Una ballata del mare salato e la più bella tavola d’amore del fumetto

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Con questo articolo proseguiamo la riscoperta dei classici di Hugo Pratt e del suo Corto Maltese (di cui abbiamo pubblicato la settimana scorsa un’approfondita cronologia), attingendo al nostro storico database su ubcfumetti.com per realizzare un breve sunto della sua opera più famosa: “Una ballata del mare salato“. Quanto leggerete è una summa di alcuni degli articoli che abbiamo dedicato all’opera in questi anni: includiamo i link agli articoli originali, purtroppo talvolta non fruibili perfettamente – soprattutto da mobile – a causa dell’evolversi della tecnologia.

NOTA BENE! Chi volesse mettere alla prova la sua conoscenza di Corto Maltese, può cimentarsi nel nostro quiz.

Una ballata del Mare Salato

L’Intrepida # 1 | La ballata del mare salato Mondadori Gennaio 1972

Oceano Pacifico, 1° novembre 1913: al largo delle isole Salomone, il catamarano capitanato dal pirata russo Rasputin raccoglie a bordo i cugini Cain e Pandora Groovesnore, rampolli della famiglia degli armatori di Sidney, scampati al naufragio della loro Goletta.

Rasputin, dopo aver recuperato il pirata Corto Maltese e aver assaltato un cargo olandese, si reca in Nuova Pomerania dove incontra il capitano Galland per accordarsi su come appoggiare la marina imperiale tedesca nell’imminente conflitto mondiale. I due ragazzi sono affidati a Corto Maltese, in attesa di richiedere un riscatto alla loro famiglie; il catamarano su cui si trovano fa però naufragio durante una tempesta e i tre sono catturati dagli indigeni Selnik, da cui riescono a scappare soltanto grazie all’aiuto del figiano Cranio e del giovane maori Tarao. Ricongiuntisi con Rasputin a bordo di un sottomarino tedesco comandato dal tenente Slutter, il gruppo arriva finalmente all’isola di Escondida, la patria del misterioso Monaco, il capo dei pirati.

La presenza dei due Groovesnore sembra scatenare nel Monaco angoscianti ricordi, che lo spingono – dopo aver ferito Corto Maltese – a partire con il sottomarino di Slutter per affondare i cargo degli alleati. Pandora, grazie all’aiuto di Tarao, riesce a scappare da Escondida e a raggiungere le isole inglesi. È l’inizio della fine per l’Escondida: le forze alleate sbarcano sull’isola e solo il Monaco riesce a fuggire. Slutter s’immola in un ultimo atto d’inutile eroismo e fornisce a Corto Maltese la soluzione dell’enigma del Monaco, che si rivela essere un membro dei Groovesnore impazzito. L’informazione permette a Corto Maltese di negoziare la sua libertà e quella di Rasputin con l’ammiragliato inglese.

Il successo ottenuto con questa storia, sicuramente la più ristampata fra quelle eseguite dall’allora quarantenne Hugo Pratt, permetterà all’autore di affermarsi definitivamente come autore di fumetti nel panorama italiano. All’epoca dell’uscita della “ballata” (1967) Pratt, emigrato sul finire degli anni Quaranta in Argentina, è infatti più conosciuto in Sudamerica e in Inghilterra che in Italia. La situazione non era mutata neppure dopo il suo rientro in Italia nel 1962, in seguito al quale era stato impegnato principalmente nella riduzione di classici per il “Corriere dei Piccoli”. Dopo l’uscita su Sgt. Kirk di “Una ballata del mare salato”, Hugo Pratt pubblicherà le avventure di Corto Maltese sulla rivista francese “Pif”, conquistando in breve la fama mondiale che lo accompagnerà in maniera ininterrotta fino alla sua scomparsa nel 1995.

È l’accordo con il neo-editore Ivaldi a permettere la nascita di un tale capolavoro: finalmente Pratt può lavorare in piena libertà espressiva, affrancato dai limiti imposti solitamente dal mercato editoriale, probabilmente soltanto con un canovaccio di base – ma senza un vero e proprio soggetto iniziale – accumulando pagine dopo pagine svariati personaggi, affascinanti, complessi e contraddittori. Con quest’opera inizia inoltre la graduale evoluzione del segno di Pratt, che dal tratteggio minuzioso della prima parte della sua carriera giungerà ad una marcata stilizzazione grafica.

