Nei mesi scorsi Panini Comics sotto il marchio Disney ha avviato la ristampa di una delle storie più belle – se non la più bella – del vastissimo catalogo dedicato a Paperi e Topi: Topolino e la spada di ghiaccio.
Scritta e disegnata dall’indiscusso Maestro del Fumetto Massimo De Vita, è una storia talmente famosa e ricca di fascino che è difficile parlarne ma, per quei pochi che non sanno di cosa tratti, racconta l’avventura di Topolino e Pippo trasportati in un’altra dimensione – le terre dell’Argaar – per aiutare il popolo soggiogato dal Principe delle Nebbie a riacquistare la libertà. L’unica soluzione è trovare la mitica Spada di Ghiaccio che, collocata sul Picco Inaccessibile posto all’ingresso di Valle d’Ombra, con la sua luce tutto rischiari e purifichi dissolvendo le umide nebbie e le oscure forze del male.
In una vera e propria avventura fantasy dove l’ironia si mescola all’azione e dove il lettore viene accompagnato dai meravigliosi disegni di De Vita in veste di autore completo, assistiamo in un inaspettato ribaltamento dei ruoli nel quale – nonostante il titolo – il protagonista non è Topolino bensì Pippo.
La storia editoriale in breve
La storia è apparsa per la prima volta su Topolino 1411 del 19/12/1982, suddivisa in tre parti, per terminare sul numero 1413 del 26 dicembre celebrando il Natale e regalando una storia dallo spirito natalizio ai lettori dell’epoca. Nei due anni successivi e sempre durante le festività natalizie seguirono altri due episodi, Topolino e il Torneo dell’Argaar nel 1983 e Topolino e il ritorno del “principe delle nebbie” nel 1984, per costituire quella che verrà definita e spesso ricordata come Trilogia della Spada di Ghiaccio. A gennaio del 1993, a circa 10 anni di distanza, venne pubblicato un quarto capitolo dal titolo Topolino e la bella addormentata nel cosmo, sempre realizzato da De Vita, stavolta aiutato da Fabio Michelini ai testi.
Negli anni, tante sono state le ristampe e addirittura una parodia in casa Disney scritta da Sio nel 2016, Topolino e la Spada di Ghiacciolo (in due versioni: una disegnata da Silvia Ziche e un’altra sketchata da Sio stesso), ma è in questo 2022 che è stata ristampata addirittura in tre differenti volumi: nella neo collana Le Grandi Saghe e in un’edizione con colori completamente nuovi in versione regular e deluxe dal grande formato, secondo un’operazione simile a quella vista l’anno scorso per L’Inferno di Topolino.
Poche settimane fa, dal 19 ottobre fino al 9 novembre per quattro settimane sui numeri dal 3491 al 3494, i lettori di Topolino hanno trovato sull’ultima di copertina un’immagine indistinta di una distesa ghiacciata che, sciogliendosi, si è fatta via via più chiara e ha svelato la Spada di Ghiaccio.
Tanto l’hype e tante le supposizioni fatte ma con l’ultima immagine e il relativo Topolino, attraverso l’editoriale del direttore della rivista Alex Bertani, è arrivata la conferma della prossima uscita di un nuovo capitolo della celebre saga.
Visto il rilievo della notizia, per l’occasione e a pochi giorni dalla pubblicazione è stata organizzata una live sui canali social della casa editrice (questi i link al video apparso su Facebook, Twitch o YouTube) dove sono intervenuti gli artefici della storia e hanno parlato di come si sono approcciati all’impresa.
Così arriviamo a mercoledì 30 novembre 2022 con l’uscita in edicola e nelle fumetterie di Topolino 3497 in cui viene pubblicata la prima di quattro parti di Topolino e la leggenda della Spada di Ghiaccio dal titolo “Una terra senza eroi”, storia scritta da Marco Nucci per i disegni e chine di Cristian Canfailla e colorata dal Maaw Illustration Art Team di Angela Capolupo e Michela Frare. L’affascinante copertina è opera di Andrea Freccero, supervisore artistico del settimanale, con i colori dell’abile e collaudato Andrea Cagol.
