Cronache di Gerusalemme
di Guy Delisle

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Chi ama il graphic journalism, sa molto bene che un autore come Guy Delisle deve assolutamente essere preso in considerazione. Il suo stile di narrazione non è propriamente d’inchiesta (denuncia sociale forte e di parte), ma riesce a rimanere distaccato pur raccontando storie drammatiche e/o di popoli in lotta da decenni. 

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I fumetti d’inchiesta che raccontano di storie, luoghi e persone che vogliono cambiare il mondo.

Tavola del fumetto - Le diverse religioni

Non è la prima volta che parliamo di Guy Delisle sul nostro Magazine. Abbiamo raccontato di lui in diverse situazioni e recensendo varie opere. Certo è che un autore così influente, soprattutto da un punto di vista umanitario, non ha un margine di articoli che gli si possono dedicare e, infatti, eccoci qui a parlarvi di Cronache di Gerusalemme.
Questo graphic novel, uscito nel 2011, si è subito imposto come un’opera fondamentale nel panorama del fumetto contemporaneo, conquistando anche il prestigioso premio “Fauve d’Or” al Festival di Angoulême nel 2012.

Delisle ci guida attraverso le sue esperienze quotidiane nella Città Santa, luogo dove ha vissuto per un anno insieme alla sua famiglia, al seguito della moglie Nadège che lavorava per MSF (Medici Senza Frontiere). Si stabiliscono, nello specifico, a Beit Hanina che si trova a Gerusalemme Est, lontano quindi dalla “città cartolina”. Qui, Guy dovrà occuparsi dei figli e della quotidianità della sua famiglia – visto che la moglie è occupata per lunghe giornate, spesso nella gestione amministrativa dell’organizzazione. Questa situazione porterà il fumettista a crearsi, poco alla volta, una vita sociale e cercando di portare avanti anche il suo lavoro – disegnare.

Si tratta di una condizione giornaliera che propone problematiche di fatto importanti e, spesso, fuori da ogni logica di democrazia: come attraversare ogni giorno checkpoint con militari, assistere a discriminazioni senza alcun rimorso o vivere con un muro così imponente che, alle volte, anche per pochi passi, bisogna fare chilometri solo per attraversarlo, con tutte le problematiche che ne derivano.

Uno degli aspetti più interessanti di Cronache di Gerusalemme è la capacità di Delisle di rimanere un osservatore esterno. Non cerca mai di imporre un giudizio morale, ma si limita a mostrare i fatti così come li vede, spesso con un tono di sottile ironia che rende la lettura ancor più coinvolgente. Attraverso i suoi occhi, il lettore esplora la divisione tra Israeliani e Palestinesi, le difficoltà di vivere in un luogo costantemente sotto sorveglianza e le assurdità che emergono da un conflitto apparentemente senza fine.

La narrazione è strutturata come un diario di viaggio, con episodi che spaziano dal banale – come trovare un parco giochi per i bambini – al drammatico – come visitare i territori occupati. Questo contrasto tra normalità e conflitto rende Cronache di Gerusalemme un’opera di grande impatto, capace di trasmettere la complessità di una realtà che spesso sfugge alle narrazioni più convenzionali.
Da questi fattori ne uscirà un affascinante ritratto a fumetti, attraverso uno stile di disegno semplice e asciutto, quasi documentaristico, che ci racconta le contraddizioni, le tensioni e le sfumature di una città che è al tempo stesso centro spirituale e campo di battaglia tra culture, religioni e politiche diverse.

Il tratto grafico di questo autore è inconfondibile: minimale ma profondo, spesso monocromatico e, alle volte, con dettagli colorati. Emerge così una drammaticità che resta sottile, che si fa accorgere di sé solamente se rimani coinvolto nella storia.
Lì, una volta captato il senso, capisci anche le sfumature dell’autore e della storia raccontata, altrimenti è semplicemente del colore.

Dettaglio vignetta con tocchi di rosso

Un fumetto, questo, che non solo racconta una storia, ma invita a riflettere su temi di grande rilevanza sociale e politica. Delisle dimostra ancora una volta di essere un grande fumettista, capace di trasformare un’esperienza personale in un’opera universale, in grado di toccare profondamente il lettore e di offrirgli uno sguardo autentico su una delle città più enigmatiche e controverse del mondo.
L’autore, soprattutto, ci trasmette emozioni che non si schierano con nessuna parte politica, riuscendo – in maniera indiretta – ad entrare in ogni lettore e offrendogli un punto di vista umano, apolitico, con amore e professionalità che, diversamente, altri autori non avrebbero saputo dare. Non perché non sensibili alla causa, anzi… ma per il semplice fatto (e dico anche giustamente) che avrebbero raccontato la questione da un punto di vista più diretto e con una presa di posizione netta e politica.

Tra i vari aspetti che caratterizzano il genere del Graphic Journalism c’è sicuramente l’annosa questione dell’attraversare limiti geografici e linguistici, ed è in questo contesto che si inserisce il fumetto di Delisle.
Anche in contesti dove la lingua potrebbe rappresentare una barriera, i suoi fumetti (ambientati in diverse parti del mondo, dove spesso non si parla una lingua comune) riescono a restituirci idee e sensazioni in maniera comprensibile con un linguaggio che diventa, così, prettamente universale ed inclusivo.

Paolo Interdonato – nella bella introduzione che cura per l’edizione del Corriere della Sera di quest’opera – scrive: <<Fare un “fumetto di realtà” ha sempre a che fare con le mappe. Anzi, è proprio il fumetto a essere la rappresentazione di un territorio. La pagina di un fumetto, con i suoi bordi espliciti e con le convenzioni simboliche che rappresentano metafore e movimento, usando un codice condiviso con il lettore, è, senza dubbio, la mappa di un territorio>>.
Mi ritrovo in questa definizione e ci rivedo tutta la narrazione di Delisle. Oggi – col senno di poi – potremmo benissimo definirlo come un flâneur, colui che cammina per le strade, osservando ciò che lo circonda, riflettendo, disegnando. 

Le immagini hanno un potere globale.

Tavola del fumetto con toni di blu

Cronache di Gerusalemme
di Guy Delisle
Rizzoli Lizard (2012)
colore, 336 pp – 20,00€

 

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Michele Tarzia

Vivo nell'ombra dei miei pensieri, ai margini della mia memoria

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