Tenken – Reincarnato in una spada: l’Isekai ha rotto…

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Per quanto ci provi, non riesco a non immaginarmi il signor Yuu Tanaka come uno qualsiasi di noi: una persona che legge per piacere e scrive per coltivare il suo ego (dai, sappiamo che è così).

Forse però, il signor Tanaka alla fine è uno di quelli che scrivono molto di più di quanto leggano, fino a farla diventare una ossessione e a perdere di vista il piacere della cosa. Di quelli che collezionati rifiuti, prendono la singola idea buona (o quella che gli sembra tale) e la modificano seguendo le mode, cercando di renderla “cool”.

Vendibile.

Oppure il signor Tanaka è meno responsabile di quanto sembri ed è stato l’editore, sappiamo come sono, a dire: “Yuu… posso chiamarti Yuu, vero? Yuu, amico mio (si conoscono da cinque minuti e l’editore ha guardato tre volte la cartellina che ha davanti su cui YUU TANAKA campeggia scritto a pennarellone), la tua storia non è niente male. Si vede che te la cavi a tratteggiare i personaggi e a scrivere i dialoghi. Ma, Yuu, storie come la tua ne ho dieci solo qua (batte su una pila di cartelline tutte uguali, tutte con il nome di persona scritto maiuscolo). Dobbiamo farla vendere Yuu, dobbiamo POSIZIONARLA! E dove la posizioniamo, Yuu? Dove la posizioniamo la tua bella storia fantasy di rivalsa, uguale ad altre 10 storie fantasy di rivalsa in cui un protagonista debole si fa valere grazie alla fortunosa alleanza con un artefatto senziente? Dai Yuu, sei un uomo di mondo: lo hai già capito, no, dove la posizioniamo?”

“Negli Isekai(*)”, lo sventurato rispose.

E, io, boh. Direi che il titolo della recensione dice già tutto.

Gli Isekai hanno rotto. MA TANTO!

Mentre la fila dei titoli meritevoli che NON arrivano in Italia si allunga di mese in mese: una mediocre idea fantasy che, probabilmente, originariamente prevedeva di fare incontrare una ragazzina gatto, Fran, con una spada senziente (probabilmente demoniaca e, quindi, inizialmente malvagia che poi progressivamente si scopre affascinata dall’innocenza… oppure no, sto inventando) ottiene la pubblicazione in Light Novel, poi in manga e quindi in anime con distribuzione internazionale grazie al solo gimmick dell’isekaizzazione.

Perchè non ci si può girare intorno: in Tenken – Reincarnato in una spada, pubblicato da Planet Manga, il fatto che “l’anima” della spada sia il solito banale giapponese morto investito che si risveglia in un mondo fantasy non è null’altro che un gimmick.
Non ha nessuna rilevanza ai fini della storia, non sposta nulla, non migliora (anzi) la caratterizzazione.

Come non porta nessun valore aggiunto l’abusata iniezione di elementi videoludici quale il fatto che il protagonista-spada si potenzia raccogliendo “le gemme” che i mostri uccisi lasciano cadere, la “Gilda degli avventurieri”, gli Skillset o GLI SCHERMI DELLE STATISTICHEEEEEE!!!

Scusate, non volevo alzare la voce, è che dopo più di un decennio dal momento in cui “Over NINE THOUSAND!” divenne ufficialmente un meme che non faceva più ridere, vedere ancora presi sul serio i “powerometri” mi causa vertigini e nausea.

Ma stai zitto!!

Non c’è neanche l’intento sarcastico o ironico che ci poteva essere in Konosuba. Si tratta solo di “mettere cose che fanno figo” in una storia che, peraltro, si prende serissima con una protagonista minorenne trattata da schiava (con pure l’implicazione di possibili abusi sessuali) e morti rappresentate con l’ampio dettaglio anatomico che ci si aspetta da un mondo violento.
Il distacco tra il mondo narrato, il protagonista-spada-otaku con la fissa delle guerriere prosperose e le sovraimpressioni da videogame è tale che si vedono le incollature e le pecette.

E’ un isekai, ma non può manco pensare di essere messo nella stessa classifica di NoGameNoLife, con il suo furbesco sbattere in faccia al lettore il fatto che i protagonisti “alieni” vincono perchè in ogni mondo “sono i migliori in quello che fanno” o di Overlord, che ribaltava per primo gli assunti del genere mettendo il protagonista nelle ossa del malvagio. Non può manco avvicinarsi ad un prodotto svergognato come Game of Familia , che ha il pregio di rispettare integralmente i dettami del genere e non usarli come “speziatura” di una storia che avrebbe potuto reggersi benissimo senza aiutini.
Non è nella stessa classifica, non è lo stesso campionato e sembra quasi che non stia giocando neanche lo stesso sport.

Fa anche un po’ rabbia, perchè come si diceva Yuu Tanaka non è un pessimo narratore e, certamente, Tomowo Maruyama ai disegni se la cava più che egregiamente: colmando il mondo fantasy di dettagli come da tempo fanno le opere più rappresentative del genere, da Record of Lodoss War fino a Berserk e, come quest’ultimo, calcando bene sulla rappresentazione degli scontri all’arma bianca o sull’opposizione tra la tecnica degli spadaccini e la forza brutale dei mostri.

Ma è tutto inutile, quella che sarebbe stata una opera mediamente valida viene squalificata dal tentativo di renderla “appetibile” con un tema “moderno e vincente” che ha in realtà ampiamente scassato e sarebbe ora incontrasse l’inevitabile traboccamento del vaso.
Cosicchè passata l’inondazione e trascinate a fondo le barchette di carta, sperabilmente si vedranno restare a galla solo i prodotti che valgono qualcosa.

(*) per le tre persone che sono ritornate ora da Narnia: termine giapponese che indica il genere fantastico con come protagonista una persona del mondo contemporaneo reincarnata/trasferita per qualche motivo in un mondo fantastico o comunque alieno.

Luca Cerutti

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