Dal punto di vista stilistico, “Una ballata del mare salato” rappresenta all’epoca un’opera unica nel panorama fumettistico italiano, un modello di un nuovo modo di concepire questo mezzo di narrazione, con i numerosi richiami letterari, il ritmo lento e fluente, l’assenza di un vero e proprio protagonista. Lo stesso adattamento animato prodotto da Rai nel 2003 prova a replicarne lo stile e l’atmosfera ma, nonostante la quasi totale fedeltà all’opera, il passaggio al media televisivo non riesce ad esaltarne il fascino.

Note e appunti

  • La vicenda inizia il 1° novembre 1913 e si conclude nel gennaio 1915.
  • Il primo personaggio a comparire è il capitano Rasputin, omonimo dell’avventuriero siberiano – nefasto consigliere dei Romanoff – di cui condivide fattezze, nazionalità, epoca storica di riferimento, ma non lo sfortunato destino. Il soprannome Rasputin deriva dal russo “rasputyni”, debosciato. I motivi che hanno spinto Rasputin a lasciare la Russia e il modo in cui ha conosciuto Corto Maltese ci saranno narrati ne “La giovinezza”.
  • Rasputin si presenta immediatamente come un uomo collerico e violento ma dalla notevole cultura: consulta, in effetti, un’opera del 1771 del francese L.A. de Bougainville, “Voyage autour du monde par la frègate du roi La Boudesuse et la flute L’Etoile“, come fatto notare da Umberto Eco nell’articolo “Geografia imperfetta di Corto Maltese“.
  • La prima apparizione di Corto Maltese avviene solo dopo una trentina di pagine, crocifisso e abbandonato in mare, dopo l’ammutinamento del suo equipaggio. La crocifissione sembra essere la punizione riservata ai rei di stupro presso alcuni popoli del Pacifico, mentre la sequenza cita il film di pirati di Edward Ludwig “La strega rossa“, con John Wayne e Gail Russell.
  • Poco dopo fa la sua comparsa Pandora Groovesnore, vera protagonista della storia. L’idea di far diventare Corto Maltese un protagonista viene all’autore soltanto nel 1970, quando cerca un personaggio da proporre sul mercato francese. Il termine ballata rimanda comunque ad una storia corale. Pandora deve il suo nome al mito greco del vaso di Pandora e ad una ragazza australiana conosciuta da Pratt.
  • Subito dopo è il turno di Cain Groovesnore, il cugino inglese di Pandora; ricomparirà tenente dell’esercito inglese sul fronte francese, durante la Grande Guerra, nell’episodio “Burlesca e no tra zuydcoote e Bray-Dunes” nel ciclo di episodi ribattezzato “Celtiche”.
  • Arriva quindi il turno del tenente di vascello di Lubecca Slutter che rappresenta, all’interno della vicenda, l’eroismo più puro, in opposizione al cinismo indolente e fatalista di Corto Maltese. Corto assisterà alla morte di un suo possibile parente nell’Africa orientale tedesca nel 1918, nell’episodio “Leopardi”, contenuto nelle “Etiopiche”.
  • Corto Maltese parla di Pitcairn, l’isola degli ammutinati nella Polinesia, dove si rifugiarono l’ufficiale Fletcher Christian e l’equipaggio del Bounty, protagonisti nel 1789 del più famoso ammutinamento della storia della marina britannica, episodio che ha ispirato un romanzo di Jules Verne del 1879 – “I ribelli del Bounty” – e tre film hollywoodiani con attori del calibro di Clark Gable, Marlon Brando e Mel Gibson.
  •  Tarao, adolescente Maori, altro protagonista della Ballata. Navigatore eccezionale, è ribattezzato Venerdì (come il personaggio del romanzo del 1719 dell’inglese Daniel Defoe “Robinson Crusoe”) da Cain, di cui diventa grande amico. La sua fuga dall’isola Escondida è il preludio alla conclusione della vicenda. Si arruola nei Trooper del New Zealand Mounted Rifles, che abbandona per imbarcarsi sul ketch di Corto e Rasputin. Non sapremo più nulla di lui, a parte la notizia della sua morte futura riportata nella lettera introduttiva. In un testo pubblicato su “Sgt. Kirk” n.40, del novembre 1974, ma risalente probabilmente al 1969, Hugo Pratt cita Tarao come protagonista di una vicenda legata al ritrovamento di alcune informazioni sul continente Mu. Si tratta del soggetto dell’episodio “Il segreto di Tristan Bantam”, la storia con cui nel 1970 inizia la serializzazione delle avventure di Corto Maltese per il mercato francese, cui Hugo Pratt deve il suo successo mondiale. Evidentemente in un primo momento il Maori Tarao ne doveva essere il protagonista… la fortuna avrebbe arriso ugualmente al maestro di Malamocco?