L’incontro con Marco Nucci
Abbiamo incontrato lo sceneggiatore Marco Nucci al Panini Store di Firenze, intervenuto il 3 dicembre di un piovoso sabato pomeriggio per scambiare qualche chiacchiera con i lettori appassionati dei suoi lavori e con i curiosi che avevano letto la prima parte del nuovo capitolo della saga della Spada di Ghiaccio uscito pochi giorni prima. Naturalmente non gli è possibile parlare dei prossimi tre episodi che devono ancora uscire ma questa parte di storia già pubblicata può essere considerata spoiler-free per i presenti (effettivamente, se sono all’incontro, vuol dire che l’hanno letta).
Due parole sull’autore.
Marco Nucci fa il suo esordio ai testi in Disney su Topolino 3344 del 25 dicembre 2019 con la storia Zio Paperone e il giro del mondo in 80 secondi per i disegni di Nicola Tosolini. Si evidenzia un modo di raccontare fresco e incisivo ma è con le storie pubblicate dal 2021 sul noto settimanale che si fa notare in maniera netta e marcata.
Storie forti come Gastone e la solitudine del quadrifoglio (Topolino 3405 e 3406) dove il fino ad allora antipatico e fortunato cugino di Paperino viene decostruito e reso più umano (o forse più papero…), oppure la pregevole La ballata di John D. Rockerduck (Topolino 3439 e 3440) in cui ci fa sentire vicini all’arcinemico di Paperon de’ Paperoni, o ancora la surreale Minni nella casa dei mille corvi (Topolino 3447) dalle atmosfere ovattate dalle neve su cui si avventura la storica fidanzata di Topolino, ed infine le storie del ciclo che ha l’obiettivo di riportare ai fasti di un tempo un Macchia Nera capace di suscitare paura e panico (Io sono Macchia Nera su Topolino 3429 e 3430, Il bianco e il nero su Topolino 3446, 3447 e 3448 e Topolino e l’incubo dell’isola di corallo su Topolino 3478, 3479 e 3480) denotano una certa influenza dalla letteratura e dal cinema d’autore (nella storia di Minni si respira l’atmosfera del film Gli uccelli di Alfred Hitchcock e quella di Rockerduck cita Quarto potere di Orson Welles che inizia e finisce con l’inquadratura sul cartello NO TRESPASSING), e un sapiente uso degli strumenti e della conoscenza dei personaggi, non senza un chiaro segno di originalità e spontaneità.
Nato a Castiglione dei Pepoli in provincia di Bologna nel 1986, oltre a lavorare su Topolino ha pubblicato L’uomo delle Valigie con Panini Comics, La tana di Zodor, Sofia dell’Oceano e Skull per Tunué, e ha lavorato per Sergio Bonelli Editore prima come redattore e attualmente come co-creatore della serie La Divina Congrega. Ha pubblicato tre romanzi per ragazzi della serie Tim Specter per Giunti Editore sotto lo pseudonimo di George Bloom. Insegna sceneggiatura alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze, Milano, Reggio Emilia e Roma. Ha all’attivo un paio di dischi rock con la band Il libro del comando.
Dopo aver scambiato i convenevoli tra gli ospiti intervenuti, Marco inizia a raccontare di quando è stato contattato da Alex Bertani, direttore di Topolino, più di un anno e mezzo fa. La richiesta: affidargli la scrittura del sequel della Spada di Ghiaccio. La sfida – perché di sfida si trattava e così l’ha recepita – era molto interessante ma difficile perché c’erano svariati punti da affrontare: rispettare lo spirito della tradizione che quelle storie si portavano dietro, non farne un remake, non offendere i vecchi lettori ma neanche tagliar fuori i lettori nuovi evitando quindi una mera operazione nostalgia. Le storie del ciclo della Spada di Ghiaccio hanno elementi iconici che comprendono il Natale, l’ironia picaresca che si avverte nell’avventura e anche certi valori che si porta con sé, per cui ci vuole cuore e mente per poterne scrivere un nuovo capitolo. Ma ha sentito in maniera forte l’esigenza di scriverla per i nuovi lettori e rilanciare quell’universo narrativo ravvivandolo e introducendo anche nuovi personaggi.
Guardando al passato – continua Nucci – tutti noi pensiamo che la prima storia di De Vita sia ottima, che la seconda sia molto buona, mentre il terzo e il quarto capitolo – soprattutto quest’ultimo – sono venuti meno bene. E se già allora lo stesso De Vita poteva essersi trovato in difficoltà a fare i sequel, Marco stesso riconosce che anche per lui non è stato facile. L’approccio che usa normalmente quando pensa e scrive le storie, soprattutto in un compito difficile come questo, è di scrivere un soggetto il più preciso possibile, molto lungo e anche con diverse battute. Partire da questo per poi scrivere la sceneggiatura è un atto molto facile e in discesa.
