Nei due articoli precedenti di questa rubrica ho trattato, seppur in modo differente, il rapporto tra le due arti: cinema e fumetti.
Nel primo articolo ho parlato dei primordi del fumetto e del cinema, nel secondo di un film che è stato ispirato da un racconto che poi ha dato le basi per un fumetto iconico. Stavolta, invece, andiamo su una tangente ancora diversa, ovvero capiamo come il fumetto omaggia il cinema.
Sì, ci sono dei casi in cui si realizza un fumetto ispirandosi ad un film – e questo di Topolino ne è un bellissimo esempio.
Tendenzialmente si usa trasporre il fumetto attraverso il medium cinema (nelle sue varie sottocategorie). Nel caso specifico – senza addentrarci in statistiche che ci porterebbero ad un’analisi diversa rispetto allo scopo iniziale di questo scritto – si parla di Topolino che omaggia Federico Fellini andando a realizzare un fumetto ispirato al film La strada del 1954.
L’onore di mettere la veste grafica a questo impianto celebrativo spetta al maestro Giorgio Cavazzano, coadiuvato alla scrittura da Massimo Marconi. Tutto, però, nasce dall’idea di Vincenzo Mollica.
Sarà lo stesso giornalista a scrivere (nella prefazione del volume cartonato di grandi dimensioni del 2023) che l’idea di omaggiare il maestro riminese con una storia Disney era proprio un suo sogno nel cassetto.
Non è un segreto che il regista fosse un amante della nona arte, in special modo dell’universo disneyano. Come non è un segreto il fatto che Walt Disney fosse un grande ammiratore di Federico Fellini.
Il caso, tra l’altro, volle anche farli incontrare in occasione della premiazione per il premio Oscar al film, avvenuta a Los Angeles, dove lo stesso Disney portò in “tour” a Disneyland sia Fellini che Giulietta Masina.
Il film
La strada è un film del 1954, realizzato in quella fase italiana post guerra mondiale e in bilico tra il Neorealismo e il Cinema del Reale. Parliamo di un’opera che vede come protagonista due personaggi principali attorno al mondo del circo di strada e, soprattutto, della delicata poesia della vita, di rimettersi in gioco e affrontare il senso del tutto attraverso l’arte.
Un film che diventerà iconico, che vincerà premi importanti e che susciterà bellezza nel suo sconfinato bianco & nero.
I protagonisti del film sono: Gelsomina, che viene interpretata da Giulietta Masina, moglie del regista, Zampanò (Anthony Quinn) e il Matto (Richard Basehart).
La pellicola rappresenta al meglio la creatività di Fellini, come atto di inizio di quella che sarà la sua professione cinematografica di spessore.
Federico Fellini è sempre stato affascinato dal mondo del circo, come anche Tullio Pinelli, co-sceneggiatore de La strada assieme al regista romagnolo. Entrambi si sono incrociati nella medesima storia, con lo stesso bisogno di narrare dei vagabondi, di certi giullari che si esibivano in spettacoli in piazza e che viaggiano con difficoltà tra un paese e l’altro.
Parliamo di un film pieno di significati celati, che la semplicità della sua narrazione nasconde bene, lasciando alla spettatore la visione pulita e poco impegnativa. Questo anche rispetto alle future opere del regista che invece avranno un impianto visivo molto complesso.
Il fumetto
Era l’1 settembre 1991 quando due amici – Vincenzo Mollica e Federico Fellini – si recavano presso l’edicola di un paese, Chianciano Terme, per acquistare l’albetto di Topolino n. 1866.
Mollica, che già era a conoscenza di quell’uscita speciale, fece una sorpresa a Federico che, come spesso succedeva, comprava il fumetto di Topolino per godere delle sue avventure.
Così, nel vedere che in copertina c’era scritto “Un omaggio a Federico Fellini – La Strada” ne rimase alquanto colpito.
Questo breve racconto, scritto da Mollica e da me riportato in questo articolo, è per introdurvi il fumetto in questione. Soprattutto nel restituirvi un piccolo ricordo che immagino possa farvi piacere conoscere.