  • I temibili cannibali Senek della Nuova Pomerania si esprimono inaspettatamente in dialetto veneziano, elemento conservato in tutte le edizioni della Ballata (salvo quella della Mondadori del 1982). Secondo Pratt, i polinesiani avrebbero avuto una parlata dolce come appunto quella dei veneziani.
  • La vicenda da feuilleton del Monaco, raccontata da Tarao e dal figiano Cranio, ricorda l’origine de L’Uomo Mascherato (The Phantom, in lingua originale), fumetto statunitense d’avventura creato da Lee Falk nel 1936. Il monaco sarà citato dallo sceneggiatore Claudio Nizzi in due storie di Tex: nei n.333-335 (“La leggenda della vecchia missione”) e nel Gigante 16 (“I predatori del deserto”).
  • Tutti i personaggi di Pratt paiono molto colti. In particolare, Cain racconta la storia di “Moby Dick” a Tarao, che risponde citando l’episodio biblico di Giona e la Balena. Evidentemente sorpreso, Cain non può che tuffarsi, a pag.82, nella lettura di una copia in italiano della “Ballata del vecchio marinaio” del poeta inglese Coleridge, conservata misteriosamente nella biblioteca del sottomarino tedesco…
  •  Sbrindolin, melanesiano dall’improbabile idioma e dagli indescrivibili travestimenti, destinato a succedere al Monaco come re dell’Escondida. Sbrindolin – nome d’arte di Pratt in Argentina nelle sue esibizioni come cantante – in dialetto veneziano significa volubile.
  • Cain paragona Le Tre Sante Marie (la goletta con cui Corto Maltese arrivò all’Escondida) all’Argo, la nave compianta da Giasone nella “Medea” di Euripide. Il primo incontro di Corto Maltese con il Monaco sarà abbozzato da Pratt in uno story-board contenuto nel volume di viaggio del 1994 “Avevo un appuntamento”.
  • Corto parla del cabaret della Parda Flores a Buenos Aires, dove è stato una prima volta nel 1905, insieme a Rasputin. Vi è ritornato nel 1908, e vi ricapiterà nel giugno del 1923 nella storia raccontata in “Y todo a media luz”.
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  • Nel 1995 la casa editrice Einaudi pubblica la versione romanzata della “Ballata del mare salato”, redatta dallo stesso Pratt. Il maestro di Malamocco ne approfitta per descrivere meglio le origini dei protagonisti, basandosi anche sulle sue storie posteriori al 1967. È il caso di Rasputin e delle sue avventure giovanili insieme a Corto Maltese, come pure di personaggi secondari come Cranio e Taki Jap, cui viene dato più spessore. Nel romanzo, che si apre con la mutilazione autoinferta da Corto Maltese ragazzino, Pratt si concede alcune piacevoli digressioni storiche navali: una riguarda le vicende della Bussole e dell’Astrolabe, due fregate di 500 t. capitanate da Jean François de la Perouse, naufragate nel 1788 a Vanikoro. Le altre sono riferite al destino della divisione tedesca di Von Speeke durante la Grande Guerra nel Pacifico e all’affondamento, l’8 dicembre del 1914, nelle Falkland, dell’intera flotta tedesca. Vi è poi l’inserimento di alcune scene atte a colmare certe discrepanze temporali del fumetto – come la riparazione del cargo olandese – e l’eliminazione di alcuni dettagli umoristici – come la distruzione da parte di Corto Maltese della capanna di Rasputin e il dialetto utilizzato dai Senek.
  • Al termine della “Ballata”, Corto Maltese lascia l’Escondida insieme a Rasputin e a Tarao. Lo ritroveremo a Paramaribo, in Suriname, nel 1916 nell’episodio “Il Segreto di Tristam Bantam”, contenuto nella “Suite Caribeana”. Rivedremo Rasputin nelle Piccole Antille nel 1917, in “..E riparleremo di gentiluomini di fortuna”, episodio “Mare d’Oro”. Di Pandora verremo a conoscenza del matrimonio nell’episodio “Burlesca e no tra zuydcoote e Bray-Dunes” nelle “Celtiche”.