La storia originale di De Vita è una commedia ironica dove si susseguono molte battute, con tempi e modi molto simili a quelli di Asterix, che sicuramente è stato uno degli elementi di ispirazione. Inoltre è un’avventura con protagonista Pippo, un’avventura dove i pesi narrativi sono invertiti, come in Don Chisciotte con Pippo nei panni del cavaliere e Topolino nei panni dello scudiero, però con i poteri al contrario: se Don Chisciotte credeva di vedere enormi giganti nei mulini a vento, Pippo ha il potere di non credere alle cose.
Come tende a ripetere Nucci, la saga deve essere rispettata per essere portata avanti e altro suo elemento è il genere fantasy su cui è costruita. Per lui il fantasy è quanto di più lontano dal punk – NdR inteso come genere di rifiuto nei confronti della società e convenzioni – perché è un genere conservativo, con le sue quest, le sue missioni, i suoi eroi e un’atmosfera che i lettori si aspettano. La stessa Spada di Ghiaccio di De Vita ha uno svolgimento lineare, sai già come andrà a finire e che non ci sarà un colpo di scena finale, eppure funziona e ti appassiona. Anche ambientare la seconda storia in un torneo è quanto di più medioevale e fantasy ed è stata ottimamente giocata da De Vita.
Inoltre, mentre la scriveva, voleva che fosse una storia anche per i lettori più piccoli e, anche se non bella come l’originale, fosse la loro storia natalizia. Il problema – ricorda e ci scherza su – è che ha scritto il soggetto ad agosto 2021 e sappiamo tutti quanto fosse fresco il clima in quel periodo! Verso la fine di fine giugno ha finito di pensare il soggetto e per la fine di settembre l’aveva scritto e presentato a Bertani. Tanti sono stati i precedenti soggetti cestinati da Marco per poi riprendere quel primo che aveva pensato dove aveva ritardato di molto la narrazione del passato dell’Argaar per poi decidere di spostarlo all’inizio (lo vediamo in questa prima parte di storia al momento pubblicata).
Qualcuno dei presenti all’incontro chiede se vede alcune affinità con La nuova Storia e Gloria della Dinastia dei Paperi di Alessandro Sisti e Claudio Sciarrone. Nucci la vede diversamente perché se la vecchia Storia e Gloria era un progetto di Guido Martina pubblicato nel 1970 con uno stile legato al passato e rivoluzionato ora con la nuova versione di Sisti e Sciarrone, la Spada di Ghiaccio di De Vita era già rivoluzionaria quando uscì. Nella nuova storia di Nucci, Topolino, Pippo e le loro epiche gesta sono stati cancellati dalla memoria di tutti. La necessità è di restaurarne il ricordo. Salvare il Natale. Facendo questo, qualcosa di punk è stato fatto, qualche libertà lo sceneggiatore se l’è presa. Però è un percorso difficile perché la Spada di Ghiaccio la conoscono un po’ tutti, è una storia pop. Negli anni tante properties sono state saccheggiate, da James Bond a lo Squalo, da Indiana Jones a Star Wars e dopo una controcultura c’è stato bisogno di una restaurazione che desiderava i classici: è in questo momento che arriva la Spada di Ghiaccio originale.
Per Nucci, la difficoltà è stata riproporre la stessa atmosfera ma offrire qualcosa di nuovo, anche solo per il fatto che lui sceneggia diversamente da Massimo De Vita. Però ha provveduto a portare ai lettori il nuovo proponendolo con calma, senza fretta. In quest’ottica ha mantenuto la tradizione di De Vita presentando nelle prime due pagine un frontespizio e un libro che si apre sulle vicende dell’episodio, espediente tra l’altro usato spesso in passato nei classici dell’animazione di Walt Disney.
E per chi se lo chiede, Nucci annuncia e sincera i presenti che il libro con i capitoli si vedrà anche nei prossimi numeri.