L’edizione che invece prendo in esame per questo scritto è quella del 2023 in versione limitata della Panini Comics, con tanto di serigrafia di Cavazzano in allegato, nel formato 29×38 cm. Una goduria per lo sguardo e i sensi.
Così, con Topolino che omaggia Fellini, si ha una nuova parodia disneyana ma con un plot narrativo differente, proprio perché derivante dal film stesso. Una parodia, questa, che traspone il film non fedelmente, bensì costituisce un vero e proprio omaggio a La Strada.
La “messa in scena” di Marconi e Cavazzano è ben rappresentata, dedicando alla sceneggiatura una parte molto importante dell’opera. Si hanno, infatti, diversi spunti interessanti.
Innanzitutto, come dicevamo, il fumetto non riprende fedelmente il film, vuoi perché la struttura filmica non può essere trasferita pari pari, vuoi perché la scelta adottata è di non trasporlo totalmente in bianco & nero come nel film. Anzi, il colore aggiunto dagli autori dona quel tocco delicato e poetico che difficilmente poteva essere restituito al fumetto.
Così si decide di dividere l’opera in due fasi: la “realtà” dove Fellini e Giulietta vivono la loro quotidianità con la parte a colori e il “sogno”, quando i personaggi Disney entrano in contatto con il regista e i personaggi del film con una variazione monocromatica che rimanda al bianco & nero del film. Ne scaturisce una commistione davvero bella per gli occhi!
L’edizione in questione, quella cartonata, viene comunque “rivista” da Cavazzano rispetto a quella uscita nel 1991, conferendogli quel tocco contemporaneo che impreziosisce tutto il comparto visivo.
Altro e importante stratagemma strutturale è la triplice dimensione in cui Marconi inserisce i personaggi.
L’idea di far interagire i personaggi Disney con i protagonisti del film risulta essere davvero curiosa come intuizione, tanto da portare il regista (all’interno del fumetto) a sognare nel tempo presente e catapultandosi direttamente nel suo set con Topolino, Minnie e Gambadilegno.
Oltre che una triplice dimensione, quindi, anche il meta-fumetto.
Questo omaggio al film, un passeur che rende possibile il “passaggio celebrativo”, diventa una vera e propria chicca nel mondo del fumetto e per gli appassionati lettori Disney.
Ultima nota che mi preme fare in questa fase più critica della trasposizione delle due opere, è la delicata scelta di non rappresentare tutte le scene del film.
Da un lato per via del pubblico a cui è destinato Topolino, dall’altro – seppur meno piacevole – la lunghezza della storia che, per i più onnivori, risulta di poche pagine. Avremmo voluto che Marconi scrivesse molto di più, per avere un’immersione totale come nel film, girovagando per le strade, di giorno come di notte, nelle feste come nei bar, a sentir quel profumo che tanto ci piace.
Fumetto e film restano comunque due opere imprescindibili da leggere e vedere, anzi… prima vedere e poi leggere: non solo perché il film è stato realizzato prima, ma per avere una maggiore familiarità con il fumetto di Topolino.
La Disney omaggerà il regista Fellini con un’altra storia che uscirà più avanti nel tempo rispetto a questa citata nell’articolo, ovvero Topolino e il ritorno della Dolce Vita (…e chissà, magari ne parleremo in questa rubrica).
Per completezza di storia (e di omaggi) Vincenzo Mollica, molti anni dopo l’uscita del n. 1866, commissionerà a Giorgio Cavazzano tre tavole per “chiudere” il racconto iniziato con La Strada, in occasione della mostra dedicata al regista. Il risultato è presente nel volume a edizione limitata preso in esame per questo articolo, che vede i vari personaggi Disney impegnati in una staffetta con l’obiettivo di consegnare l’Oscar al maestro Fellini.
Trasporre un film in un fumetto, come dicevamo sopra, è un avvenimento più raro che comune. Del resto (e questo è un pensiero strettamente personale) si preferisce quando il cinema omaggia il fumetto, perché si ha una struttura visiva e di linguaggio più appropriata. Anche se ciò non toglie quel senso di fascinazione e di piacevolezza nel godere delle opere che ne derivano!
Il fascino della relazione tra le due arti risiede proprio nel loro dialogo.