Tiburce Oger, sceneggiatore pressoché sconosciuto in Italia (Edizioni Di e il Grifo hanno pubblicato vent’anni fa quattro di undici volumi della sua saga fantasy Gorn, iniziata nel 1992 e conclusasi nel 2008), ha definito un azzardo l’idea alla base della serie di one shot di cui Gunmen of the West fa parte e della cui riuscita non era affatto sicuro: affidare a diversi disegnatori i capitoli di una storia racchiusa da un racconto-cornice.
Di che far sorridere ogni zagoriano, basti pensare a I racconti di Darkwood… Ma, come spiegato recentemente da Marco Gremignai, da una parte all’altra delle Alpi il modello editoriale è sensibilmente differente.
Il successo ha spinto Oger a continuare la serie con cadenza annuale: al primo volume dedicato al selvaggio Ovest (Go West Young Man, 2021), ne è seguito un secondo sul tragico destino degli Indiani (Indians!, 2022), sino all’attuale Gunmen of the West sulla figura del pistolero (tutti i volumi sono in edizione a colori e in un formato da collezione più grande in bianco e nero, altra differenza sostanziale rispetto al mercato italiano).
Se la narrazione ricorderà al lettore la sensibilità letteraria della Storia del West di Gino D’Antonio e di Ken Parker, la parte grafica è affidata a star affermate e giovani talentuosi. Spicca su tutti – preferenza personale – Paul Gastine, il cui segno, giunto a maturità con il western Jusqu’au dernier (2019, testi di Jérôme Félix), è di un classicismo talmente moderno da far venire voglia di acquistare qualsiasi volume in cui ci sia il suo contributo.