Una storia dove non ci sono mondi da salvare, enigmi da svelare o assassini da scovare: giusto due giorni ordinari (il sottotitolo è Quarante-huit heures dans la vie d’Ava Gardner) di una donna straordinaria, Ava Gardner, colta al sommo della gloria durante la promozione brasiliana de La contessa scalza (The Barefoot Contessa, Joseph Mankiewicz, 1954).
Certo, non mancano i paparazzi, gli sguardi predatori, la critica di Hollywood, gli intrallazzi orditi dai soliti ruffiani e pure da rivoluzionari amatori, né la fatica (più che i capricci) della star. Ma è nel ritrarre una giovane donna abbandonata, la diva a piedi nudi che condivide la carretta e il rhum di un vecchietto indigente che sta tutta la bontà – e la maestria – del racconto orchestrato da Emilio Ruiz (nulla di suo è pubblicato in Italia).
Una quotidianità che probabilmente non sarebbe stata raggiunta senza i disegni di Ana Miralles, il cui tratto può essere apprezzato dal lettore italiano grazie alla serie Djinn (Alessandro Editore, 2002-2017). Il segno e gli acquarelli fanno ricordare il compianto André Juillard del quale la disegnatrice, se non possiede la sintesi, ha appreso la lezione: nella pacatezza cromatica, nelle inquadrature controllate anche nei momenti più concitati, nella centralità della figura umana.
Il tono è dato sin dai risvolti di copertina, in cui una vignetta ingigantita ritrae un uomo e una donna mentre camminano sul lungomare, lei che gli tiene il braccio, i riflessi notturni delle cancellate come tasti di un pianoforte ai loro piedi. Cento pagine che sono una boccata d’aria fresca, come quelle di Ava nel mare di Rio.