Strange Days: il Fumetto nostro alleato Vs Coronavirus

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In questa Epoca di Coronavirus in cui un autore di fumetti come Tiziano Sclavi ha reso accessibile gratuitamente il suo romanzo <<Dellamorte Dellamore>> in formato pdf sul sito de ilpost.it, noi di uBC Magazine, non potevamo che lodarne l’iniziativa e rivelare a chi non lo sappia che anche sul suo sito personale il creatore del personaggio di genere horror, Dylan Dog, ha reso accessibili a tutti in formato scaricabile e gratuitamente le versioni in pdf di tutti gli albi di Dylan Dog stesso scritti da lui, sia della serie regolare che di volumi speciali fuori collana; tutto questo con l’intento che possano donare molte ore di distrazione e godibile lettura per tutti coloro che sono costretti a restare in casa allo scopo di arrivare finalmente alla fine di questa terribile avventura che in questo anno 2020 coinvolge tutta l’umanità sul nostro amato pianeta.

Il primo incontro fra il Dottor Xabaras e Dylan Dog sul treno diretto ad Undead

Attingendo grato al sito di Sclavi, mi sono quindi riletto L’alba dei morti viventi ed ho avuto due conferme.
1) è vero che l’ho letto solo una volta 30 anni fa, ma mi rendo tristemente conto che ho veramente un grave problema di memoria perché di tutto l’albo mi suonavano note solo le battute di Groucho. Sono pure rimasto sorpreso dello stratagemma della custodia del clarinetto. Non ricordavo minimamente che Dylan Dog avesse mai usato uno stratagemma del genere per sconfiggere il suo arcinemico. Ripeto, la colpa non è dell’ottima storia, ma della mia memoria.
2) la struttura della storia e i dialoghi sono fenomenali. Se uscisse oggi un albo con una trama ed un lavoro di scrittura del genere, inizierei a prendere tutti i numeri successivi. E’ un albo a fumetti che dopo 34 anni dalla sua prima pubblicazione, non ha per nulla perso il suo smalto e fascino delle origini. Forse l’unica cosa che stona è l’escamotage finale del volto di Xabaras che sovrasta imperioso sul fumo che si solleva dalla casa in fiamme e lancia il suo grido di vendetta. Sarebbe stato più sensato lasciare alla fantasia del lettore l’idea di un possibile ritorno senza la classica frase satanica che echeggia nell’aria, un po’ come il volto del diavolo che fa la linguaccia nel famoso e in quel caso indubbiamente datato, film su “La macchina nera” del 1977, caposaldo dei film sui veicoli indemoinati. Anche perché, diciamocelo, un uomo come Xabaras che afferma di essere sopravvissuto ai secoli, e che di certo durante questi secoli, non era il tipo da stare alla larga dai guai, non poteva credibilmente essere perito in un semplice incendio che ha distrutto il suo laboratorio, no?

Xabaras, l’immortale filantropo che nascostamente, nella ricerca per donare l’immortalità ai mortali, ne accorcia l’esistenza usandoli come cavie da laboratorio. Un brillante esempio di coerenza etica.

Mi sento di aggiungere che in quella trama del numero 1 di Dylan Dog ne L’alba dei morti viventi del 1986, sono state lasciate intendere una marea di sottotrame che francamente non mi pare ne il creatore e neppure gli altri collaboratori che si sono succeduti, abbiano mai veramente approfondito nel corso degli anni successivi. Per esempio che il Dylan attuale fosse una reincarnazione di un altro Dylan Dog vissuto 300 anni prima come affermato da Groucho Marx suo assistente. Ma forse c’entra sempre la mia pessima memoria.
Ricordo qualcosa di un Dylan su un galeone in epoca passata, ma per quel che ricordo era più un sogno che non una descrizione della sua vita precedente. Qualcosa di spiazzante e incongruo con il personaggio delle origini. Anche il fatto di non portare la pistola con sé ma affidarla a Groucho (fatto strano per un investigatore) lasciava intendere qualcosa, ma non mi pare sia mai stato spiegato neppure questo (L’anziano redattore Daniele ha dimenticato che Dylan, ex-poliziotto radiato ed ex-alcoolista non può avere il porto d’armi, per cui la pistola viene affidata a Groucho che non la sa/non la vuole usare ma ha regolare porto d’armi. ndR).
Insomma, tutti questi dettagli spiazzanti, disseminati, rendevano l’atmosfera credibile e surreale al tempo stesso. Anzi, era credibile proprio grazie a quella patina di surreale. Le citazioni venivano usate dentro i dialoghi ma non in stile Wikipedia. Per esempio la citazione ad un racconto di Stanley Ellin (che non credo di aver mai letto ma a questo punto, visto che non ricordavo neppure la trama di questo albo, chi può mai saperlo) è per esempio stata messa in didascalia. Oggi, nelle gestione odierna, avrebbero fatto dire a Dylan: “ma certo, lei sta parlando della specialità della casa di Stanley Ellin” e invece gli fanno dire “personalmente sono vegetariano” che è una risposta eccezionale per due ragioni: allontana l’attenzione del lettore da un’immagine macabra e attira simpatia sul protagonista di cui viene fornita un’informazione privata che ne accresce il fascino.

