Anna nella giungla

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Partiamo dall’inizio.

Nella copertina di questo volume ci sono già due errori:

  1. “Anna nella giungla” non è il titolo di questo fumetto;
  2. Hugo Pratt non è il suo autore.

Stupiti? Ho attirato la vostra attenzione? Bene.

In realtà vi ho preso in giro perché, come ben sapranno i più informati, ho giocato sulle origini di questo fumetto. E’ presto detto: il titolo originale di quest’opera non era “Anna nella giungla”, “Anna nella jungla” o “Anna della giungla” (tutti titoli con cui la si può trovare) ma “Ann y Dan”, e il suo autore, Hugo Pratt, in quegli anni si firmava ancora Ugo Pratt senza l’H.

Testatina del Corriere dei Piccoli
Testatina del Corriere dei Piccoli

Questa in esame è attualmente l’ultima ristampa di “Anna nella giungla” da parte di Rizzoli Lizard, risalente a giugno 2018 (208pp b/n, formato 24.0×17.0x1.9, €20) . L’edizione, nel suo formato a libro, è molto curata fin dalla copertina cartonata dai colori chiari con tronchi e foglie da cui spunta un viso femminile (chiaramente l’Anna eponima), mentre i risvolti interni riportano un tema zebrato. Tutto ci fa già intendere che il libro tratterà di avventura, esotismo e probabilmente avrà un taglio diretto a giovani lettori.
Perfetto! Se non conoscevate già l’opera, ci avete preso.

Quali sono le sue origini?

Per descriverla meglio facciamo un passo indietro alle sue origini e a cosa ha portato alla sua nascita.
E’ il 1959 e Pratt si trova in Sud America, più precisamente in Argentina. Vi è arrivato nel novembre del 1949 insieme a Mario Faustinelli, cugino di Alberto Ongaro, dove lo aspetta un contratto con il direttore editoriale Cesare Civita per l’Editorial Abril. Successivamente, dopo comunque una buona esperienza con quel gruppo di disegnatori e diversi titoli a cui collabora, fonda la rivista Frontera con i fratelli Jorge e Héctor Germán Oesterheld (quest’ultimo autore, tra l’altro, de “L’Eternauta”). Poco prima, nel 1955, gli Oesterheld avevano fondato l’Editorial Frontera pubblicando il Sergente Kirk e Bull Rockett sotto forma di romanzi ma nel 1957 vedono la luce due riviste mensili a fumetti: Frontera (aprile 1957) e Hora Cero (maggio 1957). Su Frontera, Pratt prosegue a disegnare “Il Sergente Kirk” (in precedenza su Misterix dell’Editorial Abril) e su Hora Cero disegna “Ernie Pike” per i testi di Héctor Germán Oesterheld in entrambi i casi.

Per un approfondimento su Hugo Pratt si consiglia la scheda enciclopedica su uBC Fumetti

E’ – come dicevamo – nel 1959 che Hugo Pratt scrive e disegna “Anna nella giungla”, suo primo lavoro come autore completo, ossia come sceneggiatore e disegnatore. In quel momento Pratt si trova in Inghilterra dall’estate del 1959 a seguito di incomprensioni con Oesterheld che lo portano ad allontanarsi dall’Argentina, e tra il ’59 e il ’60 crea e realizza questa serie che conta 4 episodi, disegnati con l’assistenza a volte di Gisela Dester e pubblicati per la prima volta tra Argentina e Inghilterra.

Qual è la fonte di ispirazione di Pratt?

In quest’opera l’autore attinge direttamente ai propri ricordi, di quando nel 1937 aveva 10 anni e si trovava con la famiglia al villaggio Littorio, vicino a Addis Abeba. Hugo e la madre Evelina raggiungono il padre Rolando in Etiopia, dove lavora in qualità di sergente maggiore del Genio per l’edilizia e la costruzione di strade.
Pratt attinge pure a quelle che erano le sue letture a fumetti che lo hanno segnato prima di arrivare in Africa: “Terry e i pirati” di Milton Caniff e “Cino e Franco” (in Italia conosciuti anche come “Tim e Tom”, era il “Tim Tyler’s Luck” di Lyman Young ma disegnato in successione da vari autori, tra cui Alex Raymond ancor lungi da creare il suo celebre Flash Gordon).
Pratt sognava l’avventura… si ritrovò a scuola.