La Leggenda della Spada di Ghiaccio si apre con un riassunto degli avvenimenti precedenti perché sono passati troppi anni, non solo nell’Argaar dove il tempo scorre 222 volte più veloce del mondo dei Topi, ma anche nella nostra realtà (si celebrano i 40 anni dalla prima storia di De Vita). Se nei precedenti episodi, Topolino e Pippo arrivavano a Ululand dopo 12-15 pagine dall’inizio della storia, in questa ci arrivano alla 28ª tavola su 30. Per Nucci è qualcosa che andava fatto per introdurre nuovi personaggi e soprattutto Igor. Ha sempre avvertito la mancanza di un bambino nelle storie della Spada di Ghiaccio e da qui la necessità di inserirne uno che facesse da tramite con i nuovi e più piccoli lettori. Proprio per questo pubblico andava realizzata anche in maniera semplice da leggere.
A chi gli chiede se ci sono ispirazioni dal ciclo di Shannara di Terry Brooks e soprattutto dal quarto capitolo Gli eredi di Shannara per l’incipit molto simile, Nucci ammette di aver letto solo il primo libro e quindi la risposta è no. Come ha già detto, il genere fantasy ha topoi ben definiti e comuni come le missioni e le ricerche. Anche le ispirazioni della Spada di Ghiaccio di De Vita sono tante, come Yor è Panoramix, gli Uli assomigliano ai Galli e alcune gag come il cartello “INSERIRE QUI LA SPADA DI GHIACCIO” sono tipiche degli albi di Asterix. E sfida chiunque a dire di non aver pensato che il Principe delle Nebbie è ripreso da Darth Vader.
(NdR Massimo De Vita ha ammesso in passato di essersi ispirato proprio a Star Wars e a La spada di Shannara – e non a Il Signore degli Anelli, che non aveva letto – quando ha realizzato la Spada di Ghiaccio)
Alla domanda se ha avuto contatti con De Vita, ammette di non averne avuto. L’argomento è delicato ma effettivamente non si sarebbe trovato a suo agio ad interagire con il creatore della Saga, soprattutto se questi avesse cominciato a suggerire argomenti da inserire nella storia: Nucci si sarebbe sentito obbligato ad usarli ma se poi non fosse stato in grado di usarli o non fossero stati nelle sue corde come avrebbe dovuto fare?
La Spada di Ghiaccio contiene e richiama tante storie fantasy al suo interno anche perché questo genere ha un canone da seguire, basti pensare al viaggio tra la nostra realtà e una dimensione fantastica come avviene per l’Argaar ma è un tema presente ad esempio anche nel ciclo di Narnia o nel Mago di Oz. Al contrario, uno stile punk è più libero, come quello di Terry Pratchett, il famoso scrittore britannico noto per i suoi romanzi di fantasy umoristico come la lunga serie di romanzi ambientati nel Mondo Disco (Discworld).
Scrivere fantasy significa raccontare drammi realistici affrancandosi dalla realtà e questo vale anche per Nucci con questo genere, cimentandosi con una struttura che dà poca libertà ma richiede molta fantasia. Dal pubblico fanno notare che De Vita aveva fatto proprio questo: nel multistrato delle chiavi di lettura possibili nei capitoli della Spada di Ghiaccio, aveva fatto critiche a certi atteggiamenti della società come il modernismo e i consumismo. Marco Nucci ha fatto lo stesso? Risponde spiegando che quando scrive non parte dalle morali e da determinati temi o princìpi – alcuni autori, anche in Disney, lo fanno – ma gli interessa sviluppare una bella storia che susciti sensazioni. Sarà poi alla fine vedere se c’è qualcosa da approfondire in questo senso.
La Leggenda è una storia in quattro parti iniziata su Topolino 3497 e quindi è presumibile aspettarsi che termini sul numero 3500, numero da collezione che uscirà peraltro il 21 dicembre per Natale. La cosa l’ha emozionato? Per un attimo la risposta di Marco non è chiara, come se non fosse certo che la storia termini sul 3500 (NdR l’incertezza percepita e non motivata è di chi scrive, anche perché non sarebbe elegante presentare un numero da collezione con puntate di storie in corso) ma prosegue dicendo che le vere emozioni le ha già provate quando gli è stata proposta la storia, quando l’ha preparata un anno e mezzo fa e nel momento in cui l’albo è uscito in edicola.
