Fate fuori Ramirez: il fumetto giusto nella confezione sbagliata

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Partiamo dalle premesse: Fate fuori Ramirez – Atto I, edito da Star Comics, è un gustoso e divertente “pilot” di una serie action con una speziatura “pulp” molto meno pesante di quanto si potrebbe ipotizzare dal titolo.

Una cover: una promessa

Abbiamo sì il contesto citazionista “anni 80” con tanto di prodotti e relativo marketing (parodisticamente) ispirato a quegli anni di consumismo in cui i produttori di elettrodomestici (aspirapolveri, in questo caso) sembrava stampassero direttamente i soldi da tanti ne facevano, abbiamo personaggi sopra le righe che vanno dal boss del narcotraffico al dozzinale ispettore federale con Stetson e cravatta appariscente. Ed abbiamo il Ramirez del titolo: vittima di uno scambio di persona o inarrestabile killer dalla doppia personalità? Innocuo genio della riparazione aspirapolveri privo della parola o ciarliero emulo di Walter White (prima cosa che mi è venuta in mente quando ho visto quel cappello).
L’ambientazione però non prende mai il sopravvento sulla narrazione e gli eventi di questa lunghissima introduzione si snodano con fluidità e senso del ritmo, merito della mano solida di Nicolas Petrinaux, ai testi e disegni, che dà al suo fumetto un taglio action e cinematografico utilizzando con molta disinvoltura vignette tagliate, sovrapposte, irregolari, linee cinetiche e cambi di campitura.

E’ il migliore in quello che fa…

Insomma, come un “pulp” moderno fatto bene l’ambientazione e le battute possono essere modellate su una nostalgia parodiata, ma i mezzi tecnici sono quelli moderni di un fumetto “globalizzato” che mescola l’estetica della BD, la scansione dei Comics ed il dinamismo dei manga. Quale può essere il problema?

Il problema è che, purtroppo come molto “pulp” moderno, fatto bene o fatto male, alla fine è confezionato per essere un prodotto “figo”.

Il problema è che abbiamo il succoso “pilot” di un fumetto action disimpegnato venduto in confezione cartonata con copertina in “rilievo” semi-olografico a diciannove (DICIANNOVE) euro (18.90, per essere precisi).

… ma quello che fa potrebbe non essere bello.

A questo punto io alzo le mani e prendo atto, rassegnato, che il fumetto europeo ha semplicemente rinunciato ad estendere il suo pubblico e che tutto quello che si propone è di continuare a mungere i suoi lettori consolidati fino a che potranno/vorranno continuare a mantenere il loro hobby.
Perchè non trovo nessun motivo al mondo per cui un fumetto con le potenzialità di attirare l’attenzione distratta ma sempre in cerca di stimoli di un giovane lettore, lo tenga a distanza in tutti i modi con una confezione ed un prezzo che urla “questa è roba che compra tuo padre, ragazzino!”. Non, attenzione, “questa è roba per grandi”, che magari (anzi certamente, se ricordo cosa furono per me Skorpio, Lanciostory e Alter Linus) lo potrebbe attirare. No: scientemente la confezione ed il prezzo ammiccano al lettore “educato” e si pongono in una fascia di non interesse per nuovi lettori.

Peccato che, a mio parere, chiunque abbia fatto questa scelta, che sia l’autore o l’editore, ha clamorosamente sbagliato su entrambi i fronti.
Non starò ad aprire un secondo fronte di discussione su quanto io trovi, da tempo immemore, demenziale questa distinzione tra “fumetto” e “Graphic Novel” che, come giustamente sottolineato da più di un critico intelligente, nasconde da una parte l’arroganza di chi ritiene di poter legittimare e dall’altra l’insicurezza di chi vorrebbe veder legittimato un linguaggio che, con ben più di un secolo di vita alle spalle, di legittimazioni non ha bisogno.
Non esiste fumetto “alto” e fumetto “basso”, esiste contenuto e contenitore e, come di ogni altro linguaggio, la coerenza tra contenuti e confezione paga.
Ci sono opere che si complementano in una confezione cartonata e richiedono, a volte per il puro peso fisico, una postazione di lettura ed uno spazio in libreria. Altre che devono muoversi agili e accompagnare il lettore che hanno catturato ad un primo sguardo lungo una narrazione si spera duratura, ma rapida e leggera.

Fumetto d’azione!

Fate fuori Ramirez appartiene a questa seconda categoria ma gli è stata imposta la pesante casacca della prima, con il risultato che un nuovo lettore lo ignorerà ed un lettore “di lungo corso” si chiederà, al termine del primo volume, se affrontare la spesa per un secondo. Rispondendosi “probabilmente no” nel mio caso.

Ed è un vero peccato.

Luca Cerutti

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