Un Fumettista Senza Frontiere nel Myanmar

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Conobbi di persona Guy Delisle alcuni anni fa a Lucca Comics & Games. Ciò che mi colpì fu come lui fosse riuscito a instaurare un rapporto sinergico fra vita privata e vita professionale. La moglie, medico vagabondo per MSF (Medici Senza Frontiere), si è trasformato per lui non in un ostacolo per la propria carriera professionale, ma in un’opportunità unica per la sua natura di fumettista. Nessuna casa editrice avrebbe mai potuto farsi carico delle spese di trasferta in paesi così irraggiungibili solo per inviarci un cronista dell’immagine disegnata, come lui. Ma come coniuge di un membro di MSF, ha potuto beneficiare di un privilegio unico e prezioso. Il suo limpido sguardo critico e ironico hanno poi fatto il resto, trasformando la sua vita di coppia in una missione che ha reso le propria professione una cura per le relazioni internazionali fra popoli e allo stesso tempo ha resto la professione delle moglie un’opportunità artistica. Perché la medicina cura le malattie, ma l’umorismo di Delisle cura le anime di coloro con cui è entrato in relazione durante i loro viaggi. Le loro anime, ma, vogliamo aggiungere, anche le nostre che possiamo leggere delle sue avventure attraverso le sue graphic novel. Quando, presso un tavolo delle firme di Lucca l’ho avvicinato, in seguito ad una conferenza che aveva appena concluso, gli chiesi: “Penso sia stata una combinazione eccezionale il fatto che tu e tua moglie abbiate trovato il modo di aiutare e allo stesso tempo dare testimonianza dell’identità di così tanti popoli nel mondo, così distanti da noi non tanto geograficamente visto che oggi è tutto raggiungibile con relativa facilità, ma culturalmente.Guy, assolutamente a suo agio e concreto nel modo di afferrare certi aspetti della propria vita, mi ha risposto: “Certo, ma questo è venuto dopo, in realtà tutto è cominciato col fatto che mia moglie è una donna bellissima ed io non potevo assolutamente fare a meno di starle accanto ovunque lei andasse.

Guy Delisle compie l’atto di misericordia della visita ad una donna malata, ma fallirà nel suo tentativo di compierne un altro: il visitare quella donna carcerata nota come The Lady.

Il lavoro di Guy Delisle nasce quindi da questo: un atto di amore verso una persona singola e che mette la propria professione al servizio della salute fisica altrui. E lui, per alimentarne il legame di coppia, sceglie di piegare la propria esistenza per diventare non un semplice spettatore inattivo nella vicenda professionale vissuta dalla propria controparte affettiva, ma fa in modo di adattarsi alle circostanze divenendo lui stesso protagonista di un’avventura unica. Originariamente Delisle è infatti un professionista dell’animazione, ma pur avendo già avuto l’opportunità di fare esperienza di cronista del fumetto, coglie questa opportunità di viaggio con la moglie Nadège per tornare ad essere sempre più legato al media cartaceo più che quello della pellicola d’animazione. Il suo Cronache Birmane è un capolavoro.

Per molti aspetti migliore di Pyongyang (suo fumetto autobiografico pubblicato nel 2003, ambientato nella Repubblica popolare democratica di Corea). Infatti Cronache Birmane che è del 2007, ci mostra la vita di un uomo più maturo non solo perché in questo caso è accompagnato dalla moglie e dal figlio piccolo Luis, ma perché sceglie di mettersi in gioco in modo più diretto nel tessuto di quella società straniera, durante il suo prolungato soggiorno: si rende disponibile nella realizzazione di un fumetto per bambini del posto, che istruisca i bambini su come curarsi dall’HIV affidandosi ai medici che iniettano loro gli ARV (antiretrovirali) che lui disegna come se fossero dei supereroi mascherati che hanno il compito di liberare gli angioletti che proteggono tutti i bambini; ed anche se all’inizio non ne è molto convinto del risultato, poi scopre come il suo lavoro sia stato apprezzato da tutti i bambini e le persone che lavorano su quel fronte dove anche un piccolo sorriso è più raro e quindi più prezioso di un singolo fiore sperduto nel deserto.