Riguardo ai colori utilizzati per questa storia, Marco fa il confronto con l’edizione refresh di Topolino e la Spada di Ghiaccio di De Vita, quella uscita pochi mesi fa in versione regular e deluxe. Nonostante sia un’ottima colorazione, non sarebbe stata appropriata alla sua storia a causa del formato ridotto di Topolino, e per questo motivo si è ragionato, in accordo tra Angela Capolupo, Alex Bertani e Cristian Canfailla, per un leggero downgrade cercando di tenere le linee del tratto di Canfailla al di fuori e usando una palette di colori di spunto pittorico ma senza esagerare, anche per non penalizzare le altre storie presenti nello stesso numero. Insomma, non si è partiti con l’obiettivo di farne subito una colorazione per una storia che sarebbe stata pubblicata in volume ma adattarla al settimanale.
A proposito dei disegni, quando Bertani contattò Nucci per proporgli la storia, Marco indicò subito Cristian Canfailla come disegnatore con cui avrebbe voluto realizzare perché ha un tratto che richiama De Vita anche se con una matrice diversa ed elementi che lo differenziano molto, come p.e. gli alberi che disegna. Ma non solo per il tratto: desiderava Canfailla al suo fianco perché era stato un lettore a suo tempo della Spada di Ghiaccio e aveva vissuto quelle emozioni comuni a Nucci. I due sono stati in contatto soprattutto per la corretta resa della recitazione di Pippo, fondamentale in questa storia.
E se non fosse stato possibile avere Canfailla come disegnatore, a quel punto avrebbe richiesto Giorgio Cavazzano, che è il top ed è pure il più veloce!
Nella Leggenda della Spada di Ghiaccio si è persa la memoria degli eventi del passato, in Io sono Macchia Nera un fiore inibisce i ricordi di chi vi entra a contatto, e in Gastone e la solitudine del quadrifoglio e La ballata di John D. Rockerduck, i protagonisti si ritirano dalla società cercando di venire dimenticati. Al pubblico pare che l’amnesia sia un elemento importante per Nucci, quasi un suo marchio di fabbrica. È così? Per Marco il tema della cancellazione dell’esistenza e del passato da parte del cattivo della storia è molto interessante e rappresenta la realtà oscurata e costruita da fake news, un evento che vediamo tutt’oggi attorno a noi. La scomparsa dei ricordi è un tema che fa paura ma fa parte dell’uomo e della sua parte crepuscolare. È un elemento narrativo che può spaventare e va dosato con cura, soprattutto in Disney dove si hanno determinati obblighi e paletti con cui adattare e trovare nuove idee, tipo con Macchia Nera: il personaggio è creepy ma come fargli incutere paura sulle pagine di Topolino? Topolino e l’incubo dell’isola di corallo esiste solo per merito delle restrizioni Disney: è nata così e gli piace molto, anche grazie ai disegni di Casty.
Dal pubblico gli viene chiesto se poteva far fidanzare Gastone con Priscilla (in Gastone e la solitudine del quadrifoglio) o se fossero esistite restrizioni editoriali. La risposta è che, anche se ve ne fossero state, avrebbe dovuto impostare un rapporto pudico e blando – in fondo siamo sempre su Topolino – e quindi è stato meglio non farlo e farlo solo intuire. Non è escluso introdurre elementi nuovi e renderli canonici: in fondo con la direzione Bertani sono stati fatti cambiamenti significativi come l’introduzione di una forte continuity tra le storie.
Per trattare temi un po’ più adulti ci sono altri terreni dove può esprimersi e sfogarsi tipo La Divina Congrega o i romanzi Giunti.
In Disney ci sono linee da seguire e quindi… no, non ci saranno teste rotolanti alla fine della Leggenda della Spada di Ghiaccio (scherza). Però su Topolino si è parlato anche di temi delicati come la morte.
Un altro esempio. Se si racconta di un ladro che di notte ruba una torta a Minni e altri personaggi in un vicolo, in realtà si sta parlando di una violenza, anche se velatamente. Nel campo degli sceneggiatori considera Giancarlo Berardi come uno dei migliori violentatori e non nasconde il desiderio di scrivere per Julia. Alla fine sono chiavi di lettura – il ladro di torte o chi compie violenza – che uno può avvertire anche inconsciamente quando non è palese. L’importante in una storia è che funzioni mentre il suo significato verrà poi. Prendiamo Atro, il cattivo della Leggenda della Spada di Ghiaccio: possiamo considerarlo uno schizofrenico che parla con lo specchio, un soggetto dalla doppia personalità con idee diverse. Ma la dualità è presente anche nei due mondi – Topolinia e l’Argaar – o nello stesso Pippo che è sia se stesso che il cugino di Alf.