“Arrivati al Villaggio Littorio, mi hanno subito messo a scuola. Diavolo, la mia Africa! Avevo letto i giornaletti di Cino e Franco, di Tim e Tom, Tim e Tom nel cuore della giungla, Tim e Tom nel cuore del Tongo, Tim e Tom nel boiagiuda, La misteriosa fiamma della regina Loana, Sotto la bandiera del re della giungla. Mi sono trovato al ginnasio «Vittorio Emanuele III» a Entotto”

(da “Aspettando Corto”, autobiografia di Hugo Pratt; quelli citati sono tutti titoli di famose storie di “Cino e Franco”)

Durante la sua permanenza in Etiopia coltiva la sua passione per il racconto in genere e per il fumetto in particolare e dentro di lui comincia a germinare qualcosa di più di una semplice passione.

“E’ stato in Etiopia, nel campo d’internamento per civili in cui ero prima di essere rimpatriato in Italia nel 1943, che ho iniziato a raccontare ai miei compagni storie per immagini. Alla fine della giornata tutti venivano a vedere cos’ero riuscito a immaginare. E’ proprio in quelle circostanze un po’ particolari che ho capito l’importanza dell’impatto del fumetto”

I sei anni vissuti in Africa lo segnano particolarmente anche a seguito di alcune esperienze traumatiche e al suo ritorno si pone domande sul proprio futuro.

“Al ritorno dall’Africa io ero un ragazzo di sedici anni in dubbio tra il proseguimento del ginnasio o un tentativo al Liceo Artistico dove vedere cosa saltasse fuori dalla mia propensione per il disegno”

(da “Aspettando Corto”, autobiografia di Hugo Pratt)

“Ho continuato a disegnare e a scrivere storie anche dopo il ritorno a Venezia. Avevo portato con me dall’Africa dei giornali americani con molte storie di Milton Caniff regalatemi dai miei amici e ormai sapevo che avrei fatto il disegnatore di professione”

(da “Una sera con Pratt. L’Orson Welles dei fumetti”, intervista di Alberto Ongaro su L’Europeo n°43 del 25 ottobre 1973, ripubblicata da Gianni Brunoro in “Corto come un romanzo – Illazioni su Corto Maltese, ultimo eroe romantico” del 1984)

Ancora. Attinge ai suoi ricordi non solo quando scrive la storia ma anche quando la disegna, con dovizia di particolari negli scenari, nell’ambientazione e nei personaggi, soprattutto nella caratterizzazione degli adulti.

Riguardo al suo stile, infatti, siamo ancora lontani da quel tratto essenziale e immaginifico di quel Corto Maltese che conosciamo tutti e dalle magiche atmosfere di Venezia, tra i pochi tratti sobri, le silhouette e poi gli acquerelli. Ci sono ancora forti e chiari richiami al segno di Milton Caniff (1907-1988) di cui Pratt è degno erede ed è stato appassionato estimatore. Non ce ne sarebbe bisogno ma ricordiamo che Caniff è quell’autore famoso per titoli come “Dickie Dare” (1933), “Terry e i pirati” (1934), “Miss Lace” (1942) e soprattutto “Steve Canyon” (1947) e lui, insieme a Hal Foster e Alex Raymond, ha influenzato generazioni di autori di fumetti in USA (Jack Kirby, Frank Robbins, Lee Elias, Bob Kane, Mike Sekowsky, John Romita, Sr., Johnny Craig, William Overgard e Doug Wildey) come in Europa (Jijé, Hubinon e, naturalmente, Hugo Pratt) ma anche in Sud America. E’ proprio nei visi dei personaggi, nei loro primi piani e nelle inquadrature in genere che il tratto di Pratt riprende quello di Caniff.

