I supereroi americani non sono mai stati la mia cup of tea, ma devo ammettere che leggere alcune loro saghe – spendendo cifre contenute rispetto alle lussuose edizioni da libreria – nella collana antologica Serie Oro di Repubblica mi ha fatto apprezzare alcuni capolavori cui, altrimenti, non mi sarei mai avvicinato: parlo in particolare della Morte di Superman, del Ritorno del Cavaliere Oscuro e anche di Watchmen (per quanto quest’ultimo mi sia rimasto… come dire… abbastanza ostico e quindi non l’abbia apprezzato fino in fondo). Così ho acquistato anche alcune saghe di un collaterale successivo, Supereroi – Le grandi saghe, ed eccomi a parlare di quella che, secondo me, si merita appieno la qualifica di “evergreen”.
L’azione sconsiderata dei New Warriors – un gruppo di giovani supereroi protagonisti di un reality show – provoca una strage che rinfocola le polemiche sull’operato dei supereroi, creando ben presto due schieramenti all’apparenza inconciliabili: uno è capeggiato da Tony Stark-Iron Man, che auspica l’applicazione del piano governativo di “registrazione” dei supereroi (compreso il disvelamento della loro identità segreta); l’altro, invece, è capeggiato da Steve Rogers-Capitan America, che si ribella a tale decisione ed entra in clandestinità… Le divergenze tra le due fazioni in causa si acuiscono sempre più fino allo scontro finale.
Una saga da leggere tutta d’un fiato, che mette in dubbio la missione stessa dei supereroi e le conseguenze delle loro azioni (eh sì, è proprio vero che “da un grande potere derivano grandi responsabilità”…) e in cui entrambi gli schieramenti hanno ragioni valide per giustificare le rispettive, dolorose decisioni da prendere.
Gente, è stata una vera sgobbata. Fino a qualche tempo fa, mentre sfogliavo le pagine dell’edizione brossurata […] vedevo solo nove bei mesi della mia vita ridotti in questi sette albetti. Soltanto adesso inizio a intravedere il perché di tanto schiamazzo. ‘Sta roba è piuttosto forte.(Mark Millar, dall’introduzione all’edizione americana)
2006: lo sceneggiatore scozzese Mark Millar e il disegnatore canadese Steve McNiven, sotto la supervisione di Brian Michael Bendis, danno vita alla saga in sette albetti che mette in discussione l’operato dei supereroi. Una tematica certo non nuova, né in altre storie Marvel né altrove – anche Superman, sulla sponda DC Comics, è stato talvolta messo “sotto accusa” per le sue azioni e per la pericolosità dei suoi superpoteri – ma che in questa saga raggiunge picchi di assoluta drammaticità.
Metto però le mani avanti: le valutazioni che seguono sono quelle di un lettore saltuario di comics, tanto saltuario da non conoscere (!) una metà abbondante dei supereroi Marvel che si alternano vorticosamente sul proscenio di questa saga e che, quindi, si è probabilmente perso la stragrande maggioranza di rimandi e strizzate d’occhio dell’autore ad altre avventure precedenti o concomitanti. Ma certo non mi sono perso la drammatica escalation che porta all’inevitabile scontro di due visioni diverse e inconciliabili tra loro, proprio perché – come da titolo – qui siamo di fronte a una vera e propria “guerra civile”. Non, quindi, a una guerra provocata da un’invasione o da un attacco terroristico, in cui i “cattivi” sono facilmente identificabili, bensì a due fazioni contrapposte che hanno entrambe torto e ragione al contempo.
È davvero difficile schierarsi da una parte o dall’altra (memorabile lo slogan “e tu da che parte stai?”), anche perché i colpi di scena si susseguono senza sosta con un ritmo tenuto costantemente al massimo e cambiando continuamente la prospettiva: chi parteggiasse per la “fazione Iron Man” e per la proposta di legge governativa – che mira a regolamentare l’attività dei supereroi e certificarne l’identità: iconica la scena in cui Peter Parker si toglie la maschera… – non può liquidare con un semplice il fine giustifica i mezzi l’operato di Tony Stark e dei due “cervelloni” Reed Richards e Hank Pym, specialmente quando riportano in scena Thor… E tuttavia, anche la “fazione Capitan America” ha le sue colpe, quindi devo proprio dare ragione all’autore (vedi citazione): questa roba è piuttosto forte!