Ancora dal pubblico: quindi Topolino si rivolge solo ai bambini o anche agli adulti, che sono comunque una percentuale dei lettori? Per Nucci il pubblico è diversificato ma si deve constatare che in molte storie il target si è alzato, come nella storia di Gastone, di Rockerduck quando sono depressi, o in storie come Topolinia contro (su Topolino 3492, 3493 e 3494, di Alex Bertani, Marco Gervasio e Marco Mazzarello). Però va mantenuto il target sui ragazzi, anche per conquistare nuovi lettori. Esistono storie universalmente belle che sono per ragazzi ma che ci portiamo dietro per tutta la vita, come L’isola del tesoro o La fabbrica di cioccolato.
I romanzi di Edgar Allan Poe come le storie della Spada di Ghiaccio di Massimo De Vita sono piene di ironia ma alla fine tutti le ricordiamo per il tono serio e l’epicità.
Per certo sappiamo che, come ogni storia fantasy che si rispetti seguendo il canone e nella tradizione della Spada di Ghiaccio, Pippo porterà a termine la sua missione grazie agli oggetti che si è portato dietro – il passepartout e il pettirosso Cip in questo caso, lo yo-yo, il big-zip, i dadi da gioco e le figurine degli animali in precedenza – e acquisirà probabilmente un nuovo titolo onorifico nelle terre dell’Argaar.
Vista l’importanza della Spada di Ghiaccio e l’attaccamento da parte del pubblico – soprattutto adulto visto che in fondo parliamo di una storia di 40 anni fa – alla storia di De Vita, la recente storia di Nucci ha il riflettore puntato addosso e sta venendo analizzata puntigliosamente dai lettori della vecchia guardia. Per questo, prima di accomiatarsi dal pubblico gli viene rivolta un’ultima domanda sul destino della spada: come mai nella sua storia si narra che 1000 anni dopo le precedenti avventure la Grande Meteora ha colpito il Picco Inaccessibile, abbattendolo e facendo andare perduta la Spada di Ghiaccio nelle profondità della terra?
Per quello che noi lettori sapevamo da Topolino e il ritorno del “principe delle nebbie” (terzo episodio di De Vita), il Duca degli Elfi spiega ai nostri eroi che un movimento sismico ha fatto sprofondare la spada in una voragine.
Perché questa discrepanza? È voluta? È un errore? Chiaramente Marco non può rispondere ma ci fa riflettere su una cosa: chi lo racconta? In che modo? E come mai nelle storie di De Vita – oltre alla prima – nessuno, neanche Boz o Yor parla mai della spada e l’unico che la cita di sfuggita in una sola frase è il Duca degli Elfi?
Con un crescente interesse al prosieguo dell’avventura, salutiamo e ringraziamo Marco Nucci per il piacevole incontro.
Alcuni dubbi e supposizioni sulla continuity
Chi sta redigendo il resoconto di questo incontro può solo ipotizzare che l’incongruenza sopra descritta sia una scelta narrativa voluta che ci sarà chiarita in seguito e non un’inesattezza. In fondo quella che abbiamo letto è solo la prima parte di quattro.
Nella Leggenda, la notizia del destino della Spada viene dato dal menestrello Lasidor durante il riassunto iniziale e si rifà a vicende la cui memoria è stata cancellata da Atro. Sarebbe troppo strano come errore, anche perché la spada è andata persa in tempi antecedenti al terzo e quarto episodio di De Vita (episodi che non sarebbero avvenuti senza la scomparsa dell’oggetto) e non 1000 anni dopo quelle vicende. A questo punto non possiamo che fare un collegamento con quello che Nucci ha detto riguardo l’amnesia, la realtà oscurata e le fake news, e pensare che dietro a questa versione ci sia un motivo.
Ma possiamo fare solo supposizioni sul concetto della manipolazione dell’informazione e di quanto questa arrivi inesatta, sempre che non si trattino di veniali sviste.
Alcuni esempi.
Yor viene spesso chiamato mago dal piccolo Igor eppure non ha mai dato motivo di essere associato alle arti magiche e la sua scienza è sempre stata più materiale e associata a tecnologie di un passato dimenticato che legata a cose ultraterrene, tanto che è sempre stato definito in precedenza come venerabile, vegliardo, vecchio, saggio, furbo ma mai mago.