“Prendiamo Milton Caniff: l’ho scoperto quando avevo dodici o tredici anni, se non prima. All’inizio ho provato un impatto emotivo, qualcosa che gli altri disegnatori non mi facevano provare dal punto di vista della storia, ma soprattutto del disegno. Amavo il suo disegno e mi sono messo a leggere Caniff. Molto più avanti, l’ho incontrato a New York e siamo diventati amici. Per me è stato un maestro… Caniff ha guardato i grandi maestri della pittura cinese. Ammirava Rackham (1867-1939), un grande disegnatore inglese, e Aubrey Beardsley (1872-1898) e, a sua volta, è diventato un disegnatore di genere. Al suo fianco lavorava Noël Sickles che disegnava un altro tipo di storia. Caniff ha scritto delle storie sorprendenti e Sickles era un disegnatore formidabile”

(da “Conversation avec Eddy Devolder”, Editions Tandem, Gerpinnes, 1990)

Di cosa parla “Anna nella giungla”?

In tre parole: avventura per ragazzi.

Il primo episodio, “Wambo è morto… Wambo ritorna”, è abbastanza introduttivo e presenta gli ambienti e i protagonisti ma non manca di ritmo e dei temi esotici e avventurosi che contraddistinguono la serie. Ci troviamo a Gombi nel 1913 presso un fortino di una colonia inglese nel protettorato dell’Africa orientale. A capo del forte c’è il commissario Randall insieme a uno sparuto manipolo di ufficiali inglesi e alcune unità di ascari (soldati indigeni dell’Eritrea, Somalia, Etiopia o berberi).

Arrivano anche Luca Zane, un giovane marinaio italiano, anzi veneziano, ex contrabbandiere e ora a comando di un battello fluviale dal nome Vanità dorata – vi dice nulla questa descrizione? – e Daniele Doria, un giovane ragazzo italiano in procinto di ricongiungersi col padre archeologo in Zimbabwe.

L'arrivo di Anna
L’arrivo di Anna

La situazione nelle zone limitrofe sta degenerando: Wambo, capo degli Wagaia imprigionato e da sempre contro i bianchi, è morto e la cosa non preannuncia nulla di buono, con le varie tribù in fermento. E’ in questo frangente che fa la sua prima apparizione Anna Livingston insieme a suo padre, descritta come una giovane ragazza orfana di madre che vive con il genitore, medico governativo della zona tra le tribù selvagge.
Il seguito dell’avventura si sviluppa con l’offensiva degli Wagaia nei confronti dei bianchi e l’abilità di Daniele e Anna – in verità soprattutto di quest’ultima – di prendere in mano la situazione, aiutare gli adulti e affrontare il pericolo con coraggio, furbizia e un pizzico di fortuna.

La seconda storia, “La città perduta di Amon-Ra”, racconta l’arrivo al forte di un nuovo personaggio: si tratta del misterioso egiziano Abu Thaba Pascià Effendi, alla ricerca della città di Amon-Ra da tutti ritenuta una leggenda. A bordo del Vanità dorata salgono furtivamente Anna e Daniele e da qui comincia la loro avventura che insieme a Luca Zane li porterà a confrontarsi con un pazzo barbuto (vagamente simile al Rasputin di Corto Maltese), cannibali, un losco commerciante e gli antichi egizi… vivendo come un sogno.

“La tratta degli schiavi” – terzo episodio della serie – vede Anna e Daniele aiutare il commissario Randall nell’indagine di un mercato illegale di schiavi nella vicina zona di Ujiji. L’intervento del tenente Tenton e di Luca Zane sarà fondamentale e l’audacia di Anna risolverà il mistero di chi si cela sotto questo ignobile traffico di esseri umani.

Il quarto ed ultimo episodio, “Il cimitero degli elefanti”, ci sposta temporalmente all’anno successivo, il 1914. Si avverte già la stanchezza dell’epoca coloniale e ci stiamo affacciando agli eventi che porteranno allo scoppio della Prima Guerra Mondiale.