Corto e Pandora, la più bella tavola d’amore del fumetto

Come dichiarato dal nostro Vincenzo Oliva nell’articolo che riportiamo qui di séguito, quella dell’addio tra Corto Maltese e Pandora è forse la singola sequenza – tavola – di fumetto più emozionante mai letta, e forse la più perfetta. Vediamola quindi in ogni suo dettaglio.

Gli addii

È il momento degli addii, siamo alla penultima tavola della storia, ed entriamo nel vivo con un’introduzione nell’ultima vignetta della centosessantatreesima tavola. La barca con la quale Corto Maltese sta per partire alla ventura si accosta alla nave su cui sta Pandora Groovesnore, la vignetta mostra la scena come se le due imbarcazioni dialogassero, e la piccola barca saluta: “Ehi, romantica Bijou!“. Sin da qui la scena è carica di significato, ancora una volta Corto fa uso della sua ironia; sin da qui il suo sentimento su come finirà la vicenda è ambivalente, e forse (forse??) interiormente si appresta a sentirsi sollevato: è ancora troppo presto per fermarsi, perfino per Pandora Groovesnore. Quel che segue è un confronto psicologico, antropologico, culturale. In poche scene e battute due mondi si sfiorano, si attraggono, riconoscono l’impossibilità della loro convivenza l’uno – Corto – e l’impossibilità della loro convivenza nella situazione contingente l’altro – Pandora.

Noi infatti sappiamo sin dalla prima pagina della Ballata quale sia il destino di Corto e Pandora. Quel che segue è una scansione di momenti e discorsi millimetricamente soppesati e rappresentati. Momenti segnati dalla profonda differenza tra Corto e Pandora: di indole, di genere, di formazione culturale, di risultato di millenni di selezione naturale combinata con quest’ultima. Sciovinisticamente, Pratt pare riassumere in Corto il modello del genere maschile, da sempre romantico e votato alla poesia – nei millenni l’uomo parte per la guerra e per la caccia, e per queste “necessità” deve fornirsi necessaria giustificazione; in Pandora quello del genere femminile, razionale e attento alla gestione della realtà quotidiana – la donna nei millenni governa la casa ed è stabile, e per queste finalità progetta e sviluppa l’attitudine a dedurre ciò che avverrà, e a comprendere i moventi umani. E così il minuetto tra Corto e Pandora mostra la romantica cecità del figlio della Niña de Gibraltar che “sacrifica” sull’altare della sua libertà romanticamente intesa il suo amore per Pandora; e la rinuncia dolente e ragionata della figlia del Monaco (sempre che si possa dar credito ai deliri del Monaco) che – ella sa, davvero – sacrifica il tourbillon del presente (ed un fallimento certo) per un futuro che non potrà che essere lontano ed eventuale.

Ehi, romantica Bijou!“; l’occhio si sposta sulla pagina a fianco, in alto e si susseguono dunque le vignette, con il loro ritmo lento oppure repentino.

La prima:

Buongiorno, Corto Maltese!“.

Voltata per tre quarti di fronte al lettore, come affacciata ad un balcone, vestita in modo maschile senza che questo ne scalfisca la femminilità – con Corto voltato per tre quarti di schiena, come se il lettore fosse sulla sua piccola barca, dietro di lui, a guardarla su in alto – Pandora segna la prima differenza: al (forzatamente?) giocoso saluto del Maltese oppone un piano, corretto eppure caloroso, buongiorno. Se Corto sogna la romantica Bijou, Pandora ne ha ben chiaro il significato reale dietro l’entusiasmo, l’ironia, il balenio dell’avventura.

La seconda:

Eh, ma che bella! Chissà perché mi fai ricordare un tango di Arola, che ascoltai nel cabaret della “Parda Flora” in Buenos Aires.
Forse c’era qualcuna che mi assomigliava?

Inquadrati di profilo, uno di fronte all’altro, Pandora i lunghi capelli a farle vezzosamente schermo sul lato del volto non rivolto al lettore, troviamo Corto che insiste nel registro poetico, quasi sdolcinato nella ricerca dell’immagine bella, ad effetto, capace di catturare l’attenzione della fanciulla e farla sognare insieme a lui. La risposta di Pandora è semplice, ragionevolmente inquisitiva, verrebbe da dire che esterna una garbata curiosità salottiera, senza minimamente lasciarsi incantare dalla manfrina di Corto; eppure sotto l’apparente civetteria svagata c’è l’intento di far scoprire definitivamente le carte al suo interlocutore. Ciò che puntualmente avviene.