Proprio qui sta la bellezza di questa saga. Certo, il superappassionato può godersela maggiormente e valutare con cognizione di causa ogni singolo passaggio, oppure ogni singola battuta o azione del supereroe X o Y, ma anche un “neofita” come me – che conosce soltanto quelli principali – non può fare a meno di appassionarsi e, soprattutto, di rilevare la fortissima attualità della trama.
Come spiegato da Fabio Licari nella presentazione, infatti, una volta di più una storia Marvel va oltre “un semplice piano di lettura fumettistica”, in quanto gli autori “hanno composto un’epica che s’ispira alla cronaca, la distorce, la adatta ai comics […] Se nella vita di tutti i giorni prevalgono sospetto e diffidenza, se nella nazione (a parole) più liberista la libertà personale si è ridotta per decreto, perché mai i supereroi dovrebbero restare immuni a queste derive?” Licari accenna agli Stati Uniti post-11 settembre, ma non è che ai giorni nostri, 15-20 anni dopo, la situazione politica mondiale e l’ambiguità delle parti contrapposte nei conflitti in corso siano poi molto diverse…
Millar padroneggia gli innumerevoli colpi di scena, concedendosi inoltre “chicche” come le apparizioni di Mrs. Sharpe (una “semplice” madre che ha perso suo figlio per colpa dei New Warriors e che evolve, come si può vedere dalle immagini a corredo, da un albetto all’altro), ma la presenza di così tanti personaggi lo porta talvolta ad alcuni passaggi troppo sbrigativi – finale incluso, almeno secondo me.
Da parte sua, McNiven compie un eccellente lavoro in tavole di grande impatto che sprigionano l’immensa energia scatenata dagli scontri – non solo fisici – dei due schieramenti. La gabbia varia in continuazione, il segno dettagliato e realistico mette bene in mostra volti ed espressioni dei protagonisti, tutti ottimamente caratterizzati. Va inoltre segnalato l’apporto ai colori di Morry Hollowell, attento a conferire volume alle matite del disegnatore, anche se (rispetto ad altre edizioni più pregiate) la resa della colorazione nel collaterale preso in esame risulta spesso troppo cupa.
Insomma: una saga che mi ha davvero colpito – pur con la mia scarsa conoscenza dell’universo Marvel – e che ha dato il via a un filone con alcuni sequel davvero degni di nota, tra cui “La morte di Capitan America”. Buona lettura.
La saga principale di Civil War (lasciando da parte gli innumerevoli albi a essa collegati e apparsi in altre collane) viene pubblicata negli Stati Uniti in sette albetti tra luglio 2006 e marzo 2007, poi tradotti e pubblicati per il mercato italiano tra marzo e settembre 2007 e in séguito spesso ristampati in un volume unico. La versione che consiglio fa parte del collaterale intitolato Supereroi – Le grandi saghe, pubblicato dalla Gazzetta dello Sport a partire dal 2009; si tratta di una collana che propone numerose saghe dei supereroi Marvel ambientate in vari decenni, dalle origini alle produzioni di inizio terzo millennio. La tematica centrale della “guerra civile tra supereroi” è inoltre alla base del film Captain America: Civil War del 2016, capitolo iniziale della Fase 3 del Marvel Cinematic Universe, anche se la trama è stata adattata in base ai film precedenti e quindi include “soltanto” i supereroi già noti al pubblico cinematografico dell’MCU.
CIVIL WAR
Testi: Mark Millar / Disegni: Steve McNiven
In: Supereroi – Le grandi saghe
Numero 1, 23 marzo 2009
Editoriali di Fabio Licari, Marco M. Lupoi et al.
Brossurato con alette, colori, 212 pagine
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