
Proprio sei mesi fa, con il n.314 della serie (Myrna: benvenuti a Springville), avevamo assistito all’ultimo incontro tra la criminologa Julia Kendall e la serial killer Myrna Harrod. Una storia ben architettata dalla coppia Giancarlo Berardi + Maurizio Mantero e disegnata da una delle colonne portanti della serie, Steve Boraley. L’avventura del n.314 non aveva portato a particolari sconvolgimenti, se non alla creazione di una nuova coppia composta da Myrna e la giovane Ellen, ex suora fuggita da un convento in cui aveva incontrato la Harrod.
Con il n.320 (Myrna: a muso duro) uscito il 2 maggio Berardi, Mantero & Boraley tornano a mostrarci un nuovo capitolo nella storia tra le due protagoniste.
In questa seconda parte Boraley, come era avvenuto nel n.314, sembra dare più dinamismo a Julia e Myrna trascurando un po’ i comprimari, rendendoli meno fluidi e un tantino rigidi (limitando un po’ la ricchezza anche negli sfondi di alcune tavole, soprattutto quelle ambientate negli spazi chiusi).
Il gioco di parallelismi continui rappresenta una caratteristica di questa storia: da una parte c’è Julia, sempre più alle prese con incertezze interiori dovute alla sua attuale relazione a distanza con Ettore (quanto potrà durare? Quali basi possono essere costruite su questo tipo di relazione? Fino a quando la nonna di Julia avrà bisogno di lei? Ettore potrà trasferirsi da lei nonostante la presenza della figlia Francesca? Quando potranno i due vivere finalmente insieme?) e la sua volontà di dare la caccia alla Harrod, le cui ultime tracce conducono la criminologa a Springville.

Dall’altra parte vediamo Myrna, di nuovo in coppia con la giovane Ellen. Il rapporto tra le due è quello che intercorre tra una madre e una figlia. Nella prima parte della storia le due donne cercano un nuovo futuro dopo gli eventi accorsi nel n.314: fuggire da Springville e trovare una nuova sistemazione è la prima necessità.
Proprio questi parallelismi tra Julia e Myrna ci fanno vedere come le due antagoniste si siano evolute: è quasi un rovesciamento dei ruoli. Julia pare più insicura e tormentata, mentre Myrna sembra più salda, determinata e meno in balia delle sue ossessioni omicide.
Novità, che ormai accompagna le avventure della Harrod da qualche numero, è la tecnica della narrazione esterna che Berardi fa svolgere anche alla serial killer di Garden City. Non è più soltanto Julia a narrare le sue avventure, tramite la classica didascalia con caratteri in corsivo: adesso c’è anche Myrna che ha deciso di scrivere un libro di “memorie” per raccontare, analizzare a fondo la sua psiche e svolgere anche la funzione di narratrice esterna per noi lettori (nota: la didascalia, quando si tratta di leggere la sua storia, è in stampatello minuscolo come da grafia al computer).
Quasi alla fine della prima parte della storia ecco che l’intreccio architettato da Berardi & Mantero subisce il primo scossone: il viaggio che intraprendono Myrna ed Ellen (su un’auto rubata, ovviamente) si interrompe per via di una foratura. Arriva in apparente soccorso un gruppo di giovani volenterosi aiutanti: in realtà sono anch’essi dei criminali (un po’ come la Harrod) che si divertono ad abusare delle due donne. Stavolta Myrna, quasi protettiva nei confronti di Ellen, non riesce ad avere la meglio e pure lei subisce le violenze da parte della banda di ragazzi, per poi risvegliarsi in un ospedale.

Questo risveglio della Harrod è ben figurato da Cristiano Spadoni in una delle copertine maggiormente incisive della sua intera produzione sulla serie mensile di Julia. L’abile disegnatore ci mostra in un’unica immagine due momenti distinti della storia di questo mese: in primo piano c’è infatti la Harrod, ferita nel volto, con lividi intorno agli occhi e sangue sulle labbra; ha i capelli sciolti e impugna nella mano destra un coltello (il suo arnese preferito), sguardo fisso verso il lettore. Lo sfondo è di colore rosso e notiamo come ai due lati della copertina ci sono due filari di abeti. In secondo piano, i fari di una macchina illuminano la scena: alla guida c’è Julia alle prese con la sua più importante ossessione: Myrna. Proprio durante la storia la Kendall sarà alle prese con un’esperienza onirica che la vedrà a bordo della sua auto in una statale attorniata dai boschi con tante persone in mezzo alla strada, che non sono nient’altro che proiezioni delle vittime, ferite a morte, che si è lasciata dietro la Harrod.
E sarà proprio quel risveglio – stampato con determinatezza nello sguardo di Myrna perfettamente disegnato da Spadoni – che sarà il filo conduttore della seconda parte della storia. Myrna torna: più determinata che mai. Vuole tornare ad uccidere: sadica, senza pietà, pazza. Alla fine, Myrna si vendicherà sul gruppo di giovani che ha abusato di lei e di Ellen, lasciando tracce più che evidenti alle autorità: cinque vittime, di cui due decapitate, una evirata, una accecata e una bruciata e crocifissa.
Sempre sulla copertina, va sottolineato come quell’incontro immaginato da Spadoni sia solo un’illusione anche in questo nuovo capitolo. La Kendall riavvolge il nastro del n.314 andando ad indagare sulle persone che hanno visto e interagito con la Harrod e la giovane Ellen nella loro breve presenza a Springville. Così la vediamo a dialogare con lo sceriffo e poi con la dottoressa – quest’ultima una delle tante “vittime” risparmiate da Myrna e con la quale era entrata in profonda sintonia. Tutta un’indagine che, tassello dopo tassello solo apparentemente avvicina Julia alla sua rivale. Le due si sfiorano, si pensano. Una è l’antitesi dell’altra. E poi una domanda sorge spontanea alla criminologa: perché, quando si tratta di dare la caccia a Myrna Harrod, ha come la sensazione che qualcosa di più profondo la attanagli? Qualcosa di più della semplice adrenalina ben distribuita nei ruoli definiti tra criminologa vs serial killer. E se ci fosse del sentimento anche per Julia nei confronti di Myrna? Non è che per caso, come avviene con tutti i personaggi, l’esistenza stessa di Myrna in giro per l’America, sempre in fuga, sia la spinta propulsiva che dà quasi una ragione di esistere a Julia Kendall?
Le risposte in un prossimo capitolo che leggeremo in futuro.