Di tutto questo i nostri protagonisti non sanno nulla e non se ne accorgono, anzi, l’unica loro preoccupazione è il futuro distacco tra Anna e Daniele, ora molto legati: il ragazzo, infatti, si dovrà ricongiungere a breve con il padre e lascerà il forte e, soprattutto, Anna. Ma ecco che ben 2 nuovi arrivi fanno capolino: il colonnello turco Mohamed Kemall alla ricerca di un fantomatico cimitero degli elefanti e un aereo tedesco in avaria diretto in Tanganika con a bordo il capitano Hans Ritter von Epp e l’avvenente tenente Sibille Müller, prima donna ingegnere aeronautico del suo Paese. Il tenente Tenton accompagnerà il turco e i tedeschi con una carovana di portatori e soldati e naturalmente Anna e Daniele li accompagneranno. Tra tradimenti, rapimenti e lo scontro con un gorilla che non ha nulla da invidiare nell’aspetto a King Kong (ma senza essere enorme), nascerà un amore proibito… ma sarà a lieto fine?

La serie termina con questa storia. Non sapremo mai se o come Anna e Daniele si lasceranno, se vivranno altre mille avventure o se la compagine del forte di Gombi dovrà mai affrontare la crudeltà dell’imminente guerra. Tutto questo viene lasciato all’immaginazione del lettore.

Perché leggere “Anna nella giungla”?

Prima di tutto perché è una serie che pesca a piene mani nell’immaginario avventuroso e offre ai ragazzi quel senso di azione misto all’ignoto, esplorazione e pericolo. I giovani lettori di entrambi i sessi hanno facilità ad immedesimarsi in Anna o Daniele, che sono i protagonisti tra di loro della stessa età e coetanei dei lettori a cui era indirizzata la serie (è un abile trucco narrativo ampiamente sfruttato e che funziona a meraviglia).
Daniele è il classico personaggio che, come il lettore, si ritrova suo malgrado in questo nuovo mondo e lo va scoprendo pian piano. All’inizio è vittima degli eventi, un po’ succube e spaesato ma poi prende coscienza di sé e non gli manca il coraggio di passare all’azione.
Anna invece non è solo testimone delle vicende ma si rivela scaltra, sveglia, inventa piani e storie. E’ la parte attiva tra i due e le lettrici possono trovare in lei un personaggio iconico dal carattere forte. E’ lei la vera protagonista e giocoforza la serie ha trovato in lei il suo titolo.
I personaggi adulti non mancano, quelli ricorrenti non sono molti per non generare confusione nei lettori, e hanno un loro peso all’interno delle storie agendo anche in autonomia con i propri spazi ma la presenza dei due ragazzi è costante. Inoltre sono caratterizzati in tipologie ben definite e di facile comprensione: coloni bianchi, indigeni assoggettati ai coloniali, indigeni liberi e selvaggi a volte crudeli a volte leali, mascalzoni, furfanti, pazzi, visionari e personaggi misteriosi. Varietà e commistione di personaggi che troveremo spesso nelle altre opere di Hugo Pratt.

La serie offre anche un’interessante spunto all’approfondimento storico – lasciato poi al lettore – relativo al contesto in cui è ambientata: quello mostrato non è il classico colonialismo di espansione ben più idoneo alle avventure ma un colonialismo ormai stanco e sull’orlo della fine, giunto alle porte della Prima Guerra Mondiale. Già questa è una scelta singolare di Pratt.

Non ultimo, perché questa è la prima prova da autore completo di Hugo Pratt. Fino a questo momento aveva disegnato matite e/o chine per altri e scritto sceneggiature per personaggi non suoi. E’ qui però che crea qualcosa da zero, qualcosa di totalmente suo e a cui si dedica interamente recuperando idee dal suo passato e dalle sue letture (come descritto in cima all’articolo). Da qui in poi l’autore sperimenterà ancora, sia nei testi che visivamente nei disegni, in quello che sarà un eccellente percorso evolutivo e creativo. Per questo, vedere in Luca Zane un prototipo di quel che sarà Corto Maltese non è sbagliato, così come ricercare anche altri personaggi tipicamente prattiani in quelli presenti in “Anna nella giungla”.
Il ritmo e l’impostazione alla base della serie sono quelli di un’avventura dinamica dai toni leggeri e senza risvolti negativi o comunque, anche quando presenti temi più profondi come la morte o la tratta degli schiavi, o non vengono mostrati direttamente oppure sono giusto accennati con leggerezza ma non superficialmente per un pubblico giovane.
L’unica pecca che si può notare è una certa ripetitività nella costruzione iniziale delle storie: in ogni episodio arriva un personaggio esterno, per lo più portato dal Vanità dorata di Luca Zane e questo costituisce l’artificio per far partire l’avventura. Non per forza un elemento negativo ma alla fine è un po’ stancante. Va anche detto che 4 episodi sono pochi e probabilmente, se la serie fosse andata avanti, l’autore avrebbe cambiato registro.
Dicevamo che lo stile grafico è debitore di Milton Caniff: non sempre. Quando i suoi personaggi si muovono all’ombra e vengono tratteggiati dal pennino o meglio quando sono rappresentati in negativo con ampi tratti del pennarello, è lì che scorgiamo quel Pratt che impareremo ad amare.