Poi. Nel riassunto del menestrello si racconta del Principe delle Nebbie e lo si vede scrutare all’interno di una sfera di cristallo quando in realtà ha sempre usato lo specchio igromatico (che sia un errore grafico di Canfailla?).
Ancora. Riguardo l’invasione da parte del popolo degli Scuri guidati da Atro vengono fornite poche informazioni e non è chiaro il motivo. La conquista di risorse non ancora specificate? La semplice sottomissione di popoli per una mania di onnipotenza? In passato non c’era bisogno di una spiegazione vera e propria perché il Principe delle Nebbie era una forza oscura del male e tanto bastava, però nel caso di Atro avremmo voluto avere qualche informazione in più.
Infine. Viene riportato che con il sortilegio dell’eterno oblio sono stati cancellati i ricordi di tutte le grandi imprese del passato di cui solo Atro e il suo specchio scuro custodiscono memoria. E allora come fa Lasidor a conoscerli e a narrarli? Sempre rifacendoci alle parole di Nucci, si potrebbe ipotizzare per assurdo che Lasidor sia una seconda personalità di Atro o l’impersonificazione dello specchio…
Probabilmente sono tutti dubbi immotivati anche perché stiamo parlando di un fumetto Disney con un target giovanile e non di un trattato di storiografia però questo interesse è giustificato dall’importanza della storia e dall’affetto per le storie di De Vita. In ogni caso, aspettiamo con trepidazione di leggere il resto della storia
NdR successive al presente articolo e alla conclusione di “Topolino e la leggenda della Spada di Ghiaccio” riguardo ai dubbi e supposizioni sulla continuity tra questa storia e le precedenti
ATTENZIONE: possibile presenza di SPOILER
1) Riguardo al destino della Spada di Ghiaccio permane l’incongruenza sul fatto che la Grande Meteora abbia distrutto il Picco Inaccessibile 1000 anni dopo le avventure di Pippo e Topolino e abbia fatto sprofondare la Spada nelle profondità della terra: la Spada è andata persa ben prima – tra la 2ª e la 3ª storia di De Vita e non 1000 anni dopo la 4ª – e la causa è un movimento sismico, come spiegato dal Duca degli Elfi, collegato all’eruzione del vulcano Gherrod vista al termine del “Torneo dell’Argaar”. Lo stesso Yor, all’inizio del “Ritorno del Principe delle Nebbie”, spiega che il movimento tellurico causato dall’eruzione si è propagato fino alle terre del nord (dove sono situati la Valle D’Ombra e il Picco Inaccessibile) e ha fatto tornare in superficie la maschera del Principe delle Nebbie. Il movimento sismico citato dal Duca non può che essere lo stesso ed è questo fenomeno la causa della scomparsa della Spada e non una Grande Meteora. Se proprio vogliamo, la Meteora (la vediamo nel cratere nel 4° capitolo della Leggenda) può anche aver colpito e distrutto il Picco 1000 anni dopo e aver creato un cratere ma la Spada era già andata persa in precedenza in una voragine e i due eventi non sono direttamente collegati. Se la Spada si trova sotto la Meteora è solo per una coincidenza.
2) Nella Leggenda, Yor viene ripetutamente chiamato mago e lui stesso ammette di riuscire a fare ancora un solo incantesimo ma tutto ciò è in contraddizione con quanto narrato nelle precedenti storie: Yor non è mai stato indicato come mago né ha mai eseguito incantesimi, bensì si è sempre avvalso di tecnologie di un lontano passato. Non si tratta quindi di un travisamento o di un ricordo lontano e sbiadito e quindi mal riportato ma di una difformità con quanto precedentemente illustrato.
3) Riguardo allo Specchio Igromatico del Principe delle Nebbie che non viene mostrato al posto di una più banale sfera di cristallo, questo potrebbe non essere considerato un errore perché in fondo viene mostrato con questa foggia nel racconto del menestrello e quindi secondo una sua personale interpretazione di quanto gli è stato narrato da Gunni Helm per tener viva la leggenda.
4) Riguardo a Re Atro non viene aggiunto nulla sul perché si sia mosso per conquistare le terre dell’Argaar.
5) Contrariamente a questo sperato e successo in precedenza, Pippo non riceve un titolo onorifico ma questo potrebbe essere in parte motivato…