Julia n.321 “L’altra madre”

//
3 mins read

Il rapimento di bambini negli Stati Uniti tocca livelli quasi assurdi per crederci: i dati del National Center for Missing & Exploited Children parlano di quasi 800.000 bambini che scompaiono ogni anno. Sono cifre astronomiche.

Tra le specificità del fenomeno vi è lo “Stereotypical Kidnapping”: si rapiscono bambini, giovani anime innocenti molto spesso senza chiedere un riscatto, concludendo la loro prigionia nel peggiore dei modi: la loro morte.

Sembra questo il contesto in cui si apre il n.321 di Julia, L’altra madre: soggetto di Giancarlo Berardi, sceneggiatura di Berardi e Lorenzo Calza, disegni di Ernesto Michelazzo.

Felipe Duarte è il figlioletto di Leticia Perez, madre anche di due piccole bambine (Susanita di tre anni ed Estrella di sei mesi). Una famiglia di latini, messicani, che vivono in un sobborgo di Garden City, Beach Groove, dove – anziché vivere – l’obiettivo di ogni giorno è “sopravvivere”.

Il piccolo Felipe, proprio nelle prime pagine della storia, se ne sta seduto su una banchina al bordo di un campetto da calcio dove è solito giocare con i suoi amici. Ma non questa volta: è triste, ha un livido sulla faccia. Sua madre si trova a poche centinaia di metri al parco con le due figliolette ed un’amica. Anche Leticia ha dei segni di percosse sul volto. Una tipica storia di una madre tuttofare, sposata con un marito violento e delinquente (Enrique Duarte) senza il diritto di cittadinanza e quindi con il permesso di soggiorno da rinnovare ogni anno.

Ed è mentre Felipe se ne sta seduto con i suoi pensieri che entra in scena una misteriosa donna di mezza età, Geena, dai capelli biondi (taglio analogo a quello di Meryl Streep in Il diavolo veste Prada). Si avvicina a Felipe e inizia un legame con il bambino, che seguirà di sua spontanea volontà la donna, scomparendo così dalla madre.

È questo l’inizio intrigante della storia. Nel frattempo, la crisi esistenziale di Julia Kendall, ormai già in atto da diversi numeri, raggiunge forse il livello fin qui più alto, tipico dell’evoluzione psicologica dei personaggi creati da Berardi. Il problema principale, il nocciolo da cui si dipana tutta la sofferenza interiore della criminologa è la relazione a distanza con Ettore. Tra Garden City e Genova c’è di mezzo un oceano, non solo in senso letterale: un oceano di contraddizioni, incertezze, poche basi per un punto solido di fondamenta da costruire. Tutto è troppo vago e senza un momento di svolta.

Nel bel mezzo di questa crisi rispunta il neoprofessore e collega universitario della Kendall, Devon Hutchins, già apparso con due nomi diversi, prima nel n.309 (con il nome di Simon Dubois), poi nel n.312 (con appunto il nome di Devon Hutchins). L’arcano è presto svelato: doppio nome e doppio cognome. Ma l’elemento importante della storia è l’invito a pranzo che l’apparente timido e goffo professor Devon-Simon fa a Julia.

Realistici e dotati di musicalità sono gli scambi di battute tra i due alla tavola calda, Un altro punto di forza della serie: da musicista ed appassionato del settore, Berardi – coadiuvato da Lorenzo Calza – mette in atto, in una manciata di pagine, dei dialoghi reali e spontanei. Inutile dire che il prof inizia a far breccia in Julia.

Nel frattempo, il legame tra Geena ed il piccolo Felipe si fa sempre più intenso. Geena svolge proprio il ruolo di “un’altra madre” con il bambino: e da qui si comincia a capire che non siamo davanti alle classiche dinamiche di un rapimento. Geena Diert, infatti, è una donna in apparenza comune, con una vita normale, ma che nasconde un passato devastante. Suo figlio Connor, della stessa età di Felipe, è venuto a mancare alcuni anni prima per una grave leucemia. Poi anche il marito è caduto vittima in un terribile incidente stradale in cui a salvarsi è la sola Geena, estratta viva dai rottami e dalle fiamme dell’auto di cui suo marito era alla guida.

Quante storie come questa possono appartenere alla comune realtà di tutti i giorni? E soprattutto: che conseguenze può portare un trauma così devastante nella vita di una persona, e nella fattispecie in una mamma?

Quello che cerca Geena è un estremo bisogno di diffondere affetto verso il piccolo Felipe, per lei una rappresentazione realistica del suo piccolo Connor, ormai deceduto da troppo tempo.

La Kendall aiuta Belinda Sullivan (dell’Ufficio persone scomparse) a cercare di risolvere la questione della scomparsa di Felipe, che ormai è sparito da diversi giorni.

A metà storia vi è l’improvvisa morte del marito di Leticia e padre di Felipe, Enrique Duarte, freddato nel parcheggio di un supermarket a pochi isolati da Beach Grove.

Finché poi arriva in scena Josè Gonzales, che nelle primissime pagine della storia stava invitando Felipe a giocare a pallone. È uno dei suoi migliori amici, da sempre compagno di gioco del bambino. Coetaneo di Felipe, Josè metterà Julia e Belinda sulle tracce di Geena Diert e del suo travagliato passato.

Una buona storia, come sempre attinente allo spaccato delle complessità che la realtà ci offre. Un numero importante, questo 321, anche per l’arrivo del nuovo copertinista della serie: dopo Marco Soldi e Cristiano Spadoni, è la volta di Lorenzo Bovo. Forse il suo tratto un po’ troppo plastico e poco fluido, nella prima prova da copertinista, non convince pienamente. La pecca grave è stata sicuramente quella di non aver minimamente lasciato un piccolo spazio nella rubrica della posta, magari per inserire una piccola nota, sia per i saluti per l’ottimo lavoro svolto da Cristiano Spadoni, sia per il benvenuto a Bovo come nuovo copertinista, che si alternerà a Francesco Bonanno (sua sarà la copertina del prossimo n.322). Il segno che ancora, ahimè, sono tempi duri per i disegnatori italiani.

Francesco Bertelli

Scrivo storie e mangio pane e fumetti

Articolo precedente

Short Review
Settimana #24 2025

Prossimo Articolo

“L’Or du Spectre” di Matz & Xavier

Ultimi Articoli Blog

Follomix 2025

A Follonica la prima edizione del Festival del Fumetto e del Collezionismo…