Yves Sainclair

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Yves Sainclair è stato il protagonista, a metà anni Settanta, di due sole storie (ambientate nella Cina del 1928) che, a tempo debito, avrei descritto nella mia rubrica intitolata – appunto – Anni ’70. Ma, in occasione di un viaggio a Parigi per visitare la mostra La BD à tous les étages, è successo qualcosa che mi ha fatto decidere di scrivere questo articolo…

Scendi dalla scaletta dell’aereo assaporando appieno la soddisfazione di tornare a Parigi, a ben sette anni dall’ultima occasione, prima che vari motivi personali – famiglia, lavoro… – e una pandemia mondiale abbiano praticamente azzerato i tuoi viaggi all’estero. Al Centre Beaubourg ti aspetta la mostra dedicata a 60 anni di BD ma hai tutto il tempo per fare il tuo consueto giro della Ville Lumière, secondo quegli itinerari che hanno sempre caratterizzato qualunque tua visita: il panorama della Torre Eiffel dal piazzale del Trocadero, la gigantesca FNAC ai piedi della Défense, il tratto in superficie della linea 2 della metropolitana con Montmartre sullo sfondo…

Una volta visitata la mostra, scambiando qualche parere con chi ne parlerà sulle pagine di uBC (e concordando sulla sensazione che ha sembrato contraddistinguere il percorso espositivo, ovvero “facciamo con quello che c’è”), hai ancora un pomeriggio a disposizione prima di riprendere l’aereo e tornare a casa… e così decidi di rispolverare una consuetudine che risale ai tuoi primissimi viaggi a Parigi, più di trent’anni fa: la camminata lungo la rive gauche sbirciando i banchetti dei bouquinistes, in cui hai spesso scovato a buon prezzo autentici tesori che ti sono serviti prima per la tua tesi, poi per le tue letture tout court.

Dopo aver dato un’occhiata a Notre Dame, inizi dunque la tua passeggiata nostalgica dal Pont au Double in direzione del Pont Neuf, fermandoti praticamente ad ogni banchetto per vedere se trovi qualcosa che vale la pena acquistare, in mezzo – a dire il vero – ad un sacco di cianfrusaglie variamente assortite… quand’ecco che l’occhio ti cade su una busta incellofanata alla bell’e meglio, contenente due albi.
Non appena ne riconosci il protagonista, un senso di vertigine ti assale e ti fa tornare indietro nel tempo, a quando – appena adolescente – avevi scoperto le tue prime BD sulle pagine di Lanciostory: sì, è proprio Yves Sainclair, l’avventuriero che volava sui cieli della Cina a bordo di aerei scassati quasi quanto il Piper di Mister No! Con affettata nonchalance inizi a contrattare l’acquisto della busta, facendo notare allo svogliato bouquiniste (che, probabilmente, ha “ereditato” il banchetto da un padre o un nonno ben più esperti di lui) che 30 euro per due albi in condizioni mediocri sono un furto e quindi sei disposto a sborsarne la metà, altrimenti arrivederci e grazie, finendo poi per trovare un accordo a 20 euro.

Già sulla navetta che ti riporta verso l’aeroporto, apri la busta e ti metti a sfogliare le pagine del primo albo, dando ulteriormente via libera ai ricordi… Una BD tutta d’azione, senza preamboli, senza “spiegazioni” sui protagonisti (gli unici accenni sono inclusi nella vignetta qui a fianco – chi non mastica bene il francese può cliccare qui), senza approfondimenti psicologici, senza alcuna didascalia, senza informazioni che inquadrino il contesto, tranne un’indicazione iniziale – “Shanghai 1928” – e qualche riferimento a Chiang Kai-shek e Mao… Pura, semplice avventura per una trama ridotta all’osso, che ruota intorno ai tentativi di impossessarsi di una cassa contenente il tesoro del “signore della guerra” della Manciuria, con continui colpi di scena e capovolgimenti di fronte. Niente di più, ma neanche niente di meno: quella “semplice avventura” che ti aveva folgorato, come in altre BD di quel periodo… e il pensiero corre veloce, ad esempio, a Bernard Prince (Bob Morane era già più prolisso, per non parlare degli spiegoni scientifici di Luc Orient), anche se il trio di protagonisti della BD di Greg & Hermann era ben più approfondito dei tre personaggi qui in ballo, accomunati – a fasi alterne – solo dal tentativo di impossessarsi del tesoro.

I testi di Claude Moliterni sono asciutti e scorrevoli, senza fronzoli, pieni di battute brillanti come quelli della tavola citata in precedenza e grondanti una genuina political incorrectness. Patrice Serres lo asseconda con disegni gradevoli ed essenziali, immediatamente leggibili, affiancato nella seconda storia da Marcel Uderzo (fratello del creatore grafico di Asterix). Tutto come ricordavi, insomma, con quella piacevole sensazione nostalgica che riaffiora dagli abissi del tempo – la pubblicazione su Lanciostory risale a 45 anni fa… – e che ti riporta alla tua adolescenza, al piacere della lettura fine a sé stessa, senza la necessità di rileggere un passaggio poco chiaro o di soffermarti su una tavola per capirne meglio i dettagli.
Un fumetto insomma che adempiva perfettamente al suo compito fondamentale: garantire una parentesi di svago, niente di più, niente di meno.

L’avventura editoriale di Yves Sainclair in Italia inizia pochi mesi dopo la pubblicazione Oltralpe: le due storie di cui è protagonista vengono infatti serializzate in bianco & nero (tra la fine del 1974 e l’inizio del 1976) sulle pagine di Alter Linus, con i lettori che devono aspettare mesi tra una puntata e l’altra. Va invece meglio sulle pagine di Lanciostory, che le pubblica nel 1979 – senza indicare i titoli degli albi originali – sui numeri dal 27 al 29 (prima storia, con Yves che appare anche sulla copertina del n. 27) e dal 32 al 34 (seconda storia) della V annata. Come per tutte le BD pubblicate in quel periodo sui settimanali Eura:
– non veniva fornita alcuna indicazione sugli autori,
– le pagine alternavano colore e bianco & nero,
– il lettering era scritto a macchina e
– nel numero prima dell’esordio della pubblicazione, appariva una pagina che presentava il personaggio.
Nonostante le potenzialità della serie, dopo il finale esplosivo non vi saranno poi ulteriori avventure.

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