1985: sul n° 19 della XI annata di Lanciostory inizia un nuovo inserto tuttocolore da raccogliere, intitolato Jeremiah, prima serie da autore completo del famoso disegnatore Hermann – già visto all’opera, in coppia con Greg, per Comanche e anche per Bernard Prince. La storia inizia in modo magistrale: in un’unica tavola muta appaiono in sequenza proteste razziali, scontri, intervento dell’esercito, uno scenario di cupa desolazione e, infine, la natura che prende il sopravvento sulle rovine. Che si tratti di uno scenario post-apocalittico lo scopriremo in seguito, con bande di predoni che seminano il terrore presso le piccole comunità che stanno tentando di ricostituirsi, a partire da quella cui appartiene il giovane protagonista.
A proposito di questo suo esordio da autore completo, Hermann dichiarerà in séguito di essersi ispirato a Diluvio di fuoco (romanzo post-apocalittico di René Barjavel), oltre a essere influenzato dal lungo sodalizio con Greg, al punto da affermare che “trovai più rassicurante mantenere un minimo di ambientazione western“.
L’inserto tuttocolore raccoglie le prime dieci avventure di Jeremiah e si conclude nel n° 46 dello stesso anno. Si tratta delle storie pubblicate fino a quel momento in Francia dalle case editrici Fleurus e Novedi (cui subentrerà Dupuis dal 1988 fino ai giorni nostri), ma diversamente da altre BD pubblicate in quel periodo – e di cui abbiamo parlato negli articoli precedenti di questa rubrica – Lanciostory presenterà tutti i nuovi albi di Jeremiah negli anni seguenti, spesso a pochi mesi dalla pubblicazione originale: segno del grande successo che quell’inserto raccolse presso il pubblico italiano, grazie alla pubblicazione così serrata e anche alla colorazione integrale che valorizzano il peculiare tratto di Hermann, che raggiunge in questa serie la sua definitiva maturità.
L’autore belga si rivela inoltre un ottimo sceneggiatore, con storie avvincenti basate sulla totale imprevedibilità di questa umanità sbandata e sulle strane creature mutanti (talvolta letali, ma molto più spesso grottesche e dolenti) che popolano questo scenario post-apocalittico senza spiegazioni di sorta: è questo il punto di forza della serie, insieme – naturalmente – all’amicizia tra il protagonista e Kurdy Malloy, un avventuriero che salva il giovane e ingenuo Jeremiah nel primo episodio per poi costituire una coppia perfettamente assortita.
Certo, con il passare degli anni non sono mancate alcune storie meno convincenti, come accade in tutte le pubblicazioni “seriali” – e Jeremiah, con i suoi 38 albi pubblicati a cadenza quasi annuale dal 1979 a oggi, rientra appieno in questa categoria. L’ultimo episodio in particolare – Tu piges? (settembre 2020) – ha raccolto recensioni ben poco positive ma Hermann, nonostante l’età (classe 1938…) non sembra ancora intenzionato a mettere la parola “fine” alla serie.
Tornando all’inserto del 1985, ricordo ancora le emozioni che mi suscitarono molte di quelle prime dieci storie: la geniale Una cavia per l’eternità (in cui appare per la prima volta l’ambiguo Stonebridge, uno dei personaggi ricorrenti più amati dal pubblico), l’angosciante La setta ma soprattutto l’ottavo episodio, Acque infuriate, con l’amicizia tra Jeremiah e Kurdy che finisce in frantumi a causa del rapimento di Lena: secondo le sue stesse parole, Hermann non aveva previsto né che Jeremiah si innamorasse di Lena né che litigasse con Kurdy, ma “ci sono come degli elementi imprevisti che arrivano nel corso di una sceneggiatura, delle pulsioni dalle quali mi lascio guidare passo dopo passo“.
Lena apparirà anche nelle due storie successive, fino a quando – proprio nell’ultimo episodio dell’inserto – Jeremiah dovrà scegliere tra lei e Kurdy, con l’amicizia che prevale sull’amore: un finale perfetto per una serie tuttocolore da raccogliere, conservare e rileggere ancora oggi.
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