Alla fine di motivi per leggerla ce ne sono e vanno dalla A alla Z: dalla A di Avventura alla Z di Luca Zane.

Con “Anna nella giungla” Pratt si costruisce il suo “Cino e Franco”.

Curiosità

Anne Frognier e Hugo Pratt
Anne Frognier e Hugo Pratt
  • Il personaggio di Anna è ispirato nelle fattezze alla seconda moglie di Pratt, la belga Anne Frognier, conosciuta da adolescente quando era sua vicina di casa ad Acassuso, località nei pressi di Buenos Aires dove aveva preso dimora dopo il suo arrivo in Argentina e di cui si innamorò anche se già sposato; di conseguenza ci piace immaginare – giusto un’illazione – di riconoscere Hugo Pratt in Daniele Doria: entrambi italiani e giovani appena sbarcati in Africa per ricongiungersi al genitore, ed entrambi innamorati di Anna Livingston/Anne Frognier;
  • originariamente Luca Zane non era veneziano ma irlandese e si chiamava Tipperary O’Hara ma quando Pratt propose la serie al Corriere dei Piccoli, gli fu chiesto di cambiargli nazionalità facendolo diventare italiano; se l’irlandese Tipperary O’Hara è stato definito da Pratt come una specie di fratello maggiore di Corto Maltese, il veneziano Luca Zane è quasi un Corto Maltese e definito dal suo stesso autore come “un tipo fatto a modo suo”;

    A sinistra il disegno originale, a destra la versione del Corriere dei Piccoli
    A sinistra il disegno originale, a destra la versione del Corriere dei Piccoli
  • anche le origini di Daniele Doria erano diverse: se sul Corriere dei Piccoli era un giovane italiano col padre archeologo in missione in Zimbabwe, inizialmente era figlio di Re Igor IV di Bogardia, un immaginario paese mitteleuropeo, e si trovava in Africa per partecipare a un safari;
  • sulle pagine del Corriere dei Piccoli viene “malamente censurato” il bacio tra il tenente Tenton e Sibille trasformato in un casto abbraccio (confrontate le immagini e notate gli angoli del viso e della bocca di lui);
  • nei costumi e negli idiomi degli indigeni c’è molta ricerca da parte di Pratt ma alla fine li fa esprimere in veneto, come farà anche in altre sue opere;
  • Pratt inneggia ai Carabinieri Africani del Re (gli zaptié) ma secondo la logica della storia quelli che arrivano sono ascari inglesi;
  • in “Leopardi”, 4° episodio del ciclo delle “Etiopiche”, Corto Maltese incontra il tenente Tenton e il capitano MacGregor e vengono citati Luca Zane (a quanto pare amico di Corto), il commissario Randall e pure Ann e Dan;
  • l’episodio “La tratta degli schiavi” contiene lunghe sequenze che citano direttamente un’avventura di “Cino e Franco”: non dobbiamo meravigliarci di ciò visto l’amore di Pratt per questa serie e le parole da lui pronunciate:
     

    “Cominciai a occuparmi di fumetti molto presto, leggendo, calcando e poi copiando gli album di Cino e Franco (Tim Tyler’s Luck di Liam Young), i miei eroi preferiti di allora”

    (da “Una sera con Pratt. L’Orson Welles dei fumetti”, intervista di Alberto Ongaro su L’Europeo n°43 del 25 ottobre 1973, ripubblicata da Gianni Brunoro in “Corto come un romanzo – Illazioni su Corto Maltese, ultimo eroe romantico” del 1984)