Insomma! Questo volume di 34 anni fa è una collana di perle. Ogni baloon, ogni battuta e risposta, ogni gag anche quando apparentemente già udita, ogni piccola trovata, come i panini che rientrano nelle spese surplus rispetto alle 50 sterline al giorno, il risalire sul treno dopo essere scesi, Dylan che offre 5 scellini al giorno a Groucho per stare zitto, dopo che a lui ne sono state offerte 5 sterline in più se riusciva a farlo star zitto, per poi prendere in affitto delle biciclette a spese di Groucho, ogni minuta cosa è una perla che segue quella precedente e precede quella successiva.

Può l’ambizione scientifica essere giustificazi0ne per la violazione di qualsiasi ecosistema o di qualsiasi biotico?

Ma aggiungiamo un paio di considerazioni sulla molla che sta alla base di questa trama oltre al riferimento esplicito al film di Romero, La notte dei morti viventi del 1968, tutto parte dagli studi su di un virus che ha delle proprietà inusuali, quella di infettare non i viventi, ma i cadaveri, facendoli tornare a muovere, più che a vivere, a caracollare più che a camminare. Il dialogo filosofico che si instaura fra Dylan e Xabaras è un gioiellino di scrittura di cui vi abbiamo allegato alcune pagine a questo articolo. Xabaras rappresenta la volontà umana di usare la scienza per plasmare la realtà che ci circonda a propria immagine e somiglianza. Non quindi per curare il mondo che ci circonda, ma per infettarlo con le proprie disturbanti devianze provenienti dalla sua mente. Per giocare a far finta di essere Dio. E’ pur vero che ci sono nel nostro intestino degli agenti batterici, noti come flora intestinale, che in tempi atavici, in un modo che non ho le competenze per descrivere, hanno stabilito con le forme di vita, quindi anche quella umana, una sorta di patto di alleanza, stabilendo una condizione di simbiosi che garantisce la sopravvivenza di entrambi i simbionti in un rapporto di mutua collaborazione.

Xabaras rappresenta la volontà di fare meglio ciò che la Natura ha già fatto: creare un nuovo microbiota simbionte che nel corpo umano possa tenerlo in vita ad oltranza anche dopo la morte; e fa tutto questo, convinto di poterne controllare le innumerevoli variabili senza che nulla sfugga al proprio controllo di brillante scienziato.

Genio e pazzia sono rami di uno stesso albero. Forse è per questo che nell’Arte del Bonsai si medita su quali rami potare e su quali lasciar crescere e fiorire. La scienza per quanto frutto dell’intelligenza umana, se non usiamo la nostra capacità di discernimento (composto da dis-separare e cernere-scegliere; quindi scegliere separando, tagliando via, rinunciando a una parte) rinunciando a ciò che non è rivolto al Bene, può diventare anch’essa una riflesso della natura selvaggia e primitiva dell’essere umano

Quale sia il disegno che ci attende in questi Strange Days nel nostro tempo presente anno 2020, non lo sappiamo ancora, ma non possiamo non ringraziare oltre a Tiziano Sclavi, che ci rende gratuito il suo lavoro di scrittore di fumetti, anche tutti i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari, i cassieri dei supermercati, i corrieri e chiunque altro che, potendolo fare, continua a lavorare muovendosi fuori di casa mettendo a rischio se stessi e i propri famigliari che lo aspettano al suo ritorno ogni giorno. Ma anche un grazie a chi da casa può ancora lavorare, come gli insegnanti che stanno facendo sforzi tre volte superiori per continuare a svolgere il loro dovere educativo nei confronti delle nuove generazioni, mettendosi da un giorno all’altro a dover usare le tecnologie di comunicazione di cui fortunatamente, noi, in questa parte di mondo, abbiamo libero accesso e disponibilità.

tavola di Dylan Dog col Covid-19

Un grazie a Dylan Dog, nostro alleato nella lotta contro il Covid-19, e contro le asie che si insinuano nella psiche di tutti noi, aiutandoci ad immaginare un futuro in cui siamo già emersi vittoriosi.

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