Comicon Napoli 2025
From Taipei with love

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Lo scorso fine settimana si è svolto il Festival Comicon Napoli 2025, al quale hanno partecipato alcuni redattori di uBC che ce ne parleranno in una serie di articoli.

Al festival era ospite una rappresentanza di autori di fumetto taiwanesi con un’apposita esposizione, patrocinata con la collaborazione delle istituzioni della Repubblica di Cina. Grazie alla collaborazione del loro editore in Italia, la If Edizioni – Toshokan, abbiamo potuto intervistare i due autori presenti in fiera, la giovane Yuzu (ha preferito usare il suo nome d’arte) e il veterano Chien Chia-Cheng.

Da sinistra: Chien Chia-Cheng, la traduttrice Chiara Bartoletti e Yuzu

Innanzitutto grazie per aver trovato la disponibilità in giornate così piene (Chien Chia-Cheng sta ancora finendo il firmacopie e Yuzu avrà appena mezz’ora prima di iniziare il successivo). Vorrei cominciare presentando Yuzu ai nostri lettori e, quindi, chiedendo che percorso ha fatto per diventare autrice di fumetti e quali sono state le sue ispirazioni.

Yuzu con alle spalle le tavole della sua opera “Invitation of Yama”

Yuzu: mi sono laureata ad una scuola di design completando la preparazione necessaria per entrare in quel settore, ma mi sono poi trovata a collaborare con autori di manga (loro stessi, scopro, usano senza problemi questo termine) taiwanesi.
La scena del fumetto taiwanese è sicuramente ampia e interessante ma molto più piccola del Giappone e mi sono resa conto che, così com’ero, avrei avuto possibilità limitate, per cui sono andata in Giappone a studiare ad una Università specializzata.
In Giappone, i miei insegnanti sono stati i primi a chiarire che moltissimi mangaka non facevano corsi per diventare tali e che la cosa più importante era trovare da sé un proprio stile ed una propria ispirazione, ma sicuramente io ho avuto la fortuna di avere da loro e poi dai colleghi taiwanesi molto supporto: grazie a quello sono riuscita a diventare un’autrice.

(Si aggiunge Chien Chia-Cheng che ha terminato la sessione di firme e dediche) Parliamo allora del mercato taiwanese, che in Italia è praticamente sconosciuto. Come si è evoluto, quale tradizione ha e quali tendenze?

Chien Chia-Cheng: se devo pensare a come l’ho visto io, posso dire che dall’infanzia fino ai miei studi universitari (faccio una valutazione e più o meno penso agli ultimi decenni dello scorso secolo) c’era una ovvia, forte influenza giapponese.
Con la possibilità di reperire prodotti di tutto il mondo, le generazioni dopo la mia hanno cominciato a godere di una maggiore varietà, integrando influenze europee, statunitensi e coreane. Sì, probabilmente ora è la Corea ad esercitare la più grande influenza (il riferimento è probabilmente ai “webtoon” che hanno un impatto enorme sulle nuove generazioni grazie alla fruizione pensata per i dispositivi mobili).
Il mercato del fumetto cartaceo sta avendo una contrazione: non abbiamo mai avuto i numeri del Giappone, ma attualmente un volume in prima edizione può aspirare a vendere poche migliaia di copie.

Yuzu: concordo con quanto ha detto Chien Chia-Cheng. Posso sottolineare come agli inizi della scena fumettistica taiwanese, quando avevamo ancora poco spazio, i lettori davano un grande supporto, a volte persino acritico: erano entusiasti, ancora prima che delle opere, dell’idea di un fumetto taiwanese.

Chien Chia-Cheng di fronte alla sua opera “Wind Chaser”

Dal momento che il maestro Chien Chia-Cheng ci ha raggiunti, chiederei anche a lui di raccontare il suo percorso.

Chien Chia-Cheng: in realtà io non ho una formazione da fumettista, all’Università mi sono laureato in Lingue.
Alle superiori, lo ammetto, ero indeciso se seguire le mie inclinazioni artistiche, ma poi la mia famiglia prudentemente decise di avviarmi agli studi di lingue.
Però, una volta laureato, la passione tornò forte e cominciai un percorso di autoformazione, partecipando a workshop e corsi specializzati.
Del resto ero così fin da bambino: la mia prima influenza fu Doraemon che seguivo con avidità e di cui tracopiavo le immagini per poi assemblarle in fumetti da mostrare in famiglia. Nell’adolescenza, invece, il manga che mi influenzò di più fu sicuramente City Hunter.

Dal momento che a breve dovrà lasciarci, devo proprio fare alla maestra Yuzu questa domanda: sono rimasto stupito quando ha parlato della sua formazione da designer che non riesco a far combaciare con il suo stile estremamente pittorico, con ampio uso di tecniche a mano libera e campiture sfumate ottenute, immagino, con china acquerellata. È uno stile che ha sempre avuto o che ha evoluto nel cercare la sua strada come autrice?

Yuzu: in realtà è vero che ho studiato design all’università, ma è bene precisare che agli esami al termine degli studi superiori (tradurrei con “maturità” anche se mi pare di aver capito che si tratti di qualcosa di più articolato) proprio per accedere alle facoltà di disegno ho dovuto dimostrare di padroneggiare sia le varie tecniche pittoriche, sia di essere in grado di progettare un prodotto grafico completo.