Guy teme di essere stato catturato dentro la pellicola di un thriller di Alfred Hitchcock

Così fra scenette umoristiche in cui nelle ambasciate tutti pensano che lui disegni fumetti non per professione, ma per far scorrere in qualche modo il tempo mentre sta accanto alla moglie medico, e accudisce il figlio come se fosse semplicemente un marito casalingo; tenta di entrare in contatto con la politica birmana Aung San Suu Kyi che, scopre, essere agli arresti domiciliari, a pochi passi dall’abitazione in cui MSF, ha trovato alloggio per lui e la sua famiglia. Il tentativo di raggiungerla con noncuranza, spingendo il passeggino del piccolo Luis, risulterà vano dato che la donna era costantemente sorvegliata da forze di polizia che lo hanno fatto prontamente desistere nel suo candido intento.
Verrebbe da dire che per fortuna in quell’occasione, Delisle non è riuscito nel suo progetto di superare le restrizioni domiciliari della donna, dato che storicamente pochi anni dopo questi tentativi di Guy di porgere i propri saluti e rispetto ad un Premio Nobel che lui ammirava, il 3 maggio del 2009 uno statunitense di nome John William Yettaw, riuscì a raggiungere la donna a nuoto attraverso il lago Inya e con questo fornì involontariamente alla giunta militare birmana il pretesto di arrestare e condannare nuovamente la donna a soli 18 giorni dalla scadenza degli arresti domiciliari che avrebbero dovuto vederla liberata il 21 di maggio del 2009. Purtroppo ancora, quel rispetto che aveva per la donna è sicuramente di recente stato macchiato da fatti non ancora chiari su come la politica sia in qualche modo responsabile, se non altro, con il proprio tacito consenso, della persecuzione della minoranza musulmana dei Rohingya.

Guy Delisle solo fra le strade di Bangkok

The Lady (così la politica viene chiamata all’estero) che sposò un britannico da cui ebbe un figlio e che rimase vedova senza poter rivedere il marito prima della sua dipartita per un cancro, a causa degli arresti domiciliari in Birmania, è stata nel 2017 sollecitata dal ministro degli esteri britannico Boris Johnson di condannare apertamente tali violenze commesse dalla milizia birmana, ma la donna anche in quel caso si è rifiutata di esprimersi apertamente sui fatti e tutta una serie di premi umanitari, ricevuti nell’arco degli anni, le sono stati gradualmente tutti ritirati, tranne il Premio Nobel, in quanto per regolamento interno per l’assegnazione di quel premio previsto dalla commissione di Stoccolma, non è possibile ritirarne l’assegnazione a posteriori sulla base di eventi successivi a quelli che ne hanno fatto meritare in precedenza l’assegnazione.

L’abito non fa il monaco, ma i monaci indossano l’abito e lo Yogi Guy sta al gioco.

Nel corso di questa esperienza in un paese come la Birmania, Delisle non si è fatto mancare nulla. Ha partecipato alla Festa dell’Acqua, dove tutti si bagnano a vicenda con pistole ad acqua e idranti, in segno di buon auspicio; ha vissuto per un breve periodo in un monastero buddista condividendo la vita monacale e meditativa di tutti gli altri membri e restando dispiaciuto di non poterla proseguire ulteriormente a causa dell’aver scoperto questa oasi di pace solo a pochi giorni dal termine della sua permanenza nel Myanmar. Ma cosa ancora più rilevante, dati gli eventi recenti che invece ci hanno coinvolto su tutto il pianeta in questo anno 2020, Guy Delisle vive il terrore di rimanere coinvolto nella rapida diffusione di una pandemia di proporzioni che lui teme planetarie. In quell’occasione si trattava dell’influenza aviaria, ma vivendola dentro i confini di un paese in cui le informazioni viaggiavano con maggior lentezza rispetto all’occidente, lui vive per settimane il panico che in realtà il mondo sia ormai in scacco a causa di questo male dilagante e che semplicemente lui quando lo saprà, sarà ancora chiuso in quel paese con i suoi cari; e a quel punto potrebbe essere troppo tardi e potrebbe metterlo nella condizione, se lui e la famiglia riusciranno ad evitare il contagio, di fargli vivere il terrore della quarantena forzata, imposta da tutti i governi prima di consentirgli di rientrare nel suo paese di origine. Sarei curioso di scoprire se oggi, Delisle ha in serbo per noi una graphic novel dedicata alla quarantena dovuta al Covid-19. Magari qualcosa sulla falsariga di quello realizzato da Leo Ortolani col suo “La Zona Rossa” di recente pubblicazione. Nel frattempo tornate a leggervi “Cronache Birmane”, edizione Rizzoli Lizard: è più che un gioiello di narrazione; è anche qualcosa che ci fa essere grati che il mondo sia così vario e multicolore, rendendoci meno tronfi delle nostre certezze e meno annoiati nella nostra routine quotidiana.

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