Una volta, i fumetti Bonelli erano rigorosamente in bianco & nero, salvo rare e curiose eccezioni in bicromia per alcune strisce di Tex (come spiegato in questo articolo).
Poi venne Supertex, il numero 100 della collana mensile, la prima a raggiungere quel traguardo… e la prima a creare la “regola” dei numeri centenari a colori che si sarebbe ampliata anche agli altri personaggi della casa editrice.
Naturalmente, di tutto questo niente sapevo quando presi in mano per la prima volta questo albo all’inizio degli anni Settanta, nell’àmbito dei consueti scambi di fumetti tra ragazzini di cui ho parlato tante volte (per anni, Zagor fu l’unico fumetto che mio fratello acquistava sistematicamente). Mi sembrò un’eccezione bellissima, con Tex e i suoi pards finalmente a colori come su Topolino… e soprattutto con la partecipazione di alcuni comprimari della serie da me episodicamente intravisti negli anni precedenti.
Si trattava, volutamente, di un albo “solo” celebrativo a iniziare dalla copertina (che Galep aveva ripreso da un’immagine raffigurante Humphrey Bogart), in cui G.L. Bonelli si era divertito in una specie di gigantesco sparatutto – anzi, spaccatutto – che, agli occhi di un lettore più scafato, avrebbe mostrato ben più di un’incongruenza, a partire da Jim Brandon in Messico con la sua impeccabile giubba rossa (…), come potrete scoprire nella scheda del nostro database storico. Insomma, un albo da fan service quando ancora non sapevamo cosa fosse il fan service, con un finale estremamente sbrigativo per restare nel limite delle 110 pagine canoniche: una misura troppo stretta per Bonelli, più a suo agio sulla lunga distanza.
Ma io non ero un lettore scafato, naturalmente… soltanto un ragazzino che, affascinato dai colori di quest’albo, si entusiasmò al punto da intensificare gli scambi con i suoi amici in cerca di altri albi di Tex ancora da leggere.
La scheda nel database storico di uBC