    Ci siamo divertiti a mettere a fianco tavole di “Cino e Franco” (riprese da una versione brasiliana dove i protagonisti si chiamano “Tim e Tok”) e 2 tavole ricostruite estrapolando le vignette (l’ordine è praticamente rimasto invariato):

     

Conclusioni

L’unico difetto di questo volume forse risiede nelle sue dimensioni a libretto: rispetto all’originale il formato è ridotto e le tavole rimontate ma lo spirito del fumetto non è stato per nulla alienato e non perde nulla dei disegni. Tutto questo è un falso problema, così come l’assenza del colore – presente in altre edizioni – che probabilmente avrebbe fatto più appiglio sui giovani ma che permette meglio di apprezzare il segno grafico di Pratt.
“Anna nella giungla” è una lettura ancor oggi affascinante, piena d’avventura e godibile da grandi e piccini, sia ragazzi che ragazze che facilmente possono immedesimarsi nei due protagonisti.
Assolutamente consigliato come lettura a sé senza sapere nulla del suo autore e delle sue opere successive – come se fosse possibile… – ma raccomandato anche agli appassionati di fumetti incuriositi dalla figura di Pratt e da ciò che l’ha portato a Corto Maltese.

La vita editoriale di “Anna nella giungla”

La serie conta 4 episodi in totale:

  1. “Wambo è morto… Wambo ritorna”
  2. “La città perduta di Amon-Ra”
  3. “La tratta degli schiavi” (conosciuto anche come “Lo stregone di Ujijio” o “La tratta delle schiave”)
  4. “Il cimitero degli elefanti”

La prima pubblicazione:

  • il 1° episodio esce per la rivista Supertotem dell’Editorial Fascination dal N. 1 (08/1959) al N. 5 (12/1959);
  • il 2° episodio non esce in Argentina ma in Inghilterra su Radio Fun per le pubblicazioni Fleetway dal 23 luglio 1960 con il titolo di “O’Hara of Africa”;
  • il 3° episodio esce su Frontera Extra dal N. 25 (11/1960) al N. 28 (02/1961);
  • il 4° episodio esce su Frontera Extra da N. 29 (03/1961) al N. 35 (09/1961).

La prima pubblicazione in Italia:

  • il 1° episodio viene pubblicato sul Corriere dei Piccoli dal n.19 (12/05/1963) al n.47 (24/11/1963);
  • il 2° episodio viene pubblicato sul Corriere dei Piccoli dal n.9 (01/03/1964) al n.24 (14/06/1964);
  • il 3° episodio viene pubblicato sul Corriere dei Piccoli dal n.52 (27/12/1964) al n.11 (14/03/1965);
  • il 4° episodio viene pubblicato sul Corriere dei Piccoli dal n.8 (20/02/1966) al n.18 (01/05/1966).

Altre edizioni italiane:

  • 1967: su Sgt. Kirk (Rivista) n°1 (luglio 1967), Ivaldi Editore, come “Anna nella Jungla”, episodio “Lo spirito di Wambo”;
  • 1973: “Anna nella jungla”, Oscar Mondadori n°483, 226pp, altezza formato 19cm;
  • 1979: “Anna nella jungla”, Fabbri Editore, collana Avventura e Storia, altezza formato 31cm;
  • 2001: “Anna nella jungla” (luglio 2001) Lizard edizioni, collana Bibliotheque n°25, cartonato con sovraccoperta, 120pp a colori, formato 24×31cm;
  • 2010 “Anna nella jungla” (dicembre 2010) RCS Quotidiani, collana Corto Maltese e Hugo Pratt vol.26, copertina brossurata, altezza formato 31cm;
  • 2014 “Anna nella jungla” (agosto 2014) RCS Quotidiani, collana Tutto Pratt vol.17, copertina cartonata, altezza formato 29cm;
  • 2018 “Anna nella giungla” (gennaio 2018) RCS Quotidiani, collana L’Arte di Hugo Pratt vol.21.

 

 

 

Anna nella giugla
di Hugo Pratt, 2018 Rizzoli Lizard
F.to 17×24, 208 pagine, b/n, cartonato, €20,00
Link al sito ufficiale

Pierfilippo Dionisio

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