Dal Comicon 2025:
Skull Crusher

Una ciambella di buon disegno intorno ad un buco di trama

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A posteriori, mi rendo conto che il leit-motiv della mia visita al Comicon Napoli 2025 è stato il “manga non manga”. I miei acquisti sono stati tutti fumetti provenienti dalle più diverse parti del globo e ispirati dallo stile del lontano arcipelago orientale e persino l’unico manga vero e proprio, Super String (ne parlerò), è del coreano naturalizzato giapponese Boichi.

Skull Crusher (titolo internazionale, molto più chiaro: I heart Skull Crusher), edito da Edizioni BD, sceneggiato da Josie Campbell, colorato da Angel de Santiago e magistralmente disegnato dal brindisino naturalizzato torinese (immaginatemi in piedi con la manina sul cuore mentre lo dico) Alessio Zonno non si sottrae a questo tema.

I disegni di Zonno sono infatti una sintesi del fumetto d’azione mondiale e laddove nel character design l’influenza orientale si mescola con ispirazioni dai comics americani temperate dalla morbidezza delle recenti generazioni di autori di historietas che dominano le produzioni indie (nel senso di indipendenti, non di autoctoni dell’Amazzonia) e i webcomics, la costruzione della tavola, il senso del ritmo e le gag umoristiche sono indubbiamente debitrici del manga.

Questo stile, chiaramente, si sposa perfettamente con la picaresca avventura post-apocalittica che la nostra protagonista Trini Wastelander intraprende.

Convenientemente orfana in un deserto post-atomico dominato dalla dispotica Queen Mob, Trini è una fanatica tifosa dell’unico gioco trasmesso a livello globale (?), lo Screaming Pain Ball, una sorta di football riadattato con le ben note (a chiunque si intenda un minimo di sport distopici) regole del Blood Bowl o di Speedball: i punti si fanno facendo goal o uccidendo i giocatori avversari.

Di questo sport Trini adora soprattutto Skull Crusher, la prima e imbattibile campionessa, sulle orme della quale si è incamminata con tutto l’entusiasmo della gioventù e ora è pronta ad esordire lei stessa come giocatrice.
Le serve solo una squadra…
Un allenatore…
Un accesso al campionato…

Ma per la iperattiva – ai limiti della dissociazione cognitiva – Trini, questi sono dettagli da risolvere a suon di entusiasmo e mazzate distribuiti entrambi in quantità quasi tossiche, con gran disperazione delle persone che vengono in contatto con questa versione femminile e abbronzata del più classico protagonista shonen.

Purtroppo, come forse avrà intuito il lettore vedendomi parlare prima dei disegni e poi della storia, l’entusiasmo della protagonista, le gag che ne conseguono e gli scontri carichi di fomento, sono proprio solo le uniche altre cose positive che sostengono il valore grafico della storia.

Ma non bastano.

Tutto il resto della narrazione è il festival del luogo comune del manga sportivo post-atomico e basta pensare un attimo a quello che ho detto per sentire il rumore stridente di una contraddizione insanabile: la giovane posse di protagonisti, guidata da un ex allenatore superstar sprofondato e ora recuperato dalle comode e protettive grinfie dell’alcolismo, rafforza la propria fede in sé stessi, nei propri sogni e nel proprio diritto ad agguantare un futuro, gioiosamente massacrando squadre di cattivi macchietta sostenuti da feudatari locali altrettanto monodimensionali. E non ci sono indizi che questa sia una provocazione non-sequitur alla Tank Girl o ispirata agli action amorali della controcultura, Ranxerox tra tutti, in cui i protagonisti “fanno la loro cosa” sostanzialmente ignorando le conseguenze.
No, Trini e compagni crescono in sicurezza, ribadiscono i loro ideali, rafforzano i loro legami, in una parola “maturano”, come se fossero in un altro fumetto.
La relazione tra la loro crescita e le esperienze che vivono nel mondo che ci viene raccontato non è comprensibile.

Ci troviamo quindi di  fronte ad un fumetto che ha un grandissimo potenziale grafico appoggiato su una narrazione che non posso definire altro che “inconsistente” e che, almeno a me, toglie qualsiasi voglia di proseguire.
E questo è un gran peccato.

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Luca Cerutti

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