Il vostro amichevole dio del vicinato: Visione

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Cover primo volume

Immaginate.
Siete un bravo americano medio: di quelli un po’ avanti negli anni che hanno un po’ di pancetta ma la tengono sotto controllo con jogging ogni mattina, tennis due volte la settimana e succhi di frutta al posto della Coca Cola. Birra e whisky sì, ma solo con gli amici.
Di quelli che erano appena troppo giovani per il Vietnam ed appena troppo vecchi per il Golfo, che avrebbero fatto il proprio dovere ma amano la pace, che riconoscono che si poteva fare di meglio ma una Grande Democrazia non può chiudere gli occhi quando c’è da combattere la Dittatura.
Di quelli che hanno sempre sostenuto i diritti dei “colorati” perché ci sono un sacco di brave persone e lo zio ancora racconta di quando il caporale nero gli ha salvato la pelle dalle parti di Saigon, certo sono rumorosi e ce ne sono anche molti maleducati.
Di quelli che gli viene anche da rispondere, ma poi si trattiene per educazione, quando sente qualcuno che parla male dei “latinos”, che la colf che viene da 20 anni è una bravissima persona e ogni Natale gli si paga una settimana in più e lei ringrazia quasi piangendo.
Di quelli che non tutti gli arabi sono pericolosi, solo quelli fanatici.
Di quelli che doveva vincere Hillary Clinton, che Trump è uno che potrebbe portarci in guerra.

Siete un Bravo Americano Medio, non un razzista o uno di quelli che ci fanno vergognare nei telegiornali. Però ora nella casa vicino alla vostra si è stabilito quel… quel signore che si vedeva in televisione con gli Avengers. Quello che non è un essere umano ma un robot… no, non è esatto. Finiva in “oide” ma non è “androide”. Lui, una uguale a lui ma con i capelli e l’aspetto di una donna che chiama moglie e due uguali a lui e a sua moglie ma più giovani che chiama figli.

E sono cose che, insomma, non siete razzista… ma sono cose!

Normali rapporti di vicinato

Ecco, se avete immaginato bene, allora avete immaginato non solo il contesto ma, se vogliamo, tutto il contenuto de “La Visione” di Tom King (testi) e Gabriel Walta Hernandez (disegni). Pubblicato da Panini Comics in due volumi cartonati (“Un po’ peggio di un uomo” e “Un po’ meglio di una bestia”, citazione da “Il Mercante di Venezia” di Shakespeare) è stato probabilmente uno dei “one shot” più acclamati della recente produzione Marvel.

Leggendolo il motivo diventa evidente: i grandi classici del genere come “Watchmen”“Dark Knight Returns” utilizzando l’universo di vigilanti ed eroi mascherati sono entrati a forza nel nostro immaginario facendoci riflettere su questioni gravi e vitali della nostra vita quotidiana, della nostra società e della nostra psicologia. “La Visione”, utilizzando forse il membro più indecifrabile degli Avengers, riesce a fare lo stesso. Dirà poi il tempo se questo basterà a portarlo alla fama dei classici citati.

Quello che sicuramente si vede subito è che ci troviamo di fronte ad un racconto proprio poco supereroistico e tantissimo umano. Intuizione non da poco se si tiene conto che l’inespressivo “sintezoide” è probabilmente quello di tutti gli Avengers che più si avvicina alla potenza di un dio (superando persino Thor, che dovrebbe esserlo “di mestiere”). Eppure, proprio per quello che narra, Visione, sua moglie Virginia ed i due gemelli Vin (maschio) e Viv (femmina) i poteri li utilizzeranno in maniera banalmente “quotidiana”, incontreranno un solo “supernemico” e per pochissimo tempo, ed in sostanza saranno più impegnati a cercare di far funzionare il loro inserimento nel sonnacchioso sobborgo fuori Washington dove si sono appena trasferiti, che a fare qualsiasi altra cosa.
Per questo, il mondo sarà quasi distrutto e l’umanità rischierà lo sterminio.

“Normali” diverbi coniugali

Tutto, come si diceva, mostruosamente umano: a fare andare male le cose, a trasformare piccoli (o grandi) drammi in una slavina terrificante, saranno gesti e comportamenti molto umani. Azioni e reazioni umanissime, sentimenti tra i più banalmente umani che vengano in mente: la diffidenza, la pigrizia, il desiderio di difendere neanche sé stessi ma i propri figli, il desiderio di poter arrivare a casa e chiudere fuori le cose spiacevoli, trovarti con la moglie con cui condividi una vita, i figli se ci sono, il cane che sicuramente c’è ed è da portare fuori. Sicuro e tranquillo.
Sicurezza e normalità.
Il mondo quasi distrutto e la razza umana quasi sterminata, per questo.
Il lettore assiste impotente e quasi vorrebbe urlare di fronte all’ennesimo “disastro” avvenuto non per il ben congegnato ingranaggio di morte concepito da un supermalvagio, ma per una banale stupidaggine. Una meschina cattiveria, piccola disonestà o pigra omissione.

“Frustrante” è forse la definizione che meglio attaglia a questa opera e alla capacità di Tom King di affastellare dialoghi e situazioni in una rampa di lancio verso il disastro.

I disegni, pur essendo di uno stile ben diverso da quello che conosco bene, rendono al meglio le situazioni. Il tratto sicuro di Hernandez costruisce scena dopo scena dando a ciascuna il giusto spazio e, a volte, omettendo il “fulcro” di una azione per concentrarsi su un dettaglio apparentemente banale da cui però il lettore coglie l’estensione delle conseguenze.
I colori sono nello standard cromatico del fumetto supereroistico, virati, quasi sicuramente a proposito, verso tonalità desaturate e leggermente, ma non troppo, “smorte”. Anche le scene d’azione sono rappresentate con ossequio alle coreografie “canoniche” ma in qualche modo sembrano “congelate”: più foto (magari da un reportage di guerra) che film epico.

Normali indizi che tutto sta per andare in merd…

Come abbiamo già detto, è presto per accomunare “La Visione” ai capolavori “politico/sociologici” del fumetto supereroistico, ma certamente al termine della lettura il lettore non avrà la mente sgombra e leggera come si presuppone accada dopo la lettura di un fumetto “disimpegnato”. Sarà probabilmente pensieroso, forse un po’ incupito, oppure sollevato.
Penserà quasi sicuramente che, comunque, ne sia valsa la pena.

Luca Cerutti

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