(La maestra Yuzu ci lascia per iniziare il firmacopie, dopo mezz’ora di chiacchierata) Rivolgo allora la stessa domanda, ma con prospettiva diversa al maestro Chien Chia-Cheng: il suo stile invece è molto aderente all’esperienza che ha raccontato, le anatomie e le inquadrature molto definite, quasi da animazione d’azione, e le campiture nette con chine piene. Come lo ha evoluto?

Chien Chia-Cheng: nel crearmi uno stile a partire dalle influenze che ho raccontato, la cosa più impegnativa è stata trovare un equilibrio tra quello che interessava a me e quello che voleva il mercato.
Per capire: ho sempre voluto rappresentare personaggi che fossero aderenti a come vedo i miei compatrioti. Ad esempio, consideriamo i tratti del volto: gli occidentali tendono ad avere tratti più affilati, a partire dal naso, mentre i nostri tratti, il nostro naso, tende ad essere in media più tondo.
Però se disegnavo i personaggi così troppo simili a come ci vedevo, capivo che ai lettori non piacevano molto, per cui ho lavorato parecchio a trovare una fisionomia che funzionasse.

Tra i colleghi taiwanesi e i colleghi occidentali, chi nominerebbe per importanza oppure per influenza sul suo stile?

Lo stile di Chen Uen

Chien Chia-Cheng: di Taiwan consiglio sicuramente Chen Uen (presente con tavole all’esposizione), un autore che è pubblicato soprattutto in Giappone e che ha avuto grande successo con il suo stile molto particolare che si ispira alla pittura ad acquerello cinese.
Tra gli occidentali sicuramente Sergio Toppi. Ho avuto occasione di incontrarlo ad Angoulême, dove erano esposte anche le sue tavole e posso dire che, anche se non capivo la lingua, quei disegni mi erano immediatamente comprensibili e sono state di grande ispirazione.

Sono ovviamente estremamente lusingato da questa preferenza e, con un po’ di campanilismo, confido che il viaggio qui a Napoli sia stato gradevole. Posso chiedere se, da questa esperienza in fiera, ci sia qualche cosa di nuovo che ha scoperto del fumetto?

Chien Chia-Cheng: sono state giornate molto impegnate e non ho avuto tempo di girare molto (è una risposta frequente, soprattutto tra gli autori orientali) ma ho comprato Ultramega di James Harren che mi ha sorpreso.
Sono abituato a pensare che il fumetto (usa “manga” in questo caso) occidentale sia molto meno dinamico rispetto al manga giapponese, ma James Harren no: il suo modo di disegnare è estremamente dinamico.

La delicatezza pittorica di Wu Shih Hung

Le mie domande sono finite e considerando anche il tempo che mi avete dedicato, concluderei qui l’intervista… a meno che il maestro Chien Chia-Cheng non abbia qualche cosa da chiedermi.
(Quella che ritenevo essere una sagace battuta viene presa in maniera molto seria e divertita dal maestro Chien Chia-Cheng, che mi trattiene ancora un quarto d’ora per una contro-intervista)

Chien Chia-Cheng: sono arrivato tardi e quindi non so dove viene pubblicata la rivista per cui lavora.
Io: si tratta di una rivista che esiste solo online. Avendo esordito nel 1996 riteniamo di essere una delle più vecchie realtà del web, visto che l’anno prossimo faremo trenta anni (sorriso di assenso). I redattori sono distribuiti su tutta l’Italia, io ad esempio vengo da Torino, al nord.

Chien Chia-Cheng: se viene dal nord, come mai è qui a Napoli?
Io: perchè Napoli è una gran bella città (sorriso di assenso ancora più grande).

Chien Chia-Cheng: posso chiedere che immagine ha di Taiwan?
Io: ad essere sincero ammetto che c’è ancora molta ignoranza sul fumetto d’oriente, quindi io per primo devo dire che non avrei mai saputo dell’esistenza di una scena fumettistica taiwanese, non fosse stato per questa esposizione.

Chien Chia-Cheng: sì, ma intendevo dire, proprio della mia isola.
Io (imbarazzato): ammetto di essere ancora più ignorante, conosco i dati geografici minimi e i fatti di politica internazionale più recenti, ma praticamente nient’altro (sorriso di assenso… o forse comprensivo).

Chien Chia-Cheng: e qual è il suo mangaka preferito?
Io (qua vado sul sicuro, anche se solo retrospettivamente realizzo che quasi sicuramente intendeva “fumettista” a livello globale): Hiromu Arakawa.
(Segue un attimo di incertezza dovuto al fatto che la mia pronuncia è chiaramente sbagliata o comunque diversa da quella usata da loro, ma grazie a Google riusciamo a intenderci)

L’intervista si chiude in maniera estremamente rilassata con scambio di ringraziamenti e auguri.

Ringraziamo gli autori, la traduttrice Chiara Bartoletti e Federico Monti, Responsabile logistica e distribuzione per If Edizioni e Toshokan, per aver reso possibile l’intervista.

Luca Cerutti

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