Nel nuovo Speciale Dampyr n.18 finalmente Charles Moore, il giovane Dampyr, ha modo di entrare a far parte attiva del mondo dampyriano e delle sue dinamiche.
Breve passo indietro
Nel Dampyr n.162 “Il figlio di Joan” si era finalmente rivelato che Lord Mordha, poco prima della sua morte, aveva generato un figlio con la giovane Joan. Come da prassi il nuovo Dampyr era stato preso prontamente in cura dalle Guardiane della Legge assieme alla madre (questa volta sopravvissuta al parto) e tenuto isolato dalle contaminazioni e influenze delle forze avversarie, quella della Luce e quella del Caos, come pure al riparo dalle eventuali aggressioni dei Maestri della Notte.
Il primo e il più interessato a spezzare l’equilibrio e a intervenire sul giovane Dampyr è proprio un Maestro, il Duca Nergal, in quel momento il rivale principale di Harlan Draka. L’intervento di Harlan impedisce la riuscita dei piani dell’allora Capo della Polizia Segreta dell’Inferno e permette a Chloe, Vivien e Aysha – le Guardiane – di fuggire con la Casa sull’orlo del Mondo lontano dai contendenti.
Dampyr si nasce o si diventa?
Come visto recentemente nella miniserie dedicata alle origini di Harlan, diventare Eroe (un Dampyr in questo caso) è un processo lungo e complicato. Tra accettazione e rifiuto, il tòpos dei superpoteri e delle grandi responsabilità che ne derivano è stato narrato e affrontato (quasi) sempre con lo stesso stile e approccio, seguendo quella semplice linea ben delineata da Propp. Non fa eccezione la maturazione e l’evoluzione che dovrà affrontare il giovane Charles in questa avventura, appena dodicenne, alle prese con le sue prime volte.
Nascosto in Australia dalle tre zie/Guardiane, con Liam e la madre Joan, nella Casa sull’orlo del Mondo dovrà imparare a fare i conti con quella che è la sua natura, in uno dei periodi più delicati per un ragazzo: la preadolescenza.
Da MacGuffin a Eroe il passo non è semplice e Mauro Boselli organizza un lungo e complesso episodio corale volto a non bruciare il battesimo del giovane Charles, disegnando una lenta avventura che si dipana su più campi e più universi.
Da un lato il giovane Charles e la sua amica Kira alle prese con la scoperta e la consapevolezza di sé stessi, dei propri poteri e della loro giovane età.
Dall’altro Lady Nahema, degna sostituta di Nergal, coadiuvata da Vassago e dai Naphidim, pronta a mettere in gioco tutte le pedine del suo complicato piano.
Nel mezzo Harlan Draka che ritorna in Australia, dopo “Il mostro nel Billabong” (Maxi Dampyr n.9), come sempre pronto a correre in soccorso del suo erede. Prima di riuscirci però dovrà attraversare il Temposogno aborigeno. Come già raccontato da Bacilieri su Napoleone ne “Il Labirinto”, il nostro eroe dovrà fare i conti con sé stesso prima di poter comprendere il ruolo da ricoprire con il giovane Dampyr.
In questo vasto teatro l’azione ed il ritmo sono, come detto, lenti e ponderati, utili ad approfondire le emozioni, i piani e le aspettative di ogni personaggio. Ne vengono fuori due filoni narrativi ben distinti che si intrecciano solo nel finale auspicando più complesse conseguenze.
Vi è dunque la riflessione sulla necessità di crescere e di emanciparsi, comune ai personaggi più giovani, e la difficoltà dei loro tutori a lasciarli andare.
Ljuba, Nicholas e Charles condividono la stessa necessità di crescere ed affrontano, seppure in luoghi e momenti diversi, le stesse difficoltà. Ma anche chi è responsabile della loro protezione si vede costretto a dover scegliere come e quanto intervenire, fino a che punto proteggere e quanto spazio lasciare loro.
Una metafora genitoriale, semplice ma necessaria, dopo anni di episodi che finivano sempre con i giovani protagonisti chiusi e protetti tra le mura del Teatro dei Passi Perduti e la Casa sull’orlo del Mondo. E se è vero che il nido va abbandonato, è necessario anche capire cosa ci aspetta fuori. La seconda trama serve proprio a questo: a mostrare i primi fili della tela che Lady Nahema sta tessendo attorno al giovane Dampyr.
Il tutto coadiuvato dai disegni di Dario Viotti che ritrova e ridisegna nuovi scenari pur dovendo tenere presente l’eredità data dalle ambientazioni precedenti. Abbandonate le lande Irlandesi del Donegal (all’epoca disegnate da Luca Rossi) e quelle impervie delle Skellig Michael (illustrate da Michele Cropera), Viotti sceglie di giocare col suo tratto per entrare in sintonia con gli sterminati spazi australiani, concedendo quindi meno all’atmosfera gotica ma più ampio respiro e pulizia a campi larghi e paesaggi.
Le svolte narrative ed i mondi possibili che possono nascere da questa prima vicenda sono molteplici. Se conditi da più azione e da un ritmo più sostenuto, potrebbero fornire un utile bacino di storie e interessanti avventure future.