La terza:

No! Proprio perché non assomigli a nessuna avrei voluto incontrarti sempre… in qualsiasi posto…

E così Corto si scopre, indifeso si consegna a Pandora, le mostra la labilità romantica del suo sogno: “sempre”, “in qualsiasi posto”. Ovvero non in un posto determinato, dove poter mettere radici, non ora e per tutta la vita.

Non è se stesso che Corto offre, ma l’alea dell’avventura, del bel gesto, della parola accoppiata al sospirare del poeta.

Intensità:

Seguono le due vignette più intense, anche se non le più strategicamente importanti. In muta successione Pratt inquadra in primo piano Corto Maltese e poi Pandora a mezzo busto. Qui il disegno di Pratt non è ancora quello tanto impalpabile da apparire inesistente delle ultime opere, e neppure la sintesi pressochè perfetta di Corte Sconta, il tratteggio è vigoroso, e dona al volto di Corto una intensità ferina, che lo rende umano in modo molto terreno: inquadrato di fronte al lettore, Corto fissa ieraticamente assorto lo sguardo su un punto lontano, sperduto all’orizzonte. Continua a sognare romantiche impossibilità, Corto. Pandora è inquadrata di tre quarti, non meno assorta di Corto, il suo sguardo ci appare però conficcato nel volto di lui, come fosse alla ricerca dell’ultima conferma, come volesse fugare l’ultimo dubbio residuo dettatole dal suo amore. Quel che vede deve toglierle ogni dubbio, perchè alla

Sesta vignetta:

Non verrò con lei, Corto Maltese!

Ecco, l’ha detto! L’inevitabile conclusione è giunta: sarebbe bello, ma non durerebbe. Non ora, non qui. Forse Corto sarebbe anche disposto (ma è da vedere, e la sua libertà?) a bruciare tutto e subito, ma chi da millenni è costretta ad inseguire e a costruire per il futuro su fondamenta le più solide possibili certamente non si contenta di una manciata di avventure ai quattro angoli del globo. In quelle poche parole, risposta ad una muta domanda, sono riassunte le differenze tra i due: caratteriali e quant’altro. E qui pesa anche il non detto, ma lo si capirà solo nell’ultima vignetta della tavola.

Settima vignetta:

Lo so!

Immaginiamo che Corto esali le due parole con un misto di sollievo e malinconia. Immaginiamo che sarebbe stato disposto a rischiare tutto, compreso il dolore della fine in cambio di una girandola di emozioni che soddisfacesse il suo spirito romantico, e che questo gli renda doloroso il distacco. Ma immaginiamo anche il suo sollievo nel non dover rischiare, e forse ancor di più nel non dover rinunciare neppure a una frazione della sua libertà

L’ottava vignetta, muta, prepara il finale delle vignette nona e decima: Corto fa l’atto di sfilarsi dal collo la ghirlanda di fiori intrecciata che metterà al collo di Pandora nella vignetta successiva.

Nona e decima vignetta:

– “Addio, Pandora!
– “Arrivederci, Corto Maltese!…

Una tavola perfetta si chiude in modo perfetto. Nella nona vignetta Pandora e Corto sono praticamente nella stessa posizione della seconda vignetta, nella decima e ultima torna il dialogo tra le imbarcazioni della vignetta introduttiva nella centosessantatreesima tavola. È drammatico, teatrale Corto nel proclamare il suo addio: lo fa come ha condotto tutta la scena, teso al bel gesto romantico del cavaliere di ventura che immola il suo sentimento al destino avverso.

La risposta di Pandora sarebbe velenosa se non fosse, per il lettore, non tanto consolatoria quanto semplicemente equilibratrice: il lettore ha letto la lettera che apre la Ballata. Pandora sa (sa ragionevolmente) che il loro non è un addio, ma un arrivederci. A quando il destino non sarà più avverso. A quando (e chissà che non pensi proprio in questi termini) un bambino di nome Corto Maltese si sarà saziato di avventure in ogni dove, di donne di ogni colore, e sarà pronto per – orrore! – mettere radici. Ora è più chiara la sua affermazione nella sesta vignetta: “Non verrò con lei ora, Corto Maltese!”

Se Corto Maltese ti appassiona, prova il quiz a lui dedicato!

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Pasquale Laricchia

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