Breve analisi di Dampyr n. 271 “Gli spettri di Youghal” e n. 272 “Orrore a Hyde Court”
Quando Maud Nightingale arriva a Youghal, piccola città portuale nella contea di Cork, per incontrare il suo vecchio amico Fred Richards quello che spera è di trovarsi di fronte, tuttalpiù, a vecchi fantasmi. Invece, questa doppia avventura di Dampyr, parte come una semplice ghost story per rivelarsi un contorto horror macabro.
I fantasmi di Youghal
La cittadina di Youghal ha una lunga tradizione di storie di fantasmi: come ogni città portuale ha creato, nel tempo, svariate leggende basate sui più disparati avvenimenti accaduti a marinai e cittadini. Eppure Maud non trova nessun riscontro. In vero apprendiamo dall’incipit che la medium qui vi era già stata da ragazza, proprio assieme al (qualcosa di più) amico Fred Richards, ma neanche quella volta gli spiriti del folklore si erano palesati.
Eppure questa volta le persone scompaiono, compaiono e inquietano nella nebbia lungo le rive del del fiume Blackwater. Un po’ troppo per la sola Maud che chiama in suo soccorso Harlan per far luce su queste scomparse.
Dagli spettri ai cannibali
Nonostante una narrazione eccessivamente rallentata da dialoghi spesso troppo prolissi e da una sovrabbondante ricerca di giustificazioni e spiegazioni si arriva ad una piacevole (non per i personaggi) svolta nella trama con lo svelamento dell’identità del pericolo e con una chiusura di albo tanto evocativa quanto horrorifica. Il cliffhanger finale ben predispone quindi alla lettura del secondo albo che ricomincia proprio da qui: dall’incalzante e frenetico orrore del cannibalismo e dei seguaci di Thorke.
La cittadina è infatti stata scelta, causa congeniali faglie del multiverso qui presenti, come nuova base per i Raminghi della Dimensione Nera che intendono rifondare il culto del Dio del cannibalismo dopo la fuga seguita all’intervento di Draka e Co. (Dampyr n.182 e n.183).
Spiegare meno, terrorizzare di più
Come accennato sopra, Mauro Boselli si concede lunghi e dettagliati dialoghi e monologhi non solo per incanalare lo svolgimento dell’indagine ma anche per raccontare quanto sta avvenendo scena per scena, dando voce anche ai pensieri dei personaggi quando questi sono soli e terrorizzati. Eppure in occasioni come queste basterebbe lasciar parlare gli ottimi disegni di Nicola Genzianella che, come al solito, fa un lavoro eccelso sia nel descrivere l’orrore e la violenza sia nel regalarci ampi ed inquietanti scenari della cittadina. Il suo tratto contribuisce egregiamente a incanalare la vicenda verso l’orrore che vuole descrivere sopperendo spesso alle lungaggini dei dialoghi. E quindi la presenza di così tante e prolisse vignette finisce per rallentare l’incedere del climax prima e per smorzarlo nel durante, limando purtroppo non poco il giudizio finale sulla storia.
Eppure l’horror vince e gigioneggia
Va comunque dato merito a Boselli per la scelta di mostrare l’orrore del cannibalismo e della crudeltà dei seguaci di Thorke in tutte le sue forme senza scadere in facili moralismi o cedere ad altrettanto facili manierismi. Ne vengono fuori scene e momenti ottimi e quasi eccessivi, sempre in bilico e sempre al limite. Nelle immagini a corredo di questo articolo ve ne mostriamo alcune pur consapevoli dell’enorme rischio spoiler che ne deriva.
In conclusione, per quanto riconosciamo la necessità di una ricerca di veridicità nelle storie di Dampyr, l’importanza di dover spiegare legami e nessi della continuity e il dare giusto peso a preparazione e svolgimento di una storia, in racconti come questo avremmo preferito godere maggiormente del ritmo dell’azione visto quanto piacevole è stato goderne quando gli si è lasciato il giusto spazio.