 19 apriva la festa la mostra Don’t worry: it’s supposed to do that dedicata alle opere di Alessandro Ripane, fumettista “underground” anomalo per il suo tratto estremamente netto e cartoonesco che produceva l’ossimoro di rendere “chiarissimo il surreale”. Parte della mostra è dedicata alla sua opera più recente – Hai rubato anche tu questo disegno – che mette in scena il racconto autobiografico di un autore che non può più chiamare “suo” un disegno che, per fortuna o sfortuna, è diventato “virale”, venendo riprodotto, citato, variato migliaia di volte senza che nessuno si peritasse di risalire all’originale.
Surreale la storia vera, surreale, ovviamente, la narrazione.

Il giorno dopo, l’evento principale era sicuramente la classica inaugurazione multipla che si tiene nelle sale della Fondazione Benetton.

Agathe Sorlet (in completo arlecchino) alla Fondazione Benetton

Ospite d’onore la giovane disegnatrice francese Agathe Sorlet (autrice del manifesto 2024) con la mostra From Heart to Hand, tutta dedicata al suo “amore per gli amori”, da quelli famigliari e parentali a tutte le fasi dell’innamoramento, senza escludere il sesso – compresa la sua eventuale fine – fino all’amore per sé stessi: di nuovo senza trascurare il lato fisico.
Il tratto della Sorlet è di una semplicità disarmante al punto da sembrare facile, ma non ci vuole certo un occhio di critico per intuire una cura nella costruzione degli equilibri tra forme e colori, tra tratto e campitura, e per cogliere quanto studio e impegno ci sia dietro.
Questo equilibrio si presta perfettamente a rappresentazioni che sono spesso estremamente sensuali, al limite del pornografico e, contemporaneamente, pure e ingenue.

Lo stile pieno, tenero e sensuale della Sorlet

Sicuramente, come per le precedenti edizioni, scelta azzeccata per avere una grande copertina per la manifestazione.

Ad affiancare l’esposizione di Sorlet, la mostra a più mani Marco Polo: un viaggio disegnato, pensata a 700 anni dalla morte del più grande esploratore veneziano, con i contributi di Giorgio Cavazzano (disegnatore de Il Miliardo sceneggiato da Marco Nucci per Disney), Lele Vianello Guido Fuga (autori del Marco Polo edito da Lineadacqua) e Marco Tabilio, autore per Beccogiallo del Marco Polo che, nelle parole stesse dell’autore, racconta inventando la “vita comune” di Marco Polo, figlio di una famiglia di mercanti/esploratori che dice pochissimo di sé stesso nell’opera che narra a Rustichello da Pisa, stimolando così l’immaginazione curiosa di chi di lui verrà a sapere nei secoli successivi.
Il salone opposto era invece occupato dalla monografica di Niall Breen, autore di strisce irlandese, principalmente noto per la serie Dog & Frog il cui primo e primario interesse è fornire pillole di positività e auto-accettazione grazie a personaggi semplicissimi sia nel tratto che nell’elaborazione dei problemi.
Un continuo ricordare al lettore che la parte peggiore di ogni problema è quanto gli permettiamo di crescerci dentro e quanto, spesso, basti anche un minimo di “accettazione” – di sé, dei limiti propri, degli altri e della realtà – per andare oltre.

E all’opposto lo stile psichedelico di Westvind

Poco dopo, appena di fronte alla Fondazione, un’altra inaugurazione dedicata all’artista statunitense Lale Westvind con Becoming Being: molto più illustratrice astrattista che fumettista, la giovane autrice ha portato – oltre ad una selezione dei suoi quadri – un’installazione realizzata apposta per il TCBF, a testimoniare il rapporto di stima che viene costruito dai curatori (volontari) del festival con gli autori selezionati in tutto il mondo.

L’ultima inaugurazione che non abbiamo voluto assolutamente perderci – tanto per il cambio di tema, quanto per la collocazione un po’ “fuori centro” in un’area di riqualificazione – è stata quella dedicata a Spasso con Poldo, fumetto per l’infanzia su testo di Walter Leoni e disegni della giovanissima disegnatrice, ed ex volontaria TBCF, Isabella Tiveron.

La tenerezza curata della Tiveron


Un esordio che ci ha colpito positivamente, in quanto il tratto grafico della Tiveron è estremamente “solido” in un campo, quello dell’illustrazione per bambini, che lascia molto meno spazio all’improvvisazione di quanto si possa superficialmente pensare.
Da ogni tavola si percepisce un’attenzione tanto ad un dinamismo semplice da comprendere, quanto ad un equilibrio di forme, colori ed espressioni che è finito per piacere tanto ai bambini quanto agli adulti (o, forse, “vecchi bambini”).

L’abbondanza di mostre, sempre introdotte con l’intervento degli autori intervistati dai curatori e volontari del festival, non deve però far credere che non ci fosse spazio per l’approfondimento: l’intero spazio delle 2 giornate e 1/3 era letteralmente strabordante di conferenze che si accavallavano (difficile contenere tanti ospiti con tanto da dire).

Il club degli amori spezzati

Dovendo scegliere abbiamo seguito prima Heartbreak Girls Club, una conferenza tutta al femminile che ha visto Micol Beltramini, Agnese Innocente, Francesca Torre, Alice BertiVaga (Valentina Galluccio) confrontarsi sul tema di amori finiti, amori tossici, autostima e capacità di tracciare una linea ben precisa tra accettazione e sopportazione.

Poi, praticamente spalla a spalla, Marco Nucci, Giorgio Cavazzano, Paolo Gallina e Marco Tabilio, con Da Marco Polo a Dante, epopee e viaggi a fumetti, hanno invece dissertato di come rappresentare le figure storiche nel fumetto senza, mi si perdoni la terminologia impropria, farne dei “pipponi pesantissimi” ma restituendo anche la loro dimensione contemporaneamente umana ed avventurosa, con un accorato sfogo di Marco Nucci che, come il sottoscritto, non si capacita che la sovrabbondanza di personaggi storici “larger than life” avuta in Italia continui ad essere un serbatoio di idee a cui pochissimi autori italiani hanno l’ardire di attingere per qualcosa che non sia un trattato biografico fotocopiato dalle note storiche.
Laddove, come ogni tanto mi viene da ricordare, il manga giapponese non ha alcuna remora ad affibbiare superpoteri a Michelangelo Buonarroti.

Da sinistra, Cavazzano, Nucci, Tabilio e Gallina raccontano viaggi da un tavolo

Concludendo, dopo un ritorno post-Covid che ci aveva lasciato il legittimo timore che una fiera così particolare, sostenuta solo da sponsor locali e lavoro volontario, potesse aver risentito dei due anni di stop e di un mutato clima culturale, questa edizione 2024 ha dissipato ogni preoccupazione.

L’amore del TCBF per il fumetto è ancora forte e percepibile in ogni sua manifestazione e nelle parole degli organizzatori, dei volontari e dei curatori e percepibile, altrettanto, nelle voci dei partecipanti che affollavano le mostre (e i buffet di Prosecco) e dei negozianti che hanno sponsorizzato i disegnatori-vetrinisti.
Un amore ricambiato.

Luca Cerutti

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