Davide Barzi sceglie le fredde lande armene come base di partenza per il suo esordio su Dampyr. La città di Gyumri, in Armenia, è però solo una delle tappe del viaggio che porterà i nostri eroi anche in Azerbaigian e Turchia per un’avventura ricca di avvenimenti e personaggi.
Forse anche troppo ricca: una strage nell’orfanotrofio cittadino che risparmia i bambini, un’infermiera doppiogiochista, Michel Dast e Arno Lotsari, i pogrom di Sumgait, due orfani, il Krokodil, favole armene, orde di Non Morti e il Maestro della Notte Queratu.
La complessità del soggetto suggerirebbe una ovvia e naturale deriva in sceneggiatura vista la necessità di comprimere quanto sopra, più Harlan, Tesla e Kurjak, in sole 98 pagine. Eppure, a sorpresa, Davide Barzi riesce sostanzialmente a tenere tutto assieme sacrificando solo pochi passaggi ma conservando un’ottima tensione e un buon ritmo nel racconto.
Non solo: nonostante, come ovvio, molti personaggi siano di puro contorno, quei pochi che meritano attenzione sono fortemente caratterizzati e il pathos, che cresce pian piano tramite i flashback, esplode deciso sul finale.
Frenetico quindi, superficiale talvolta, ma sempre concreto e attento a quegli elementi utili a dare forza ad una storia che, nonostante sia un semplice fill-in, si difende bene e non sfigura nel panorama dampyriano.
Un buon esordio quindi, corroborato dalle incisive e decise matite di Fabiano Ambu che, con il suo tratto marcato, valorizza bene sia le scene più dinamiche che quelle più fantastiche del racconto di Dikobraz e Ovjeta.
Una piacevole sorpresa quindi, con la speranza che possa confermarsi in futuro.